CAPITOLO 14

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Ella's pov

Delicate sfumature grigie costeggiano i duri tratti del carboncino impressi sul foglio bianco. Tocchi leggeri, quasi impercettibili, si susseguono uno dopo l'altro incapaci di fermarsi così come i miei pensieri. Butto sul foglio tutto ciò che non riesco a fare con le parole. È questo il mio modo di comunicare, o almeno è quello che mi riesce meglio. La mia aspirazione è di trasmettere agli altri ciò che provo quando disegno, le mie emozioni, i miei stati d'animo senza bisogno di esporli a parole. Un po' come il ballo, no? È anch'essa una forma d'arte capace di trasmetterti le più svariate sensazioni. La mano traccia onde sinuose che vanno a completare la mia piccola opera. La osservo per un tempo che sembra infinito. Non so cosa pensare di ciò che ho realizzato. Non è uno dei miei soliti disegni, perciò mi alzo dal letto e lo infilo nella cartellina riservata ai ritratti "segreti", se così possiamo definirli. Ne ho anche un'altra per i miei lavori universitari che però contiene maggiormente paesaggi o opere astratte.
Controllo l'orologio posto sulla scrivania e leggo le 3:27 di notte. Cavolo, come sempre mi estraneo completamente da ciò che mi circonda e perdo la concezione del tempo quando sfogo tutto il mio estro artistico.
Velocemente torno a letto infilandomi sotto le coperte, sperando che Morfeo venga presto a prendermi o lo faranno i dubbi e le paure ma conto sulla mia stanchezza. È stata una giornata... diversa, direi.

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La mattina seguente arriva in fretta e sono costretta ad alzarmi alle otto di mattina. Se ho dormito cinque ore è anche troppo! Come uno zombie, mi infilo le pantofole e mi lancio sotto la doccia sperando che il getto freddo mi dia una svegliata. Che misero tentativo, per poco non crollavo nella doccia! Quando esco dal box, infilo l'intimo e una maglia più larga e lunga più o meno fin sotto al sedere per fare colazione.

«Ella hai un aspetto orribile.» Mi dice Audrey non appena mi accomodo sulla sedia della cucina.

«Grazie, tutti questi complimenti a prima mattina mi commuovono.» Non tutte sembriamo uscite da una rivista come lei appena sveglie!

«No davvero. Sei stata di nuovo sveglia fino a tardi?» Quasi mi rimprovera come se fosse mia madre. Alzo gli occhi al cielo esasperata.

«Sto benissimo, non preoccuparti.» Forse mi gira un po' la testa ma è di certo è colpa della stanchezza questa volta, anche se sento ancora qualche fitta.

«Uff, faccio finta di crederti...Ma ieri mattina dove sei scappata? Per la felicità mi sono dimenticata di chiedertelo.» Ops. Inventarmi una scusa sarebbe peggio, perciò mi mordicchio il labbro e mi alzo per raggiungere il latte. Eh sì, sto letteralmente prendendo tempo. Non voglio che si faccia film inutili.

«Avevo un impegno...» No, okay non è stata una buona idea. Adesso penserà che faccio la vaga perché le sto nascondendo qualcosa.

«Un impegno. Che tipo di impegno...?» Mi guarda confusa come se stessi parlando in aramaico. Come darle torto. Per fortuna Audrey è il tipo di ragazza che non insiste troppo, fatta eccezione in casi particolari.

«Te lo dico se prometti di non urlare.» Mi guarda ancora più accigliata e annuisce.

«Lo giuro solennemente.» Si posa una mano sul petto per essere teatrale.

«Ho fatto colazione con.... Devon perché volevo ringraziarlo per il suo aiuto.» Le dico tutto d'un fiato nascondendo la faccia nel frigorifero. Non voglio vedere la sua espressione.

«OH WOW ELLA! Ops, sto urlando... OK mi calmo... E com'è andata?» Prendo praticamente tutto ciò che c'è nel frigo e torno al tavolo evitando il suo sguardo indagatore.

«Bene. Non è successo niente di che comunque...» Beh in effetti è vero.

«Mh... ho capito. E quindi? Non vi vedrete più?» La odio quando è così intuitiva.

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