CAPITOLO 25

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Devon's pov

Le giornate a Londra non sono state poi così male, riunioni e congressi a parte, e quasi mi dispiace dovermene andare così presto. Soprattutto speravo d'incontrare mia sorella che a quanto pare, non tornerà in città prima di qualche settimana.
Sono in procinto di ripartire alla volta di New York con il Jet che mia madre mi ha riservato con tanto amore affinché "non viaggi in quegli scomodi aerei comuni", sue testuali parole. Hai voglia di farle capire che non è così, ha la testa dura come un cocco quella donna. Mi chiedo come mio padre riesca a sopportarla tutti i giorni, ma forse con lui si sfoga meno che su di me.

« Fa buon viaggio tesoro. Chiama quando arrivi, mi raccomando. Ti voglio tanto tanto bene. » Mi si accolla rubandomi il fiato per qualche minuto. Ricambio l'abbraccio baciandole poi la guancia.

« Certamente mamma. Ci vediamo presto. » Mi lascia andare così saluto anche mio padre e mi volto verso Alfred che afferra prontamente i miei bagagli conducendomi all'uscita.
Con mia sorpresa ci trovo Charlotte, che appena mi vede, mi corre incontro.

« Devon stai partendo? Fai ritorno nella grande mela senza salutarmi? »
« Ti avrei chiamata, scusami. » Scuote la testa e mi porge una bottiglia di vino bianco.
« In ricordo dei vecchi tempi. » Mi sorride e mi abbraccia fugacemente. Ricambio il tutto afferrando la bottiglia di vino.
Da ragazzi eravamo soliti prenderle dalla cantina del padre di Charlotte per poi berle insieme dimenticando per un po' i nostri doveri.

« Grazie Charlotte... » Le sorrido e finalmente mi accomodo in auto salutando amici e familiari dal finestrino con un cenno della mano.

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Il volo di ritorno è stato piuttosto tranquillo ed il vino era proprio buono, come lo ricordavo. Atterro a New York che sono le sei del mattino, perciò, faccio velocemente ritorno al mio appartamento. Vorrei approfittare della mattinata per riposare un po' così il pomeriggio andrò allo studio privato per le visite lasciando il Lennox come ultima spiaggia.
Appena metto piede in casa, l'odore di lavanda mi riempie le narici. Martha ha l'abitudine di utilizzare tutti i detersivi e profumi alla lavanda, appunto, essendo il suo aroma preferito e a me non dispiace, dopotutto.
Lascio cadere il borsone sul pavimento e mi godo il silenzio dell'appartamento avanzando man mano nel salotto buio. Accendo le luci e mi lascio andare sulla sedia e contemplo la solitudine che lentamente si abbatte su di me.
Prima che la stanchezza prenda definitamente il sopravvento, mi assicuro di mandare un paio di messaggi a Rose, uno ad Ella nel quale le do disponibilità per la visita questo pomeriggio allo stesso orario di sempre, ed infine uno a Richard per fargli sapere che sono sopravvissuto.
Ovviamente non può mancare una chiamata a mia madre.

Svolgo tutte le mie azioni abitudinarie, mi svesto, faccio una doccia calda e rilassante, svuoto la valigia mettendo in ordine i vari indumenti, rispondo a qualche mail e mi stendo sul letto più stanco di prima, infatti, mi addormento subito.
Mi sveglio alle dodici in punto e controllo il cellulare per vedere se qualcuno mi ha cercato.
Leggo i messaggi di Richard ed Ella che recitano rispettivamente:

" Quella pazza di tua madre come sta? Ti hanno fatto fare il damerino anche questa volta? Contento che tu sia vivo, amico. "

Digito velocemente una risposta altrettanto sarcastica per Rick.

" Sì, sono libera. Ci vediamo alle 19 nel tuo studio. A dopo! "

Leggo il messaggio di Ella e poi passo a quelli di lavoro. Mi stressano anche quando non sono presente fisicamente! Non ho il dono dell'ubiquità, purtroppo per loro. Vorrà dire che si beccheranno una strigliata domani mattina non appena metterò piede in ospedale ed ecco uno dei motivi per il quale preferisco fare studio oggi pomeriggio, almeno lascerò lo stress a domani cercando di prolungare, per quanto mi sia possibile, questa apparente tranquillità dovuta al breve viaggio.
Chiudo tutto e mi alzo dal letto ravvivandomi i capelli con una mano e dirigendomi verso la cucina per pranzare. Ero certo che Martha non mi avrebbe lasciato digiuno al mio ritorno, infatti, in frigo trovo ciò che mi ha conservato, così devo solo riscaldarlo ed è fatta.
Mi gusto le prelibatezze della mia domestica accendendo la tv sul telegiornale. È incredibile quanto ormai dia più notizie negative che positive, sempre se ce ne sono, infatti, finisco per spegnerlo dopo neanche due minuti e la stanza risprofonda nel silenzio. Sono questi i momenti peggiori, i momenti nei quali mi sento sempre più solo finendo per pensare al passato, ancora troppo doloroso affinché riesca ad andare avanti. È trascorso solo un anno e mezzo e a quanto pare, ho ancora bisogno di tempo per dimenticare e vivere la mia vita, ammesso che ci riesca davvero.
Accantono il piccolo pranzo che stavo gustando per prepararmi psicologicamente al turno in studio. Certo, potrei restare a casa, ma che senso avrebbe?
Non ho nulla da fare qui, tanto vale farsi la croce e occuparsi della salute dei miei pazienti.
Con questo pensiero e con molta calma, mi vesto e prendo tutto il necessario per affrontare il turno. Che strano, Summer non mi ha ancora chiamato e assillato perché non le ho detto che sono tornato da Londra. Meglio così!
Recupero le chiavi dell'auto ed il giubbotto partendo così alla volta di Maine Street.

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