CAPITOLO 31

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Ella's pov

Siamo già in viaggio da circa tre quarti d'ora per giungere alla meta designata da Devon. Non so dove siamo diretti, ma suppongo in periferia dato il lungo tragitto. Nel frattempo ci manteniamo su una conversazione leggera, parliamo dei nostri amici e della sorella che lo sta pressando per l'imminente sfilata.

« Quindi il grande evento è sabato prossimo? »

« Sì, grazie a Dio... Non ce la faccio davvero più a sopportare mia sorella che si lamenta... »

« Però capiscila, è la sua sfilata. È come se esponessi i miei lavori in una galleria d'arte. Sarei emozionata e andrei sicuramente nel pallone per ogni minima cosa. Dovrebbe essere tutto perfetto. » Mi lancia un'occhiata mentre faccio il mio discorso giocherellando con i laccetti della giacca nera.

« La capisco ma resta che rompe troppo perché sono il fratello e sa che può permetterselo. » Sorrido e scuoto la testa alla sua affermazione. « Comunque siamo arrivati. » Parcheggia l'Audi nera nel primo posto libero che troviamo e scende velocemente dall'auto per aprirmi la portiera.
Lascia le chiavi ad un addetto e mi poggia la mano sulla schiena per condurmi all'interno del locale. L'esterno è molto grazioso e per fortuna non sembra il tipo di locale extra lusso. Mi ci sarei sentita a disagio, ma questo Devon lo sa già.
Mettiamo piede all'interno che non rispecchia affatto la facciata esteriore decisamente più rustica. È raffinato ma non troppo chic. I pochi tavoli sono disposti in mezzo alla sala e c'è anche un uomo che canta e suona il piano in un angolo. La musica è strepitosa così come il resto del ristorante. Meno male che sapeva che non sono abituata a queste cose...
Un cameriere ci accompagna alla nostra postazione e mi scosta addirittura la sedia per farmi accomodare. Credo che sia la prima volta che mi capita.
Lo ringrazio con un sorriso timido e mi schiarisco la voce prima di rivolgermi a Devon.

« Mi piace il posto. Soprattutto la musica.»
« Sono felice che ti piaccia. » Mi sorride e mi porge il menù. Ci sono così tanti piatti che c'è l'imbarazzo della scelta.
Alla fine optiamo per agnello con patate al forno che a detta di Devon, è uno dei piatti migliori che servono in questo posto e devo dire che ha ragione.

« Ammetti che era meglio la mia torta..» Lo prendo in giro portandomi alle labbra una cucchiaiata del tortino al cioccolato e panna che abbiamo preso come dessert.

« Certo, come no. Non c'é proprio differenza, guarda. » Ribatte il dottore rubandomi un po' della panna che lo chef ha messo come decorazione.

« Però il resto della cena era ottimo. »
« È uno dei miei ristoranti preferiti. » Si capisce subito. È un locale piuttosto intimo che all'esterno appare semplice ma che rivela un interno sensazionale. Un po' come Devon, in effetti. Ricordo che una volta Richard lo ha paragonato a "quei cioccolatini che all'esterno sono duri, ma hanno all'interno un cuore di cioccolata fusa".

« Sei stato gentile a portarmici. »
« Figurati, mi andava di farlo. » Fa spallucce, come se fosse la cosa più ovvia del mondo mentre non lo è affatto. Mi resta ancora molto da scoprire su di lui.
Al termine del dessert, un cameriere si avvicina al nostro tavolo per porgerci il conto.

« Non posso convincerti in nessun modo a dividere, vero? »
« Non ci pensare proprio. Ti ho invitata io tra l'altro. » Porge al solito cameriere la sua carta di credito e in pochi minuti siamo fuori.

« Sei stanca? » Mi chiede non appena mettiamo piede in auto e dopo che mi sono allacciata la cintura di sicurezza.
« No, perché? »
« Non vorrei essere la causa del tuo ritardo al lavoro domani. » Mi sorride in modo ambiguo. Ricambio interdetta.

« No, non preoccuparti di solito faccio più tardi la sera. » Beh sono appena le undici...
Annuisce e guidiamo verso la città. Siamo di ritorno meno di un'ora dopo.

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