«Etciù».
Quel suono acuto, sintomo inequivocabile della malattia che, data la stagione, stava colpendo sempre più studenti, risuonò forte nella Sala Grande, reiterando uno spettacolo che si stava consumando da ormai più di un'ora:
Hermione Granger starnutì, per l'ennesima volta.
Neville Paciock si pulì la mano dal moccio, per l'ennesima volta.
Calì Patil lanciò alla sua compagna di Casa un'occhiata disgustata, per l'ennesima volta.
Ginny Weasley guardò l'amica, e, per l'ennesima volta, domandò: «Sei sicura di non voler andare in Infermeria?».
Hermione Granger annuì, per l'ennesima volta. «Ddo beniddimo» disse con decisione. «E non poddo daltare leziodi» precisò con pedanteria. Per qualche minuto, regnò il silenzio più totale. I quattro Grifondoro tornarono alle proprie occupazioni: Hermione continuò a sorseggiare lentamente la sua tazza di tè bollente, leggendo il libro di Aritmanzia; Neville continuò a lanciare occhiate desiderose verso il tavolo dei Tassorosso; Calì continuò a puntare la bacchetta sulle unghie, colorandole di un vispo rosa shocking che avrebbe fatto invidia persino alla Umbridge; Ginny continuò a ripassare complicati schemi tecnici di Quidditch. La Sala Grande fu riempita, per tre lunghissimi e piacevolissimi minuti, solamente dal rumoroso tintinnare delle posate sui piatti, e dal chiacchiericcio allegro degli studenti di Hogwarts.
Almeno fino a quando uno starnuto non riecheggiò nell'aria, per l'ennesima volta.
Ginny Weasley alzò gli occhi al cielo. Quella simpatica scenetta si era già ripetuta troppo a lungo, e lei era sfinita ed esasperata – per non dire curiosa.
Quella mattina, infatti, la sua migliore amica si era presentata a colazione con il naso rosso come un peperone, un pessimo raffreddore e una febbre da cavallo. Quest'ultima era stata prontamente guarita dalla solita genialità di Hermione, che per la seconda volta aveva trovato estremamente utili i Fondenti Febbricitanti dei Tiri Vispi Weasley: una volta morsa l'estremità giusta, la temperatura si era immediatamente abbassata. Ciò non le aveva, però, evitato la dose infinita di starnuti che aveva riversato sulla mano destra di Neville, seduto al suo fianco e troppo occupato a guardare Hannah Abbott per nausearsi di quel muco.
La cosa che più incuriosiva Ginny Weasley, tuttavia, non era tanto il raffreddore di Hermione Granger, quanto piuttosto il destino, che aveva voluto che la sua migliore amica si ammalasse esattamente in contemporanea con nientemento che Draco Malfoy, per un curiosissimo caso. E difatti, l'ultimo starnuto era proprio il suo.
Ma Hermione finse di non averlo sentito, per l'ennesima volta.
Neville guardò il tavolo dei Tassorosso, per l'ennesima volta.
Calì sospirò, per l'ennesima volta.
E allora Ginny sbuffò, per l'ennesima volta.
«Etciù».
Draco starnutì, e aggrottò la fronte, evidentemente infastidito; si strofinò la punta del naso, lanciando un'occhiata torva a Theodore che sogghignò divertito.
«Dda' ziddo» sibilò il giovane tra i denti, osservando l'amico, che cercava di trattenere le risate tra i denti.
«Sei un idiota» Alla fine, lui non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere, coprendo in tal modo lo starnuto della Granger. Lei e Draco non facevano altro che alternarsi, da quando era cominciata la colazione, e Theo, che conosceva perfettamente il motivo di quell'improvvisa influenza, non aveva fatto altro che ridere, trovando profondamente divertente quella singolare scenetta.
«Ne è valda la pena, Nodd» dichiarò Draco con tono solenne, sorseggiando in modo serafico il suo Whisky delle otto e trenta.
«Lo so» Theodore annuì gravemente, con l'aria di chi la sapeva lunga. L'amico sgranò gli occhi e lo guardò con la bocca spalancata.
«Di avevo deddo niende Legilimaddia dulla mia donna» protestò lui, sbattendo sul tavolo il bicchiere.
«Infatti non la sto usando sulla tua donna» Theodore si vestì di un adorabile sorriso, e lanciò un'occhiata allusiva e affabile all'amico, che sbuffò, e si alzò in piedi.
«Buoda leziode» Draco gli lanciò un'occhiata di superiorità, e ghignò. L'altro si incupì immediatamente.
«Dì la verità: l'hai fatto apposta. Te la sei scopata sulla neve in previsione di questo momento» lo accusò Theodore, incrociando le braccia. «Sei sicuro di voler andare in Infemeria?» domandò, appellandosi a quell'ultima speranza. Draco annuì vigorosamente, sinceramente soddisfatto del repentino cambio d'umore dell'amico.
«Dod vedo l'ora di daldare le leziodi» annunciò, prima di starnutire. Per l'ennesima volta.
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IL FANTE DI PICCHE E LA DAMA DI CUORI
FanfictionQuesta è una storia scritta da Eloise_Hawkins. E' una ff che ho trovato su Efp fanfiction e volevo trascriverla qui. Link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=806487&i=1 Le testate dei giornali erano dedicate a Harry Potter, ancora una volta...