thirty-seven 37

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You call me up, it's like a broken rec-

"Pronto?" risposi premendo il tasto vivavoce del mio telefono riparato, poggiandolo vicino al quaderno scarabocchiato.

"Flame, mi passi i compiti di francese?" parlò Bruno, cambiando la voce per farla più tenera.

"Bruno, amore caro, vorrei tanto ma non sono riuscita a fare un cazzo! Ho cominciato due ore fa e sto ancora facendo matematica e non ci sto capendo niente tra tutte queste x e y!" esclamai disperata.

"Ma di matematica non stiamo facendo le equazioni?!Cosa centrano le x e le y?!" chiese perplesso.

"Ecco, appunto. Lo vedi come sto messa?!" buttai la testa all'indietro, masticando il tappo della penna.

"Be' allora forse è meglio se li chiedo alla Lovato!" pronunciò con altrettanta disperazione

"Ah certo! Mi liquidi così?! Vergognati!" feci la finta offesa.

"Flame, se vuoi li passo anche a te dopo" sussurrò per non farsi sentire dai genitori.

"Te l'ho mai detto che ti amo?! Be' sappilo!" feci la vocina dolce.

"E tu sappi che così non mi compri!" rise.

"Senti cioccolatino devo fare matematica! Ci sentiamo dopo!" cercai di chiudere la chiamata, riosservando il quaderno e portandomi le mani ai capelli.

"Ok.. dopo ti passo direttamente i compiti!" disse allontanando il telefono e attaccando.

La fioca luce della lampada posta sulla scrivania illuminava poco e niente, i libri erano accatastati in grandi file sulla scrivania, lasciando lo spazio per i fogli disordinati.

Sbuffai sciogliendo i lunghi capelli e arrotolandoli di nuovo in una cipolla fatta sul momento.

Lo specchio posto sul muro, dove si sviluppava l'angolo studio, rifletteva la mia figura stremata dai compiti.

Mi specchiai per un secondo, osservando attentamente le profonde occhiaie che si erano stanziate sotto gli occhi annoiati e sporcati dal trucco sbafato.

Riportai lo sguardo sulla catasta di fogli sparsi, cominciando a scrivere sequenze di numeri senza senso, giusto per dimostrare al professore che avevo fatto qualcosa.

Osservai lo schermo dell'iphone, per vedere l'ora.

"Le sei meno cinque... ho il presentimento che stasera non si cenerà" borbottai tra me e me.

Il suono del telefono di casa giunse alle mie orecchie, tuttavia rimasi al mio posto aspettando che qualcuno ci rispondesse.

"Harry vai tu!" gridai reggendomi con le mani sul piano, cercando di rimanere in equilibrio sulla sedia.

Niente, il telefono continuava a squillare, obbligandomi a scendere a rispondere.

"Ma che cazzo oh!" imprecai aprendo la porta della mia camera e avviandomi verso la postazione dell'apparecchio.

"Guarda dove cazzo sta!" borbottai lanciando un'occhiata fulminante al riccio che dormiva beatamente sul divano.

"Pronto?!" risposi appena in tempo.

"Flame! Finalmente hai risposto!" la voce squillante di Louis passò attraverso i fili.

"Sì, scusa ero di sopra! Dimmi tutto!" mi appoggiai al muro.

"Come state?" chiese.

"Bene, voi?" fui cordiale ricambiando la domanda.

"Bene,bene. - parlò- Senti c'è Harry?"

You don't know about my lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora