CAPITOLO 7

143 6 2
                                    

Devon's pov

L'atmosfera che si respira negli ospedali è sempre molto pesante. Non sai mai cosa può succedere, c'è confusione, tensione, impazienza. Eppure è il mio habitat, non saprei immaginarmi in nessun altro posto che non sia questo. I miei genitori, inizialmente, non prediligevano questa mia aspirazione ma alla fine hanno dovuto accontentarsi. I rapporti si sono poi incrinati a causa di ciò che è successo, favorendo il mio allontanamento dalla mia città natale. Non sono americano, sono nato a Londra in Inghilterra, ma ho sempre viaggiato molto per la mia professione fino a stabilirmi a New York definitivamente.

Le settimane sono passate come al solito, scandite dalla monotonia della solita routine ad eccezione di una visita a sorpresa, non me l'aspettavo affatto. Il mio unico migliore amico è tornato nella grande mela e non è di passaggio, bensì, si è trasferito proprio qui. Non potrei essere più contento, finalmente un viso familiare dopo tanto tempo. Egli mi è stato vicino, pur non essendoci fisicamente, quando ne avevo più bisogno e viceversa. Ci conosciamo da anni, è come un fratello per me.

In settimana abbiamo avuto modo di vederci così da salutarci a dovere. Mi ha raccontato le ultime novità, abbiamo parlato del più e del meno, proprio come una volta. È stato un pomeriggio diverso e ho avuto modo di staccare la spina per qualche ora. Come sempre, parlare con lui mi ha fatto bene e non potrei essergliene più grato.
Stranamente, ho ricevuto una sua chiamata ieri sera sul tardi nella quale mi chiedeva se fossi libero per visitare una sua amica l'indomani. Beh, non ho nessun problema a farlo, più tempo passo fuori casa, meglio è, perciò non mi sono fatto scrupoli ad accettare, purché la faccia venire al di fuori dell'orario di visite.

La mattinata procede come al solito, senza troppe emergenze e per ora di pranzo sono già fuori dal Lennox per fare uno spuntino e poi recarmi direttamente al mio studio per le visite private.

Sono le diciannove e trenta in punto, l'ultimo paziente è andato via proprio adesso e non mi resta che attendere l'amica di Richard. Mi accomodo sulla poltrona e mi stendo leggermente. Sto per chiudere le palpebre quando un leggero bussare alla porta mi riporta sull'attenti.

«Avanti.»
La invito ad entrare aspettando che si faccia viva rivelando la sua identità. Non appena la porta si apre, le mie pupille catturano incredule l'immagine della ragazza.

Non ci posso credere. Ma davvero il destino è così bastardo? Ma che razza di problemi ha con me? Non mi ha fatto già male abbastanza? La risposta è ovviamente negativa.
La osservo sulla soglia per attimi che sembrano interminabili e noto che è sotto shock come me. È immobile sul suo posto con la mano a mezz'aria e la bocca leggermente schiusa per la sorpresa.
Come darle torto.

«Entra pure, accomodati.»
Rompo il silenzio imbarazzante che si è venuto a creare accompagnando le mie parole con un gesto della mano.
La fanciulla si riscuote dalla paralisi momentanea e fa qualche passo nella mia direzione accomodandosi sulla sedia posta dall'altro lato della scrivania. I suoi occhioni blu sono spaventati, come l'ultima volta che li ho incrociati, e si guardano intorno agitati per poi puntarsi su di me.

«Ehm.. Richard mi ha consigliato di venire da lei...» Pronuncia le sue prime parole, finalmente, usando un tono troppo formale. Ci siamo già dati del tu, perché fare un passo indietro ora?

«Puoi darmi del tu. Sì, mi ha chiamato ieri per avvertirmi. Come lo conosci?» Sono davvero curioso di sapere come si sono incontrati per diventare tanto amici, forse escono insieme? Nhaa, Rick me l'avrebbe detto sicuramente.

«Giusto, va bene. Ci siamo conosciuti tempo fa nel negozio nel quale lavoro. Tu come lo conosci?»

«Siamo amici da molto tempo, ma parlami pure di cosa ti senti, di cos'hai..»
Mi sistemo il camice appoggiando i gomiti sulla scrivania.

Love will find youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora