CAPITOLO 35

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Ella's pov

Circa un mese dopo...

I giorni che precedono il quattro luglio sono sempre molto frenetici. Si sa, gli americani sono davvero patriottici e se c'è una ricorrenza che vale la pena festeggiare, questa è di sicuro il giorno dell'Indipendenza.
I più tradizionalisti sono soliti recarsi in periferia e banchettare con il classico barbecue e fiumi di birra mentre si raccontano vecchie storie e si ha memoria di eventi passati.
Per i più semplici si organizza un pranzo di famiglia e ci si limita a trascorrere una giornata di relax con le persone importanti, ma tutti adorano i fuochi d'artificio e gli spettacoli pirotecnici. Da bambina mi piaceva rifugiarmi sul mio albero preferito per osservare quelle luci spettacolari dall'alto credendo quasi di poterle toccare con un dito.
Era tutto più semplice allora, tornerei volentieri indietro e fermerei il tempo.
Non è il momento di farsi prendere dallo sconforto perché è il primo luglio, è estate, fa molto caldo e non ne posso più di ripulire questa dannata vetrina.
Sidney è tornata quella di prima, evidentemente è stata lasciata dal misterioso fidanzato, e ha ripreso a trattarmi da schifo. Non vedo l'ora di trovare un lavoro migliore e scappare da questo negozietto...

« Posso andare? Ho messo a posto la vetrina e sistemato gli abiti in ordine cromatico... »
« Sì sparisci, prima che cambi idea..» Che antipatica, ma almeno posso filarmela prima oggi. Afferro la borsa e mi catapulto fuori all'aria aperta.

Le giornate si sono allungate molto ed è piacevole passeggiare per tornare a casa con questo clima, anche se di mattina il caldo è torrido. Devo ricordarmi di chiamare il tecnico per far aggiustare il condizionatore, ora che ci penso.
Ma questo pomeriggio non sono diretta al mio appartamento. Devon mi ha promesso che mi avrebbe accompagnata a comprare delle nuove tele che userò per dipingere. Me ne servono di più grandi se voglio sperimentare cose diverse e dare libero sfogo alla creatività. Essendo interessato all'arte, il dottore ha accettato di buon grado di portarmici.
In questo mese ci siamo visti abbastanza frequentemente, anche grazie ai miei amici e alle varie serate alle quali siamo andati tutti insieme. È stato divertente ma non ci siamo avvicinati quanto vorrei e non ho ancora avuto il coraggio di confessargli niente. Ho il terrore che possa rovinare quest'equilibrio che stiamo mantenendo già a fatica ritenendo preziosa la sua amicizia, soprattutto sapendo quanto è difficile per lui legarsi a qualcuno.
Devo mettere da parte questi pensieri perché arrivo al punto di incontro e attendo il suo arrivo seduta su una panchina a godermi questo tardo pomeriggio di luglio.
Cerco di rilassarmi pensando a tutti i progressi che abbiamo fatto in questi mesi e a quanti altri ne faremo continuando su questa linea. Sempre se uno dei due non esplode prima e di sicuro quella persona sarei io.
Mentre mi godo il dolce tepore sulla pelle, delle mani calde mi coprono gli occhi già socchiusi.

« Indovina chi è? »
« Un dottore in ritardo all'appuntamento.» Sorrido istintivamente aspettando che si faccia vedere.

« Giusto. Scusami, ho avuto un contrattempo ma ora sono qui. » Si posiziona davanti a me porgendomi una mano affinché mi alzi. Indossa un paio di jeans chiari, una camicia leggera bianca un po' sbottonata e dei mocassini color cuoio. Il ciuffo spettinato gli ricade sugli occhi ricoperti dalle lenti da sole. È davvero bellissimo.
Gliela afferro e insieme ci dirigiamo al negozio prefissato.

« Ella bentornata! Da quanto tempo che non vieni a farmi visita...» Esordisce Hanna, la proprietaria, non appena mi vede.

« Hanna ciao! Hai ragione, ho avuto da fare ultimamente...» Gli sorrido e mi sporgo per salutarla con due baci sulle guance. Ho trovato questo piccolo paradiso non appena trasferita a New York sei anni fa e da allora non l'ho più lasciato. Prima ci venivo molto più spesso e perciò ho fatto subito amicizia con la proprietaria e suo marito.

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