Capitolo 20. Confessione

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Il primo raggio di un sole mattiniero perforò le tende di pesante velluto scuro, illuminando fiocamente le sagome irrequiete che si rigiravano, senza sosta, da tutta la notte, tra le lenzuola cremisi. I capelli dorati della donna sembravano emettere lievi bagliori ogni volta che la luce dell'astro diurno ne catturava una ciocca, mentre quelli del giovane parevano fiamme bollenti, e quando venivano baciati da quei raggi timidi e indecisi, che si spingevano attraverso il tessuto che drappeggiava le finestre, esplodevano in tutto il loro calore. Sospiri a riempire l'aria, gemiti soffocati ed ansiti rochi a scandire il tempo di quella notte infinita; odore di sesso ad appesantire l'atmosfera, profumo di pelle sudata. Sapeva di colpa, quella fragranza pesante e acre, sapeva di errore; sapeva di arroganza e speranza, la vaga speranza di dimenticare; aveva il sapore di un'arrampicata sociale, di parole non dette e di tentativi – quelli di soffocare un futuro vuoto.
Il sole giocava con il vetro di decine di bottiglie vuote, sparpagliate ai piedi del letto; contenitori con poche gocce di alcool al loro interno, reduci di una serata di perdizione. Riflessi arcobaleno ad irradiare la stanza, riverberi che solo il vetro smerigliato poteva produrre, con i suoi giochi di luci e colori.
Samantha Jones strinse con forza le gambe attorno al corpo del suo amante, sul volto un sorriso malizioso carico di lussuria e aspettativa. Ansimava, mentre lo cavalcava come un'amazzone in sella al suo fiero destriero, sfiorandosi i seni con fare sudante e provocatorio. Si leccava le labbra, benchè il giovane non la stesse guardando: aveva gli occhi chiusi, e il respiro affannoso. Le sue mani stringevano con forza i glutei della donna, a guidare i suoi movimenti sapienti. Le sue dita, infine, affondarono nella sua carne durante la ferocia dell'ultimo spasmo: inarcò la schiena, e un gemito soffocato gli sfuggì dalle labbra quando il piacere gli bruciò anche l'ultima molecola di ragione che gli era rimasta.
«Ti amo» Ronald Weasley aveva gli occhi chiusi, e il suo volto, prima contratto dal godimento, si rilassò, assumendo un'espressione serena e riposata. Le sue parole furono poco meno di un sussurro, ma la donna lo udì distintamente, perché era ciò che stava aspettando praticamente da sempre. Ma non come una donna aspetta l'uomo che ama; lei lo attendeva come una serpe che allestisce la sua trappola già pregustando un incauto topolino. I suoi occhi brillarono di vittorioso trionfo. Un sorriso melenso le arcuò le labbra carnose; si piegò verso il giovane, e gli leccò le labbra, compaciuta da quell'ammissione. Era infine giunta al suo scopo, l'unico motivo per cui aveva tentato, con successo, di circuire il giovane Weasley: lei sarebbe stata sulla bocca di tutti, e si sarebbe sistemata con un uomo ricco di fama e successo. Ai soldi avrebbe pensato suo padre.
Questi erano i pensieri di Samantha Jones, mentre, falsa anche in quell'ultimo frangente, mimava un respiro affannato, recitando il suo ruolo di donna soddisfatta con incredibile talento. Ma le sue speranze, così come il suo trionfante sorriso, furono sgretolate dalle nuove parole del giovane, che, ancora sotto di lei, le sussurrò all'orecchio tre parole.
«Ti amo, Hermione»

***


In punta di piedi, Hermione scivolò dentro il dormitorio, attenta a non svegliare le sue compagne. Le prime luci del mattino trafiggevano le alte finestre della stanza circolare, eppure lei, ignara di quel particolare, si svestì rapidamente, lanciando occhiate furtive ora a Calì, ora a Natalie; continuando a fare meno rumore possibile, si infilò sotto le coperte e chiuse gli occhi, consapevole che non ci sarebbe stato il tempo nemmeno di un breve ma rifocillante riposo. Così, per ingannare il poco tempo rimasto prima del risveglio della scuola, si lasciò cullare dai ricordi di quella notte.
Era stata per ore tra le braccia di Draco, e il suo odore le aveva annebbiato a tal punto i sensi, che si era dimenticata dei suoi doveri da Caposcuola, nonché della sua irreprensibile serietà; avevano passato tutta la notte insieme, e si erano separati soltanto quando la luce dell'alba li aveva stanati, e costretti infine a far ritorno ciascuno nel proprio dormitorio, per evitare domande scomode o, peggio, punizioni fin troppo meritate.
Hermione non aveva mai disobbedito alle regole scolastiche – se si escludevano tutte le scorribande con Harry e Ron, che sembravano appartenere a un'altra epoca tanto erano lontane – e il pensiero di avere infranto quelle leggi che lei, da Caposcuola, tanto si impegnava per far rispettare – soprattutto il pensiero di averlo fatto per Draco Malfoy – la rabbuiò per un attimo. Solo un istante, giusto il tempo di un sospiro – lo stesso che aveva esalato quando lui, dopo aver fatto l'amore, si era alzato e si era rivesito in tutta fretta: lei l'aveva guardato con un'espressione di puro terrore sul volto, coprendosi i seni con vergogna e dandosi della stupida per esserci cascata ancora. Ma lui non se n'era andato. Era tornato presto da lei, con indosso solo la camicia e i boxer. Aveva fretta di coprire quel Marchio Nero che Hermione non aveva potuto fare a meno di intravedere, durante l'amplesso; ma la premura con cui l'aveva nascosto l'aveva convinta a non fare domande. Non in quel momento; sarebbe giunto il tempo delle spiegazioni, ma non era quello, e lei lo sapeva. Non voleva rovinare quegli attimi di pace, così, quando lui si sedette sul pavimento, con la schiena poggiata contro il muro, lei si limitò ad accostarsi a lui e a chiudere gli occhi.
Draco l'aveva guardata per un momento, incerto e di sicuro per nulla abituato alle dolcezze, ma non aveva fatto alcuna obiezione, consapevole che una donna aveva bisogno di certe cose. Erano stati in silenzio a lungo, poi Hermione gli aveva chiesto cosa avesse provocato il duello con Zabini, e lui aveva risposto, svogliato e sfuggente come sempre, che era solo un idiota. C'era stato altro silenzio. Poi, avevano fatto di nuovo l'amore. Una, due, tre volte. Quando, infine, il sole era sorto, avevano già perso il conto. Si erano separati con un silenzioso bacio, e uno sguardo lunghissimo.

Un movimento alla destra di Hermione, la strappò a quei dolcissimi ricordi, e annunciò alla ragazza che Calì si era svegliata. Attese qualche altro minuto prima di alzarsi anche lei; non dovette nemmeno sforzarsi per fingere di avere un'aria assonnata: i cerchi scuri che aveva sotto gli occhi dicevano per lei la verità che tanto cercava di nascondere. A malincuore, si infilò sotto la doccia, e l'odore di Draco, lentamente, scivolò via insieme alle gocce d'acqua fresca che le scorrevano sul corpo.
Non era sicura di sentirsi felice. Quello che era successo quella notte le sembrava qualcosa di talmente irreale da sfiorare la falsità. Forse aveva sognato; magari qualcuno le aveva fatto un incantesimo, e lei aveva immaginato tutto; probabilmente stava semplicemente impazzendo. Ora che il profumo del giovane non le marchiava più la pelle, e che il sonno era stato lavato via dall'acqua fresca, si sentiva più propensa a credere che fosse stato tutto un gioco della sua mente.
Hermione scosse il capo, e si avvolse un asciugamano intorno al corpo. Niente di irreale avrebbe mai potuto essere così vero. Il senso di incertezza che le gravava sul cuore era dovuto al fatto che non sapeva che reazione avrebbe potuto avere Draco, adesso. D'altronde, aveva definito errore ciò che era successo tra di loro. Cosa era cambiato?
Stupida. Si sentiva di nuovo una stupida, ad essere caduta così nella sua trappola, ancora una volta. Eppure c'era qualcosa, quella notte, nel suo sguardo; il suo tocco era più dolce e gentile, la sua voce più insicura e tremante. Si sarebbe pentito di ciò che avevano fatto, o stavolta avrebbe accettato la realtà degli eventi smettendo di fuggire da lei?
Con questa domanda in testa, Hermione scese rapidamente i gradini del dormitorio, accedendo alla Sala Comune. Calì e Ginny la stavano aspettando, la prima lanciata in un discorso apparentemente per nulla interessante, a giudicare dall'espressione della seconda, infilata nella sua divisa da Quidditch. La giovane strega sorrise in loro direzione, raggiungendole. Non sapeva che i suoi problemi erano appena cominciati.

IL FANTE DI PICCHE E LA DAMA DI CUORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora