Capitolo 28. Insieme parte 1

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E lei scivolò sopra di lui, e guardandolo con malizia si fece penetrare, muovendo il bacino con un ritmo tutto suo che lo fece gemere di piacere. Poteva anche morire in quel momento, non gli sarebbe importato; il suo calore era talmente inebriante da rendere i suoi pensieri torbidi e confusi. Sentiva che l'apice del piacere era vicino, e un calore familiare e travolgente cominciò ad avvolgerlo. Proprio quando avvertiva quella dolcissima tensione raggiungere il livello massimo di sopportazione...
... avvertì il gelo avvolgergli le membra. E allora, Draco si svegliò – completamente zuppo. Lanciò un urlo di stizza e fastidio talmente forte, che probabilmente anche gli studenti Grifondoro riuscirono a sentirlo, domandandosi, se Gazza non avesse deciso di ignorare il divieto della preside e rispolverare le vecchie torture che lui tanto amava.
«Ma che...?» Il ragazzo si scostò i capelli fradici dal volto, sollevando con due dita le lenzuola verde smeraldo, altrettanto bagnate, sul volto un'espressione schifata. Dopo la prima confusione iniziale, Draco riuscì a mettere a fuoco il dormitorio, riemergere dalle tenebre del sogno e posare gli occhi sul suo migliore amico, in piedi davanti a lui, a sghignazzare con una smorfia decisamente troppo divertita sul volto.
«A giudicare dal sorriso idiota che avevi in faccia, e da...» gli occhi di Theo dardeggiarono per un istante verso l'inguine di Draco, per sua fortuna ancora coperto dalle lenzuola; il suo desiderio era comunque perfettamente evidente, tanto che l'amico ridacchiò divertito «... la stavi sognando. E doveva essere un sogno niente male» considerò con un ghigno ironico sul volto. Aveva ancora la bacchetta tra le dita, e lo fissava con ostinazione, senza alcuna discrezione o ombra di rimorso sul volto, per il modo in cui l'aveva svegliato.
«Grazie per averlo interrotto, allora» borbottò Draco con la bocca ancora impastata dal sonno.
«Ma non ti basta la realtà?» Theodore, a quanto pareva, non aveva intenzione di mollare, e sembrava, anzi, del tutto deciso non solo a infierire, ma anche a scoprire l'arcano. L'amico grugnì, ma non rispose. Si gettò nuovamente all'indietro, chiudendo gli occhi e abbandonandosi ancora una volta al sonno. O almeno, era quello che sperava.
«La lezione di Trasfigurazione è tra mezz'ora» gli ricordò il suo compagno di dormitorio.
Speranza vana.
«Cosa?» Draco trasalì, e scalciò le coperte. Balzò in piedi, gli occhi ancora appannati, e la testa che girava leggermente per la stanchezza. Mentre Theodore lo guardava con un ghigno sulle labbra, il giovane Serpeverde si vestì in tutta fretta.
«Bè, avevi un'espressione talmente beata che ho aspettato un po', prima di svegliarti» buttò lì l'amico, mentre lo osservava, appoggiato alla colonna del baldacchino, le braccia conserte e un'espressione divertita sul volto.
«Davvero divertente, Nott. La prossima volta svegliami con uno scrollatina, come la gente normale. L'acqua gelida di prima mattina non è il massimo» sbuffò l'altro, finendo di abbottonarsi la camicia, e gettandosi sulle spalle il maglione verde e argento. Si sedette sul letto e si infilò rapidamente le scarpe, allacciandole alla bell'e meglio.
«L'avrei fatto, se tu non avessi avuto quel mostro sotto le lenzuola. Temevo che mi scambiassi per lei» Theodore aveva un'evidente predilezione per il teatro; o almeno, un talento non indifferente per la recitazione – dote in effetti comune a gran parte dei Serpeverde, pensò Draco. L'espressione profondamente preoccupata che si dipinse sul volto dell'amico aveva un che di comico, e, insieme, grottesco, ma era palesemente falsa.
«Sei disgustoso» replicò il giovane, che tuttavia non potè esimersi dal ghignare. L'altro imitò quella smorfia divertita.
«Ritengo di essere comunque meglio della Granger» lo avvertì. Si piegò verso il suo baule, sul quale erano poggiati una tazza di succo di zucca e un croissant alla marmellata. Li porse all'amico, mentre questo inarcava le sopracciglia, scettico.
«Ho i miei dubbi» replicò infatti Draco, ringraziando con un cenno del capo per quella premura. Theodore emise una bassa risata, e scosse il capo.
«Muoviti, o facciamo tardi, fiorellino» concluse quest'ultimo, cominciando ad incamminarsi verso la porta con un ghigno sul volto. Draco, il croissant in bocca e la tazza nella mano destra, aggrottò le sopracciglia, profondamente offeso da quel bislacco insulto, che minava seriamente alla sua virilità. Solo facendo qualche passo verso la porta, riuscì a intuire il motivo di quel nomignolo affibiatogli dall'amico: bastò un movimento, perché una ventata di una fragranza dolcissima gli investisse le narici. Con un sorriso, Draco si rese conto che il profumo del bagno di quella notte, non era ancora sparito.

IL FANTE DI PICCHE E LA DAMA DI CUORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora