Devon's pov
Non ricordavo quanto fosse umida l'aria di Londra, troppo spesso bagnata dalle continue tempeste. Non sai mai come vestirti quando vaghi per questa pazza città. Il Jet è atterrato un'oretta fa circa e mia madre ha provveduto a farmi venire a prendere da uno dei suoi maggiordomi di fiducia.
« Bentornato signore. » Mi guadagno un sorriso da Alfred che gentilmente mi scorta nella residenza della mia famiglia.
Mentre sfrecciamo per le strade londinesi, il ricordo dei giorni felici di gioventù passata, mi assorbono completamente tanto che Alfred deve chiamarmi un paio di volte affinché capisca che siamo arrivati a destinazione.
È strano essere qui, mi aspettavo una reazione diversa, più pessimistica di quanto invece sia in realtà. Non faccio neanche in tempo a scendere dall'auto che mia madre si palesa, come uscita dal nulla, davanti a me stringendomi in un grande abbraccio. Praticamente ho smesso di respirare per qualche minuto.« Mamma mi sei mancata anche tu, potresti lasciarmi ora? I miei polmoni te ne sarebbero grati. » Mi lascia andare sbaciucchiandomi ancora un po' prima di rispondermi.
« Figlio adorato, mi sei mancato tantissimo. Come stai? Com'è New York? » Mi tempesta di domande neanche fosse un poliziotto, prendendomi poi sottobraccio per condurmi all'interno.
Una mezz'ora dopo, siamo seduti di fronte ad una tazza di thè bollente.« Allora, tesoro? Raccontaci qualcosa. » Si è aggiunto anche mio padre alla riunione familiare anche se è molto meno espansivo e più comprensivo di mia madre.
« Va tutto bene, mi piace lavorare lì. » Rispondo lanciando di tanto in tanto qualche occhiata al telefono. Ho il terrore che mi chiamino dal Lennox o peggio, che Summer possa interrompere quest'apparente tranquillità.
« E hai conosciuto qualche donzella? » Eccola la domanda fatidica, non cambierà mai.
« Mamma ti prego... » Alzo gli occhi al cielo mentre mio padre, per fortuna, mi viene incontro.
« È giovane, lascialo divertire. » Si becca un'occhiataccia dalla moglie mentre, dal mio canto, nascondo una risatina. Sono sempre molto divertenti i loro battibecchi! Mia madre alza gli occhi al cielo cambiando quindi argomento e chiedendomi del lavoro e su come mi trovi a vivere in America dopo aver passato quasi tutta la vita in giro per l'Europa. Ah, quasi dimenticavo, le accenno anche di Richard e le si illuminano gli occhi. Lo adora, non c'è nulla da fare.
Quando la governante sopraggiunge per sparecchiare, colgo l'occasione per dileguarmi dalle loro grinfie. Hanno così insistito che alla fine ho rinunciato alla mia privacy e ho acconsentito ad alloggiare nella mia vecchia stanza da letto invece che nella mia tenuta non troppo distante da qui. Onestamente non mi andava di discutere con loro, così li ho accontentati per una volta. Spesso mi rendo conto di averli delusi e di non essere il figlio perfetto che hanno sempre desiderato, ma non posso neanche rinunciare alla mia identità per il loro bene, o almeno credo.La mia stanzetta è uguale a come l'ho lasciata anni fa, quando ero ancora uno studentello di medicina. Che ricordi in questa stanza. Osservo tutte le foto e i poster come se fosse la prima volta che li vedo ammirandone ogni dettaglio. Mi ero quasi dimenticato quella vita spensierata di un tempo, ahimè, troppo lontano. Che cosa darei per tornare indietro. Appoggio il borsone sul letto estraendone solamente il necessario per riposare, il jet-lag inizia a farsi sentire forte e chiaro ed il mio corpo necessita di ricarburare. Mi faccio una doccia veloce e mi adagio comodamente sul letto pronto a chiudere gli occhi stanchi. Inizio a sentire le palpebre pesanti ma il suono del cellulare mi riporta al presente. Dannazione, credevo di aver messo la vibrazione! Con l'ansia che si tratti del Lennox, afferro quell'aggeggio malefico e mi sorprendo nel leggere il nome di Ella sul display.
« Ella, va tutto bene? » Non le faccio neanche aprire bocca esordendo con la mia domanda.
« Devon ciao, oh sì sto bene. Scusami se ti ho disturbato così presto, ma mi hanno chiamata dall'ospedale per dirmi che le analisi sono pronte. Tu sei lì? Così magari le vediamo insieme. » Già, non sa che sono a Londra. Solo Richard n'è a conoscenza e a quanto pare non l'ha condiviso con Ella, giustamente. Controllo l'orologio e constato che sono le tredici perciò a New York sono le otto del mattino.
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Love will find you
Romance#concorsiamo2k19 Ella Davis è una ragazza come tutte le altre, all'apparenza, ma con un passato difficile ed oscuro alle spalle. In seguito alla morte della madre, si trasferisce a New York in cerca di fortuna ed un po' di pace per il suo animo torm...