PROLOGO

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Buio, silenzio assoluto. La casa era totalmente avvolta da una strana calma. Ogni minimo rumore si sarebbe sentito alla perfezione eppure non avrei percepito nulla ugualmente. Mi sentivo come intrappolata in una bolla di sapone. Era tutto molto confuso, ma incolpai lo shock.
Non mi è mai piaciuto il silenzio, riesci a distinguere perfettamente i tuoi pensieri, quelli belli ma soprattutto i tristi, pronti a coglierti alla sprovvista per farti crollare.
Tenni stretta la mano di mia madre, noncurante del sangue che mi sporcava la pelle biancastra, incapace di lasciarla andare. Me ne restavo li, nell'oscurità di quella notte, ad osservare il suo corpo freddo mentre mi abbandonava, di nuovo. Avevo pianto, mi ero disperata, l'avevo scossa ma nulla era successo, aveva deciso di andarsene, di lasciarmi sola in questo mondo, preferendo la sua pace alla nostra, a quella che avremmo potuto ottenere entrambe se solo fosse rimasta con me.
La morte non aveva mai rappresentato un problema, almeno fino a quel momento. Non mi ci ero mai soffermata, era un qualcosa che sfuggiva alla mia percezione dell'universo o forse cercavo solo di pensarci il meno possibile, essendo ancora troppo giovane per preoccuparmene. Ma il confronto è inevitabile e alla fine bisogna farci i conti che lo si voglia o meno.

6 anni dopo....

New York, la Grande Mela.
È una bellissima città e non avrei mai pensato che io, Ella Davis, mi sarei ambientata tanto facilmente. Ormai sono sei anni che abito qui e devo dire che non è così male come credevo. Avendo vissuto in un paesino di provincia, l'idea di trasferirmi in una grande metropoli, non mi entusiasmava poi tanto. Invece mi sono dovuta ricredere. C'è sempre molta vita, incontri moltissime persone ogni giorno e non ti annoi mai. Ha anche i suoi lati negativi, ovviamente, come il caos e la troppa confusione, senza contare le corse che bisogna fare per spostarsi da un luogo ad un altro con i mezzi pubblici. Almeno mi tengo in forma!

Attraverso velocemente la strada, evitando due o tre pozzanghere d'acqua, e finalmente mi immetto nel palazzo. Come tutte le sere saluto l'inquilino anziano del pian terreno, il signor White che risponde con un cenno della mano mentre attendo pazientemente l'ascensore. Da quando sono arrivata, non ha mai accennato l'ombra di una parola. Che sia forse muto?
Lascio correre e, non appena varco la soglia del mio appartamento, un odore di bruciato arriva subdolo alle mie narici. No, di nuovo.

«Audrey, cosa hai combinato? Quante volte ti ho detto di non metterti ai fornelli senza nessuno in casa?»

Una figura si palesa davanti ai miei occhi, mentre appoggio le borse della spesa sul tavolino in soggiorno. La bionda abbassa il capo e si mordicchia il labbro per poi proferire parola.

«Ella! Te l'ho detto che quel nuovo giubbino ti dona molto? E fidati, se te lo dico io, allora è vero!»

Alzo gli occhi al cielo per evitare di risponderle in malo modo, sorridendo però leggermente per la sua espressione colpevole.
Audrey è la mia coinquilina, nonché migliore amica, e ha studiato moda, mentre ora cerca di entrare nel campo come modella. É molto alta, ha un fisico slanciato e snello, capelli biondi e occhi color del cielo. Sarebbe perfetta come top model, sul serio. Ci siamo conosciute al college poiché io frequento ancora la facoltà d'arte, anche se ho venticinque anni, mentre lei ne ha solo ventuno. Sì, ho perso qualche anno, lo ammetto.

«Non attacca, lo sai. Ma ti perdono perché noto che hai comprato il gelato. Devi per caso dirmi qualcosa?»

«Ehi! Guarda che se compro il gelato non vuol dire che sia depressa! Anzi! Sapevo che avrei fatto danni e almeno ci saremmo consolate con quello. Vedi come sono intelligente?»

«Troppo, davvero. Vado a costatare di persona i tuoi disastri. Tu nel frattempo scegli il film.»

Detto ciò, mi sfilo la giacca di pelle rossa che avevo indossato quella mattina e riafferro le buste della spesa per spostarle in cucina. Mamma mia che odoraccio e povero pollo! Ma come ha fatto a carbonizzarlo? Certe volte sottovaluto davvero quella ragazza...
Mi affretto a sistemare il tutto, preparando due panini per entrambe. Quando torno nel salotto, Audrey è già pronta con film e gelato.

«Cosa ci vediamo stasera?» Le domando porgendole il suo panino.

«I love shopping!»
«Ovviamente...»

Ridacchio sotto i baffi e mi accomodo accanto a lei sul divano, addentando poi la mia cena. Le cose non vanno poi tanto male, lo devo ammettere, ma non è sempre facile ignorare il passato, non pensare al dolore provato, alle emozioni contrastanti di quel momento e alle conseguenze che ne sono succedute. Non parlo con mio padre da anni ormai, da quella notte, non so che fine abbia fatto o cosa stia facendo.
Ma non voglio rovinarmi questa serata con i ricordi perciò, scaccio via i brutti pensieri e cerco di godermi il film insieme alla mia migliore amica, anche se la stanchezza della giornata si fa sentire a gran voce e non resisto a non crollare tra le braccia di Morfeo.












Angolo autrice:

Salve a tutti cari lettori, sono Laura e questa è la prima vera storia che pubblico su wattpad. Inizio subito con il precisare che non tutti i personaggi sono di mia creazione ma sono frutto dell'invenzione e collaborazione di altre persone che mi stanno spronando ad andare avanti con questo esperimento, se così vogliamo definirlo.
Spero che Ella vi abbia incuriosito e che continuiate a leggere le sue avventure. Fatemi sapere cosa ne pensate, se crediate possa piacervi o anche qualche critica, tutto è ben accetto.
Alla prossima :*

Love will find youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora