thirty-four 34

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“Flame” una voce calda bussò alla porta della mia camera, in cui mi ero rifugiata fin da quando ero tornata a casa.

“Mmm?” mugolai interrogativa, mantenendo gli occhi sul pc, con cui mi ero chiusa.

Il viso tondo e amichevole di Zayn sbucò dalla porta, osservando la terribile situazione in cui era ridotta la mia camera.

“Posso entrare?” chiese rimanendo sulla soglia.

“Certo” sibilai, stropicciando gli occhi gonfi dalle lacrime.

“Stiamo uscendo, vuoi venire con noi?” disse sedendosi sul letto accanto a me, scostando alcuni capelli dal mio volto, facendomi sorridere.

“No, grazie .. Dove andate?” correi con il dito sul tappetino del computer, rebbloggando tutto quello che esprimeva i miei sentimenti.

“In centro, penso da Nando’s” rise leggermente, portandosi la mano al petto, come era solito fare.

“Figo …” pronunciai vaga.

“Vuoi che ti portiamo qualcosa?” sbirciò sullo schermo.

“No grazie … non ho fame” cambiai la direzione del mio sguardo, incontrando per un attimo il suo.

“Sei sicura di stare bene?” sfiorò la mia mano.

“Sì,sì .. ho solo un po’ di mal di testa …” finsi palesemente.

“Solo questo?” insisté.

Annuii, giocherellando con le dita.

“Ok …” si alzò dal caldo letto, avviandosi verso la porta.

I miei occhi fissarono la sua figura snella e tatuata camminare nella stanza.

“Perché urlavi prima?” si voltò verso di me con la mano sulla maniglia, pronto a girarla.

“Niente … sai la rabbia per i compiti andati male … niente di che” abbozzai un finto sorriso.

“Ah ok !– mi rivolse un sorriso smagliante – Che hai fatto sul labbro?” la sua fronte si aggrottò in un cipiglio perplesso.

“Sono andata a sbattere contro un armadietto aperto” risi immaginandomi la scena, palesemente inventata.

“Sei proprio un disastro ambulante eh!” pronunciò ridendo, accostando leggermente la porta.

“Già..” sussurrai abbassando lo sguardo.

Tornai alla mia attività precedente, infilandomi sotto le coperte corpose e sfatte.

“There’s a firefly, loose tonight bette-“ canticchiai finché una mano bloccò il singhiozzio che stavo emettendo.

Battei con le dita sulla tastiera e vagai con lo sguardo, nell’attesa che la pagina si caricasse.

I miei occhi incontrarono qualcosa di luccicante spuntare dal cassetto mal chiuso.

Allungai il braccio verso di esso, curiosa di sapere cosa fosse.

Le piccole dita si strinsero attorno alla maniglia, tirandola verso l’esterno.

Il ciondolo a forma di civetta mi colpì nel cuore.

Un sorriso nacque sul mio volto non appena vagai con i ricordi al momento in cui Ashton me la diede; ero così felice di quel gesto premuroso e amorevole.

Non riuscivo a credere che avesse fatto tutto per vendetta, riuscivo a vedere nei suoi occhi la gioia nel vedermi, nell’abbracciarmi … come lui vedeva la mia.

You don't know about my lifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora