CAPITOLO 4

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Devon's pov

Non potrei essere più stanco di così. Sono le due di notte ed ho appena concluso un'operazione durata più di dodici ore. È andato tutto bene e la paziente si rimetterà in fretta.
Mi sbrigo a svestirmi, non vedo l'ora di fare ritorno a casa mia. Solitamente, anche dopo turni estremamente lunghi, non prendo mai più di mezza giornata di pausa. Sono un eterno stacanovista, non riuscirei a rinchiudermi per troppo tempo nel mio appartamento senza far nulla. Vivo da solo, eccetto la governante che svolge le mansioni domestiche quando sono fuori, ma la mia tana è fin troppo grande per una persona sola.
C'era un tempo in cui la mia vita era felice, allegra e non sembrava così male, anzi, azzarderei fosse quasi perfetta. Ma poi il destino ha deciso di portarmi via tutto, con una freddezza che neanche io sarei capace di replicare in nessun intervento. Mi ha fatto capire che la felicità non esiste, è mera illusione, riesce a portarti al settimo cielo e all'improvviso farti sprofondare nel baratro più oscuro.

Con mille pensieri che mi attanagliano la testa, mi svesto del camice per indossare i miei abiti e finalmente lasciare l'ospedale. Uscendo, mi imbatto in infermieri e colleghi che si complimentano per la precisione e la riuscita dell'intervento. Rivolgo loro un sorriso tirato e mi affretto a raggiungere la mia auto sportiva.
Sulla via del ritorno, non riesco a non pensare a quanto in realtà sia solo, eppure, sono sempre in attesa di un cambiamento, lo stesso che non arriva mai. Molti mi accusano di non saperlo cogliere, ma è pur vero che quel momento non sia mai giunto. Niente mi trattiene dal rimanere nello stesso posto per troppo tempo, nulla che mi faccia pensare "ma sì, questa volta ne vale la pena." Niente che mi faccia godere questi trent'anni che non torneranno più, trent'anni ed un peso troppo grande da portare da solo. Ma come potrei infliggere a qualcun altro un peso così grande se io stesso costituisco un'afflizione per la mia famiglia?
Una lacrima solitaria sfugge al mio controllo e finisce per cedere alla forza di gravità. Sono così rotto dentro che non credo ci sia una cura per me, sono destinato al tormento eterno e non posso fare altro che attendere la fine.

In una mezz'oretta sono finalmente a casa. C'è un silenzio assordante che quasi inquieta, ma ne sono abituato.
Ho solo la forza di sfilarmi scarpe e camicia per poi catapultarmi letteralmente sul letto della mia stanza. È una fortuna che sia praticamente distrutto dall'operazione, almeno riuscirò a condurre un sonno più tranquillo e profondo evitando che la mente si diverta a giocarmi brutti scherzi.
Sto per addormentarmi, ma un pensiero mi risveglia improvvisamente.
Ritorno a qualche giorno fa e rivedo quella ragazza maldestra piombarmi tra le braccia. Ancora non riesco a credere alle sensazioni che ho provato non appena ha pronunciato il suo nome.

Ella.

Mi passo una mano sul viso stanco e mi forzo di pensare ad altro, ma fortunatamente, dopo neanche cinque minuti, crollo esausto tra le braccia di Morfeo.

Ella's pov

«Quindi mi stai dicendo che in realtà è noioso vivere in un hotel di lusso? Dai non prendermi in giro Richard...»

Sono le cinque del pomeriggio e siamo comodamente seduti ai tavolini di un famoso bar in centro. Il tempo è perfetto, l'aria non è né troppo calda né troppo fredda e si sta davvero bene all'esterno. Prendo qualche patatina dall'apposito contenitore posto sulla tavola ed osservo il cocktail dinanzi a me prima di prenderne un sorso.

«Davvero, Ella! Ti assicuro che ti stancheresti anche tu dopo qualche mese. Troppo lusso, troppo sfarzo anche per me che ne sono abituato da sempre. É una noia.»
Asserisce come se fosse ovvio e prende un sorsetto del suo martini. Sorrido perché in realtà non mi ci vedo proprio a vivere nell'oro e sicuramente mi troverei più a disagio che altro.

«Stento comunque a crederci, ma tanto non posso saperlo in ogni modo, quindi...»
Faccio spallucce e afferro qualche nocciolina. Le adoro.
Richard ridacchia scuotendo leggermente la testa. Poi si fa più vicino appoggiando i gomiti sul tavolo.

«Dimmi Ella, ti piacerebbe soggiornare nel mio hotel per un weekend? Così potrai avere un assaggio e capire di cosa parlo. Aggiungo anche la Spa.»
Sgrano leggermente gli occhi sorpresa della sua proposta. Soggiornare in un hotel di lusso per un paio di giorni..?

«Oh Richard non so cosa dire...»

«Pensaci, anzi puoi portare un'amica con te o un amico. Questo tipo di attività si fanno in compagnia. É tutto offerto da me non dovrai preoccuparti di nulla.»
Mi fa l'occhiolino e mi rivolge uno dei suoi sorrisi migliori per poi prendere un altro sorso del suo martini. Sembra molto convinto della sua offerta e credo che forse dovrei davvero accettare.

«D'accordo allora, accetto volentieri. Sei molto gentile con me Richard.»

«Ma figurati, è un piacere Ella.»
Sorride e finisce in un sol sorso il resto del drink ammiccando leggermente. È un gesto molto carino da parte sua, soprattutto non conoscendoci molto, in fin dei conti. Appena Audrey ne verrà a conoscenza, non potrà non gioire. Adora le Spa.

«Adesso si è fatto proprio tardi, che ne dici se torniamo a casa?» Domando sorseggiando il resto del mio drink avvertendo però una leggera fitta alla testa. Non ci faccio troppo caso, potrebbe benissimo essere l'alcol del mio cocktail, non sono neanche abituata a bere di pomeriggio. La mia espressione deve avermi però tradita perché Richard nota subito qualcosa che non va.

«Ella.. stai bene?» Mi chiede preoccupato aggrottando le sopracciglia.

«Sì, sì. Sto benissimo, andiamo?»

«Sì, ti accompagno a casa.»
Annuisce e lascia i soldi sul bancone per poi porgermi la mano. È molto galante, devo ammetterlo.
Senza ulteriori indugi, la afferro e lasciamo il bel locale insieme per dirigerci verso la sua macchina. Il tragitto è breve, e in men che non si dica, siamo già al mio appartamento.

«Grazie di tutto, Richard. Ti farò sapere per quanto riguarda la tua offerta.»

«Di nulla e conto che tu venga presto, mi raccomando.» Mi saluta con due baci sulle guance e aspetta che entri nel palazzo per poi sfrecciare via a tutta velocità.

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«Audrey! Ho una notizia grandiosa per te!» Urlo esaltata entrando come una furia nel soggiorno.

«E devi per forza urlare Ella? Sto cercando di scegliere un outfit...»
Mi dice sporgendo la chioma bionda fuori dalla porta della sua camera. La raggiungo saltellando e le afferro le spalle.

«Andremo in una Spa! Non sei felice?»

«Davvero?! ODDIO CHE BELLO!» Saltella insieme a me entusiasta.

«È da una vita che volevo andarci! Ci serve un po' di relax! Ma dimmi... perché ci andiamo?»
Scoppio a ridere, in effetti mi stavo dimenticando di riferirle la parte fondamentale del discorso.

«Ricordi quel Richard di cui ti parlai? Bene, si è trasferito qui e ci siamo tenuti in contatto. Oggi mi ha offerto questo soggiorno e ha detto che avrei dovuto portare un'amica. Sono o non sono la migliore coinquilina del secolo?»

«Sì che lo sei! Non vedo l'ora di andarci e di conoscere questo famoso Richard. Che bello, Ella!»
Mi abbraccia felice e saltellante, davvero molto più esaltata di me all'idea del soggiorno. Avevo detto che amava le Spa.

Ricambiol'abbraccio e le sfodero il mio sorriso migliore lasciando che mi trascini incamera sua per aiutarla con la scelta del completo.
Passiamo più di un'ora a ridere e scherzare mentre le faccio provare gliabbinamenti più osceni e Audrey li indossa facendo una mini-sfilata ogni volta.Le giornate dovrebbero essere sempre così, spensierate e piene di risate, mauna nuova fitta alla tempia mi ricorda che non sarò mai del tutto libera, cheil pensiero di mia madre mi perseguiterà per sempre.















Angolo autrice:


Buona domenica a tutti voi, cari lettori. Questo capitolo è abbastanza di passaggio, lo ammetto, ma è necessario per farvi capire il resto della storia. Cosa ve ne pare per adesso? Vi aspetto la prossima settimana!
Kisses <3

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