Capitolo 11. Correre

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Hermione correva a perdifiato lungo una via secondaria del villaggio, la bacchetta stretta in mano e gli occhi riempiti dall'immagine di quelle fiamme che stavano divorando una casupola a parecchi metri da lei. Attorno alla ragazza rilucevano, nel buio di quella sera inquietante, rapidi e precisi lampi guizzanti, Maledizioni e Fatture che, per fortuna, non riuscivano a colpirla. Di tanto in tanto, Hermione si girava, lanciando un Incantesimo con potente precisione, sebbene raramente riuscisse a colpire una delle figure incappucciate che la stavano inseguendo, data la ridotta visuale di quella posizione.
Quando lei e Draco avevano visto il Marchio Nero brillare nel cielo scuro della notte si erano fiondati verso il villaggio, e una volta giunti al limitare di esso si erano trovati separati da una Maledizione lanciata in modo del tutto inaspettato. Avevano preso strade diverse, e ora Hermione non avrebbe saputo dire da quanto tempo stava correndo, inseguita dai Mangiamorte e dalle loro Maledizioni. Era stata un'idea talmente stupida, così sciocca: come aveva potuto pensare di farcela da solo contro di loro? Aveva già dimenticato, dopo soli due mesi di pace, cosa significa l'angoscia di uno scontro? Tanto da cercarne un altro? Stupida, stupida, stupida.
Un incantesimo le sfiorò un ricciolo e le filò accanto, producendo un fischio inquietante che la fece tremare di paura. Accelerò l'andatura, voltandosi appena e lanciando dietro di sé una Fattura Pungente che colpì in pieno viso un Mangiamorte: sentì il suo urlo di protesta e dolore, e con la coda dell'occhio lo vide incespicare e cadere. I suoi compagni, adirati dalla sua mossa, scavalcarono il suo corpo e cercarono di raggiungere, in una corsa rapida e vendicativa, la ragazza, parecchi metri più avanti rispetto a loro.
Hermione superò una casa semi-distrutta, da cui provenivano disperate urla di terrore che le strinsero il cuore in una morsa di paura e compassione, e imboccò una via secondaria, senza minimamente rallentare il passo. Tuttavia, la sua corsa fu improvvisamente bloccata dal forte impatto contro un corpo muscoloso e caldo. Probabilmente, sarebbe caduta se quest'ultimo non l'avesse sorretta tra le braccia, stringendola in modo quasi possessivo. Prima che il pensiero della fine – stupida, ti sei fatta catturare in un modo così stupido, sei finita dritta tra le braccia del nemico – la potesse anche solo sfiorare, avvertì una mano morbida e sudata stringere le sue dita e trascinarla con sé, in una nuova corsa. Riuscì a vedere, in un attimo che le sembrò durare un'eternità, i suoi occhi grigi che le gridavano mute parole di conforto, prima di ricominciare a correre, stavolta insieme, in quella fuga che non aveva un senso.
Avrebbero dovuti affrontarli, era questo il piano. Ma in quel momento la paura aveva avuto la meglio sulla lucidità, e a loro non rimaneva altro da fare se non fuggire dalla morte. Avvertivano la presenza di diverse figure incappucciate, dietro di loro e intorno a loro, che li inseguivano urlando loro parole crude. La loro corsa terminò davanti a un muro invalicabile che mise fine anche alle loro speranze di salvezza.
Erano finiti in trappola: accerchiati da circa una decina di Mangiamorte, sembravano non avere scampo.
«Guarda, guarda» una voce che sembrava un ringhio spezzò il silenzio teso che si era creato, rotto solamente dai crepiti della fiamme lontane, che avvolgevano una casa distante chilometri, e dalle urla di terrore degli abitanti di Godric's Hollow. «Draco, da quando ti accompagni a certa plebaglia?» Una risata simile a un latrato crudele, poi quel commento sprezzante: «I Malfoy sono proprio caduti in basso» Seguì un'ilarità generale, delle risate che non sapeva affatto di allegria; avevano, invece, il sapore di una follia dilagante e spaventosa.
A quelle parole, Draco fece per levare la bacchetta contro Greyback, il viso contratto dalla rabbia e gli occhi luccicanti di una furia che Hermione cercò di frenare. Prima che il suo braccio scattasse verso l'alto, lei gli afferrò il polso e lo strinse così da bloccarlo. Malfoy le lanciò un'occhiata torva, e con un fremito di collera si quietò: attaccare per primi, in quel momento, si sarebbe potuto rivelare fatale.
«Draco, non dirmi che prendi ordini da una femminuccia» cinguettò allegramente Rodolphus Lestrange: sembrava spaventosamente simile alla sua ormai defunta compagna, empio di quella pazzia che aveva accompagnato la moglie fino alla fine. E forse, adesso che se n'era andata, aveva trasportato quella follia in lui, perché potesse continuare con le crudeltà che lei non avrebbe più potuto compiere; o, più semplicemente, il dolore l'aveva reso squilibrato tanto quanto Bellatrix – e qualcun altro che in condizioni normali con i Mangiamorte non avrebbe dovuto avere nulla a che fare.
«Una Mezzosangue, per di più» ruggì Greyback, come se fosse quello il crimine peggiore di cui si era appena macchiato il ragazzo. Draco ed Hermione rimasero in silenzio. Uno era troppo spaventato per poter reagire: aveva vissuto a lungo con quegli uomini, e aveva imparato a conoscerne la crudeltà e la pazzia; aveva imparato a temerli. E ora, atterrito da quella vendetta che si aspettava, non riusciva a reagire. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, quando ogni giorno era angoscia; persino la sua forzata prigionia era meglio di quei momenti. L'altra, invece, stava cercando di elaborare un piano per uscire da quella situazione: mantenendo la calma e il sangue freddo che più volte l'avevano salvata in quelle situazioni, tentava di trovare il punto debole di quella cerchia di nemici.
C'era Avery, davanti al gruppo, in testa a tutti, l'espressione superba e vittoriosa sul volto; e Macnair, che si guardava furtivamente intorno, apparentemente spaventato, probabilmente domandandosi per quale motivo il Ministero avesse mandato due ragazzini a fare il lavoro degli adulti; e Yaxley, che la fissava con astio, una sfida esplicitata nello sguardo severo e crudele; e Rowle, che invece voleva vendicare l'offesa subita da Draco quando lui l'aveva torturato, nonostante fosse stato solo un ordine del Signore Oscuro e lui non volesse davvero farlo; e Rookwood, in silenzio dietro il loro capo, incapace forse di parlare ma non di uccidere, e lo sapeva bene la famiglia Weasley, ora orfana di un figlio; e Rodolphus Lestrange, dallo sguardo folle almeno quanto quello della moglie – Hermione fu scossa da un brivido al ricordo di quegli occhi neri e delle torture da lei subite – accanto al fratello Rabastan, così simile a lui, persino in quella punta di pazzia, che in fondo accomunava tutti quegli uomini; e Tiger, convinto di poter vendicare la morte del figlio, e Goyle con lui, che seguiva solo per stupidità e incapacità di pensiero quella cerchia di empi; e Selwyn e Travers, insieme anche in quell'impresa folle; e Greyback, il muso malvagio contratto in una smorfia di tronfio compiacimento.
«Suvvia, sono certo che abbiamo frainteso tutto» intervenne una terza voce. Hermione lo riconobbe subito: l'aveva visto anni prima, durante la battaglia all'Ufficio Misteri: era Avery. «Il giovane Malfoy non ci tradirebbe mai. Draco voleva solo catturare l'amica di Potter, per portarla a noi così da poterla punire. Non è vero, Draco?» il suo tono mellifluo e strisciante era talmente falso da far venire la nausea. La ragazza lanciò uno sguardo a Malfoy, e lo vide tremare – di rabbia, pensò; di paura, in realtà. Non rispose, ma rimase con gli occhi fissi su Avery, respirando in modo affannoso – per la corsa, pensò Hermione; per la paura, in realtà.
«Io invece sarei ben contento se Malfoy Junior fosse passato dalla parte del nemico» intervenne un altro uomo. Draco spostò lo sguardo su di lui, fissandolo con astio e una certa aria di superiorità. Tacque, eppure la ragazza era certa che morisse dalla voglia di rispondere a tono a quell'individuo, che aveva gli occhi accesi da una speranza di vendetta che riluceva spettrale nella luce della sera. «Avrei un certo conto in sospeso con il ragazzo» Un mezzo sorriso arcuò le labbra di Draco, a quelle parole, e questo parve fare infuriare l'uomo, che urlò nella sua direzione: «Trovi divertente la Maledizione Cruciatus? Ti faccio vedere io, razza di bambino...» fece un passo avanti, e levò la bacchetta, ma bastò un cenno di Avery perché questo si fermasse: il più fedele seguace di Voldemort, secondo solo a Bellatrix Black, aveva evidentemente preso il comando di quello sparuto gruppo di Maghi Oscuri, e ora, sotto il suo comando, ciascuno obbediva alle leggi da lui dettate. Così, quando lui alzò un braccio per intimargli il silenzio e la resa, Rowle abbassò la bacchetta, e, sbuffando e fissando con astio Malfoy, fremette per l'offesa e per il desiderio di vendetta, ma si quietò. Seguì un breve silenzio, in seguito al quale Avery parlò come se niente fosse successo.
«Vieni, Draco. Non hai nulla da dividere con quella gente, tu. Con noi potrai essere libero: non dovrai più nasconderti» fece una pausa, fissando il giovane dritto negli occhi, quasi volesse convincerlo con la forza del pensiero. Hermione temette per un attimo che stesse usando la Maledizione Imperius; tuttavia, era consapevole del fatto che Malfoy fosse un ottimo Occlumante. «Vieni, Draco. Torna da noi, e potrai di nuovo avere poteri e ricchezze» la voce di Avery era bassa e suadente, un sussurro gelido e pregno di un'aspettativa crudele. Ma Draco aveva vissuto nelle menzogne così a lungo da imparare a riconoscerle, per cui non si lasciò incantare facilmente dalle false promesse e le bugie grossolane con cui il Mangiamorte tentava di circuirlo. «Non ti piacerebbe che tutto tornasse come prima? Come quando il Signore Oscuro era al potere, e tutto andava bene. Sarà anche meglio, Draco. Insieme possiamo essere grandi. Possiamo essere forti. Non ti piacerebbe che tutto tornasse come prima?» sul volto dell'uomo comparve un sorriso beffardo che sapeva di malvagità e che, alla luce di una luna non completa nel suo splendore, risultava persino inquietante. Nel vedere quella sardonica espressione, anche Draco sorrise. Hermione trasalì nel vedergli quella smorfia arcuargli le labbra sottili, e strinse con più forza la bacchetta.
«Vedi, Avery» cominciò Malfoy, con il tono mellifluo che aveva sempre riservato a lei e ai suoi amici, quel gelo un po' strisciante e un po' tronfio che lei aveva sempre odiato, ma che ora le risultava stranamente gradito, perché quei modi di fare, se riservati a un Mangiamorte, significavano che lui non era disposto a cedere, né a scendere a patti: lo dimostrava la freddezza e l'ostentata superiorità con cui lo trattava. Una superbia a cui loro, prima alleati e ora nemici, erano abituati, perché era stata la maschera che aveva salvato e protetto il giovane durante la convivenza con quei Maghi Oscuri, e che ancora una volta si rivelava provvidenziale nella difesa personale. «il problema è che non mi piacerebbe affatto che tutto tornasse come prima» il suo volto si indurì, così come la sua voce, che divenne una fredda e appuntita lastra di ghiaccio. Poi, agì in un attimo: lanciò una Fattura in mezzo al cerchio di Mangiamorte, e approfittando della confusione creata da quel gesto improvviso e inaspettato, afferrò Hermione per un braccio e si Smaterializzò insieme a lei pochi metri più in là, alle spalle di quei Maghi Oscuri che li avevano braccati, e che ora erano diventati da cacciatori a prede. Giocando sull'effetto sorpresa, Draco cominciò a lanciare Incantesimi e Fatture sul gruppo di uomini, sperando ardentemente che la Mezzosangue non si facesse prendere dal panico, o assalire dalla sorpresa, e reagisse d'istinto, aiutandolo in quell'impresa. Hermione non deluse le sue aspettative: benché impressionata dalla mossa imprevista ma assolutamente geniale del ragazzo, non appena intuì la situazione tirò fuori la sua grinta e il suo sangue freddo, anche se nel suo cuore si agitava adesso una tempesta: la battaglia era iniziata, ma sebbene la paura l'avesse assalita, il suo cervello rispondeva perfettamente ai comandi da lei imposti, rendendola un soldato tanto efficace quanto letale.
«Cru...» cominciò a dire Malfoy, ma lei, cosciente come non mai, era consapevole che nonostante la situazione quel crimine non gli sarebbe stato perdonato.
«Malfoy!» urlò scandalizzata, spingendolo di lato e contrastando l'avanzata di un Lestrange. «Impedimenta» L'uomo venne spinto indietro con forza dall'Incantesimo, e nel suo volo travolse anche Selwyn, che imprecò, infastidito. Malfoy lo imitò, ma per motivi del tutto diversi; con sua grande sorpresa, però, si rese anche conto che lui e la Granger sembravano leggersi nel pensiero e agire in sincrono.
«Everte Statim» urlò Malfoy, respingendo Greyback, Rowle e Tiger, che erano riusciti ad avvicinarsi a loro più del dovuto. Un attimo dopo, Hermione gridò: «Confringo» e Tiger, che incautamente e per sua grande sfortuna era riuscito a contrastare in qualche modo l'effetto dell'Incantesimo di Draco, mise un piede in fallo e provocò una fortissima esplosione che sollevò un nuvolone di polvere e fece lanciare al malcapitato un urlo di dolore. Ma i due non persero tempo a preoccuparsi delle sue condizioni: approfittarono di quella confusione per allontanarsi da loro. Corsero più veloci del vento, e udirono Yaxley, forse insieme ad altri, lanciarsi al loro inseguimento, urlando: «Lasciate a me la ragazza» Probabilmente memore della sua intrusione al Ministero insieme a Harry e Ron – al tempo cercavano il medaglione di Salazar Serpeverde – Yaxley era desideroso di vendetta verso quella ragazza che gli era sfuggita, e gli era costata una severa punizione da parte del suo padrone.
Nessuno dei due aveva la precisa percezione di ciò che stava accadendo loro intorno: vedevano le case sfrecciare accanto a loro, sempre più rade; pian piano, le abitazioni si trasformarono in alberi, sempre più fitti; sentivano le urla e i passi dei Mangiamorte dietro di loro, e avvertivano il calore dei loro rabbiosi e precisi Incantesimi. Ma era tutto sfocato tra quelle dita intrecciate: le loro mani, unite in quella corsa per la vita: correvano per allontanarsi dalla morte, perché ora, entrambi lo sapevano anche se non l'avrebbero mai ammesso a loro stessi, che una ragione per vivere ce l'avevano. Una ragione diversa da tutte quelle che finora avevano avuto.
Hermione percepiva distrattamente il bosco in cui si erano infine ritrovati, quella piccola foresta che si trovava al margine di Godric's Hollow e che lei aveva già visto mesi prima, in circostanze del tutto diverse. Ma più di tutto avvertiva il calore della mano di quel ragazzo, e si aggrappava quasi convulsamente a quelle dita tiepide di paura, che tremavano di un'angoscia trattenuta sulla superficie delle labbra sottili, increspate in una stretta linea che si distendeva solo per lasciar sfuggire Incantesimi precisi e potenti. E in quegli occhi grigi, decisi, leggeva una punta tremula di panico che tuttavia il volto, contratto in una smorfia tesa, non lasciava trapelare; guardava dritto davanti a sé, con quello sguardo gelido che sapeva di promesse; e forse c'era anche una punta di preoccupazione quando quegli occhi incrociarono i suoi. Il cuore di Hermione mancò un battito, e non fu perché davanti a loro comparve, in modo del tutto inaspettato, Rowle: probabilmente si era Smaterializzato davanti a loro per mettere fine a quella corsa; non voleva lasciar loro scampo, così lanciò un Incantesimo Esplosivo esattamente in mezzo a loro, perché stavano scappando alla morte, ai suoi alleati, e non poteva permetterlo.
L'urlo dell'uomo venne soffocato da un'esplosione che oltre a sollevare un polverone e provocare un fragore assordante, costrinse i due a slacciare quel seppur flebile legame per lanciarsi in direzioni opposte: Hermione finì dritta tra le grinfie di Yaxley e Doholov, che la fissavano con ghigni crudeli e soddisfatti, già pregustando il sapore dell'Anatema che Uccide; Draco, invece, si infilò dietro un albero dalla corteccia possente e rigida, e da lì cominciò a lanciare Incantesimi a chiunque gli capitasse a tiro, e in particolare aveva sviluppato una predilezione per i due Mangiamorte che accerchiavano Hermione; al contrario, ignorava volutamente Rowle, che gli urlava contro in cerca di vendetta.
«Elettro» urlò Hermione, puntando la bacchetta contro Avery, che era giunto a dar manforte ai suoi compari: il Mangiamorte lanciò un urlo di dolore, e sul suo volto comparve una smorfia di sofferenza che rese i suoi lineamenti ancora più crudeli. Tuttavia, la ragazza non si soffermò troppo sull'uomo: dopo essersi difesa con un Sortilegio Scudo, scagliò un Incantesimo d'Ostacolo e indietreggiò di qualche passo, per poi provare con qualche Schiantesimo. Uno solo andò a segno, ma colpì erroneamente Goyle, che si era trovato lungo la traiettoria della freccia di luce rossa nel momento sbagliato.
«Crucio» la voce severa e feroce di Yaxley si perse nel vuoto di una notte ormai ebbra di urla spietate e lampi di luce inquietanti; quello in particolare, scaturito dalla bacchetta dell'uomo con la reale intenzione di ferire, torturare, provocare atroce dolore, si infranse a pochi centimetri da Hermione, che si gettò dietro il tronco di un albero e si appiattì contro la corteccia, il cuore in gola: aveva gli occhi lucidi, e poteva sentire distintamente, sotto le grida, i passi, gli scalpicci, gli scricchiolii e i crepiti delle fiamme, il suo cuore impazzito che palpitava selvaggiamente contro la gabbia toracica. Cercò di dominarsi, e osò sporgersi appena per gettare un occhio al di là del tronco: sia Yaxley che Doholov la cercavano con lo sguardo, immobili, le bacchette strette nella mano; più indietro, Rowle e qualcun altro che lei non riconobbe, lanciavano continue Maledizione verso un punto in cui le sembrò di vedere un lampo dorato: i suoi capelli.
«Glacius» la ragazza sentì la voce di Draco, da qualche parte dietro di lei, e poco dopo avvertì un tonfo secco: qualcuno che era scivolato sulla lastra di ghiaccio appena evocata?
«Stupeficium» una voce severa e sconosciuta, seguita da un tonfo secco e inquietante, fu la risposta a quell'Incantesimo. Poi il silenzio. Il cuore di Hermione ebbe un tuffo. Si sporse dal suo nascondiglio e urlò: «Reducto». L'incantesimo colpì un albero, che esplose davanti a Doholov: l'uomo venne spinto qualche metro più indietro; Yaxley, invece, reagì prontamente, e si slanciò verso di lei. Hermione sgusciò fuori da quel rifugio improvvisato e cominciò a correre il più lontano possibile dall'uomo che la stava inseguendo, ma aveva una meta ben precisa in mente: il punto in cui le sembrava di aver sentito quel tonfo; non era certa del luogo esatto, ma poteva perlomeno provare a intuire quale fosse, a grandi linee. Mentre il suo cuore palpitava incontrollato, gettò un'occhiata indietro, e si abbassò appena prima che uno zampillo di luce verde la colpisse tra le scapole; colta da una paura mista a rabbia, ricambiò con l'Incantesimo della Pastoia Total Body.
«Pietrificus Totalus» urlò con quanto fiato aveva in gola, e la bacchetta le vibrò tra le mani tanta era l'intensità con cui aveva pronunciato la magia. La Fattura colpì in pieno petto Yaxley, che sgranò gli occhi, incredulo, e poi cadde con un tonfo secco a terra, le braccia strette lungo il corpo, ora completamente bloccato dalla sapiente mossa della giovane: nonostante fosse stato immobilizzato, i suoi occhi mandavano lampi che rendevano evidente la sua rabbia. Hermione non perse tempo a sincerarsi delle sue condizioni, dato che erano quelle di un altro uomo a importarle davvero. Con il cuore in gola, continuò a correre – non faceva altro che correre, quella notte, via da tutto, come se bastasse quel vento tiepido a far scivolare via ogni preoccupazione, ogni colpa, ogni pregiudizio – e si fermò solo quando vide una sagoma immobile, la bacchetta tesa verso il basso, e le labbra arricciate in una smorfia soddisfatta e crudele: sembrava sul punto di pronunciare l'Anatema fatale, rivolto verso il corpo inerme di quello che sperò non essere Draco. La ragazza puntò il braccio verso il Mangiamorte, e senza esitazioni agitò la bacchetta: non pronunciò l'Incantesimo, ma d'altronde non ce ne fu bisogno. L'intensità con cui lo pensò fu talmente tanta che la bacchetta di Rowle volò a parecchi metri di distanza, e prima che lui potesse intuire quello che era successo, Hermione lo immobilizzò con un secondo Incantesimo Non Verbale che avrebbe reso fiero James Potter: l'uomo finì appeso per le gambe, e nonostante continuasse ad agitarsi, la concentrazione della ragazza era tanto intensa che a nulla valsero i suoi tentativi di ribellione, se non a fargli affluire più velocemente il sangue alla testa, fino a quando non svenne.
Ma Hermione non stette a guardare quella piccola sconfitta così umiliante per Rowle: si chinò immediatamente sul corpo privo di sensi di Draco, e gli scostò un ciuffo biondo dal viso. Con sollievo, constatò che respirava ancora; forse fu per questo motivo che esitò tanto. Rimase immobile, china su di lui, a fissare i riflessi candidi della luna illuminargli la pelle diafana: le sue ciglia lanciavano ombre scure sugli zigomi alti e pronunciati, e il gioco di luci dovuti ai raggi lunari che filtravano attraverso le fronde degli alberi, lo rendevano incredibilmente attraente. Per un attimo, Hermione provò l'impulso di sfiorare le sue labbra, di sentire ancora una volta il suo sapore. Ma scosse subito il capo, scacciando quel pensiero con la stessa rapidità con cui era affiorato nella sua mente, e dopo aver puntato la bacchetta sulla sua fronte, disse con decisione: «Innerva». Fortunatamente, nonostante la tensione e l'ansia di quel momento, e i pensieri contrastanti che le squarciarono il cuore – non era certa di volerlo svegliare, non avrebbe potuto guardarlo più – la sua voce non tremò, e l'Incantesimo fece rinvenire immediatamente il ragazzo: Draco sbattè un paio di volte le palpebre, e un lamento gli sfuggì dalle labbra – quelle labbra, forse Hermione avrebbe dovuto farle sue prima.
«Malfoy sei un idiota» sibilò tra i denti, e quell'acidità appena dimostrata nei confronti del giovane la fece sentire sicura, protetta, nuovamente padrona dei soliti, sicuri sentimenti che aveva sempre provato per lui – odio – e che sempre avrebbe continuato a provare. Lui replicò a quell'insultò con una smorfia, e un po' intontito si rialzò in piedi. Stava per replicare, quando tre Mangiamorte interruppero quel fin troppo prolungato attimo di tregua, dividendoli ancora una volta con una Maledizione che si infranse nel punto in cui stavano poco prima entrambi.
«Bombarda Maxima» urlò Hermione, puntando la bacchetta contro i tre uomini: dalla sua bacchetta fuoriuscirono tre enormi palle di luce arancioni, che colpirono il suolo davanti ai Mangiamorte, esplodendo con un fragore assordante che permise sia a lei che a Draco di fuggire. Mentre i due approfittavano di quell'attimo di sconcerto per scappare alle grinfie di quegli uomini, che li stavano accerchiando ancora una volta, uno di loro lanciò alla ragazza una Maledizione che le colpì il braccio sinistro: Hermione avvertì l'osso spezzarsi sotto il potente fascio di luce blu. Urlò di dolore, ma si costrinse a continuare a correre, nonostante gli occhi improvvisamente lucidi, per la tensione, per la sofferenza, per l'angoscia.
Fu allora che successe l'unica cosa che temeva, e che, al tempo stesso, sperava; solo che successe nel modo più sbagliato possibile.
«ROOKWOOD» l'urlo selvaggio e furibondo di quella voce conosciuta irruppe nel caos di quel bosco ai margini di Godric's Hollow. Hermione fece appena in tempo a vedere un lampo di luce rossa venirle incontro: si scostò, e questo le sfrecciò accanto e si infranse sul petto del Mangiamorte chiamato in causa, che si accasciò a terra e si contorse in preda al dolore di quella che evidentemente era la Maledizione Cruciatus. Lo sguardo della ragazza viaggiò lungo binari di stelle e tronchi d'albero, per fermarsi con stupore sul volto di George Weasley, contratto dall'ira e da quell'urgente desiderio di vendetta che finalmente stava per essere esaudito.

IL FANTE DI PICCHE E LA DAMA DI CUORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora