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La luce dell’alba filtrò tramite la portafinestra di vetro, rispecchiandosi sulle mie palpebre.

“ Devo comprare una cazzo di tenda” ringhiai.

Evidentemente Liam aveva sentito ciò che avevo detto, poiché mi strinse il bacino come per rimproverarmi di essere così scurrile. Con movimenti assonnati riuscii ad afferrare il telefono sul comodino affianco a me. Controllai l’ora. 6.08 a.m., la sveglia sarebbe suonata due ore dopo. Brontolai ripensando al fatto di aver perso due ore di sonno preziose. Mi accorsi dei soliti messaggi di Whatsapp e le notifiche di Twitter e Facebook. Mi girai a pancia in su e , con gli occhi socchiusi, portai il telefono parallelo al mio volto e comincia a scorrere i messaggi. Non so perché ma le mie mani cedettero, facendomi cadere lo smartphone proprio sul naso, come accadeva ogni mattina del resto. Mi liberai dalla presa ad ancora di Liam e sgusciai via dal letto.

Mi incamminai verso le scale quando, accidentalmente, urtai la porta della ex camera di Liam. Imprecai massaggiandomi la parte di volto che aveva già ricevuto fin troppi colpi.

Arrivata a destinazione, cominciai a pulire il casino che quei cinque maiali avevano combinato in cucina la sera precedente.

***

“Tu fumi?!”. Mi sorprese il biondino con una sigaretta in mano.

“Ma si può sapere perché voi ragazzi dovete sempre arrivare così all’improvviso?! Mi farete venire un infarto!” esclamai infastidita.

“Un infarto te lo farà venire questa qui” disse prendendo la sigaretta e buttandola via.

“Ehy guarda che io quelle le pago eh!”

“Ci mancherebbe pure!”.Scoppiò l’angelo dal torace pallido ma tonico in una risata fragorosa, ed io con lui.

“Allora … che facciamo?!” mi chiese esaltato

“Che ne dici dei pancakes?” suggerii io. Niall annuì entusiasta e ci mettemmo all’opera.

Prendemmo l’occorrente e lo sistemammo sui piani da lavoro.

“Sai,gli sei mancata” accennò l’irlandese rompendo il guscio dell’uovo e versandolo nella ciotola apposita.

Io non risposi, quasi come per incoraggiarlo a continuare.

“ Ogni tanto, prendeva il PC e guardava le tue foto, apriva la chat ma non aveva il coraggio di scriverti” disse con una risatina leggera.

“ Be’ dire che non  mi è mancato sarebbe una stronzata bella e buona, ma ci avevo fatto l’abitudine. Ecco perché quando me lo sono ritrovato davanti ero spaesata” gli risposi prendendo un mestolo e chiudendo il cassetto con un colpo di fianco.

“Sai penso che -lasciò in sospeso facendo un ghigno malizioso e prendendo della farina dal recipiente – che tu sia troppo pulita!”. Disse lanciandomi la farina in piena faccia mentre rideva .

“NO.DIMMI.CHE.NON.LO.HAI.FATTO.”sbottai strusciandomi gli occhi goffamente per levare la farina dalle ciglia. Presi di nascosto dell’impasto e lo lanciai sul petto nudo e pallido di Niall.

“Ti conviene correre bastardo!” lo avvertii.

***

Dei risolini sfuggirono dalle mie labbra quando Niall mi prese da dietro e tirandomi contro di lui. La mia schiena si scontrava con il suo petto sporco e affaticato.

“Ora sei in trappola!” mi sussurrò all’orecchio spalmandomi sulla bocca il poco impasto che era rimasto nelle sue mani. Mi fece girare di scatto, facendomi trovare faccia a faccia con lui. I suoi occhi blu inchiodarono il mio sguardo verde .

“Ma cosa sto facendo?! Che cazzo sta succedendo?!” pensai fissando i suoi occhi oceano.

Un colpo di tosse costrinse Niall a liberarmi dalla sua presa possente.

“Buongiorno Flame , Buongiorno Niall!” intervenì  Harry con un sorriso ancora addormentato e con uno sguardo assonnato che puntava dritto sulla scollatura della mia canotta che utilizzavo come pigiama.

“Ma che cazz … cosa avete fatto ?! Sembra un campo di battaglia !” rise il riccio incredulo alla vista dell’impasto sulle finestre.

“Infatti lo è” rispose prontamente Niall fulminandomi con uno sguardo di sfida.

“Stavamo facendo i pancakes” dissi fievolmente  guardandomi attorno.

“Lo vedo” disse ironico Harry.

“Piuttosto Hazza, cosa ci fai sveglio a quest’ora?!”

“Be’ sai Niall, prova tu a dormire con due idioti che imprecano e si tirano oggetti”

Il mio sguardo e quello di Niall si incrociarono per un attimo prima di colpire il pavimento. Sentivo il rossore diffondersi sulle mie gote. Per questo mi spostai i capelli infarinati sul volto per coprire l’evidente imbarazzo.

“Cazzo, sono le nove. E’ tardissimo!” gridai osservando l’orologio camminando verso la mia stanza per prepararmi.

***

“Be’ allora?!” Demi si rivolse a me colpendomi il gomito per “svegliarmi”.

“ Eh si … cosa ?!” dissi scuotendo la testa per scacciare i pensieri che stavano invadendo egoisticamente la mia mente.

“Allora, per stasera, ci sei?!” mi ripeté Devonne.

“Per cosa?” chiesi confusa.

“Oddio Flame, per la festa di Bruno, quella che ha organizzato per fare colpo su Jessica,  sono due settimane che ne parliamo insieme agli altri … sembri assente!”

“Di che festa sta parlando, non me la ricordo … Forse dovrei farmi meno canne con Ed. Appena lo vedo glielo devo dire. Ma poi scusa io, assente?! QUANDO MAI?! Vorrei tanto essere assente da questo posto che puzza di vomito e di plastica; essere assente da questa divisa da cameriera. E ora chi minkia è Jessica?!”

“Ah si, si mi ricordo … certo che vengo” la rassicurai cercando si nascondere il mio senso di confusione non ottenendo un buon risultato.

“ Ragazze – sputò Lucy dalle nostre spalle – ve l’ho già detto , SMETTETELA DI PARLARE, disturbate i clienti”

“Clienti?! Quali?! Non viene più nessuno da quando sei diventata il capo, brutta idiota … metteresti paura anche ad un rapinatore”

Io e Demi ci guardammo come per incoraggiarci a non saltarle al collo e tirarglielo come si fa alle galline.

Non parlammo finché non se ne andò e, quando questo accadde , ricominciammo a discutere sul da farsi per la serata.

***

Finito il turno salii in macchina. Poggiai le mani sul manubrio e lasciai la mia testa accasciarsi sulla parte alta dello schienale. Un lamento lasciò le mie labbra. Segno evidente dello stress.

Vidi Demi uscire dalle pensati porte del negozio e salutarmi con la mano.

“Devo smetterla di farmi le canne. ASSOLUTAMENTE, devo smetterla!”. Dissi osservandomi  nello specchietto e lanciandomi sguardi minatori e di rimprovero.

You don't know about my lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora