CAPITOLO 13

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Devon's pov

Non mi sarei mai aspettato un messaggio di Ella, soprattutto a quest'ora e per chiedermi di vederci per ragioni non professionali. Insiste con la storia dello sdebitarsi, anche se non dovrebbe, perciò non mi resta che accettare l'invito.
La mattina seguente, dopo una bella sessione di allenamento ed una doccia rigenerante, indosso una camicia azzurra con le maniche arrotolate ed un paio di pantaloni neri classici. Tiro i capelli all'indietro e afferro i miei inseparabili occhiali da sole.
L'appuntamento è al parco ma decido di avviarmi comunque con la macchina essendo il Lennox più lontano rispetto al nostro luogo di incontro. Parcheggio al di fuori di esso e l'aspetto all'entrata principale. Arriva dopo poco in tutta la sua naturalezza. A differenza di Summer, non veste in modo succinto ma appare comunque molto bella, non si può di certo negare l'evidenza.

Il bar del parco offre un bellissimo panorama ed essendo nel pieno della primavera, è molto piacevole trascorrere la mattinata all'aria aperta, forse era quello che mi ci voleva dopo tanto stress. Prima di ordinare mi propone un gioco o una sfida, dipende dal punto di vista, ma che decido di accettare ugualmente.
Ella sembra una ragazza a posto, gentile, socievole, divertente e un po' maldestra. È anche curiosa, infatti, cerca in tutti i modi di estorcermi informazioni riguardanti la mia vita privata.
Le concedo di sapere che suono il piano, da quando avevo sei anni, e che preferisco la cioccolata e la pizza alle schifose caramelle gommose che invece mangia lei. Niente di compromettente, insomma.
Faccio fatica a parlare di me, della mia vita privata e soprattutto di quello che è successo, ma mi rendo conto che sfogarsi è sempre la soluzione migliore. Magari potremmo diventare amici noi due.

«Piacciono anche a me.» Mi sorride compiaciuta riferendosi alla mia confessione sulla pizza e/o cioccolata prendendo un sorso del suo cappuccino.

«Dato che ho perso la scommessa, posso offrirti la colazione?» Le domando dopo aver preso qualche sorso del mio caffè nero. Non mi piace che debba offrire lei al posto mio.

«Ovvio che no, non era così il patto.» Fa spallucce fingendo nonchalance.

«No, infatti, ma non posso comunque lasciarti pagare, non è molto da me.» Alza gli occhi al cielo esasperata. Non l'avrà vinta facilmente.

«Avanti Devon, non farti pregare... La prossima volta ti lascerò pagare.»

«Ci sarà una prossima volta?» La domanda mi esce fuori con un tono più sorpreso di quanto volessi in realtà.

«Sempre se ti fa piacere, ovvio.» Si mordicchia il labbro come se le parole le fossero sfuggite dalle labbra senza il suo volere.

«Certo, perché no.» E sono sincero, non mi dispiacerebbe uscire di nuovo con lei, è intrigante per certi versi. Spero sia una buona idea e soprattutto che non me ne penta in futuro.

«Mi fa molto piacere.» Mi risponde soddisfatta e dopo non molto finiamo anche di mangiare. Si alza ancor prima che possa muovere un passo e si precipita a pagare. Ho detto che è anche molto testarda? Fa il suo ritorno vittoriosa e mi dedica un occhiolino.

«Devi andare all'università adesso?» Vorrei almeno accompagnarla tanto sono arrivato in macchina ed è presto per andare in ospedale.

«No, in realtà a lavoro.» Mi dice mentre cerca qualcosa nella borsa.

«Posso darti un passaggio? Almeno mi sentirò meno in colpa per averti permesso di pagare.»

«Sei gentile, ma il negozio è proprio dietro l'angolo, grazie comunque.» Si aggiusta la frangia e si mette la borsa in spalla sorridendomi.

«Bene, allora alla prossima. Ci possiamo sentire telefonicamente a questo punto e grazie per la colazione.» Mi rimetto gli occhiali da sole mentre la guardo sorridente. Mi risponde che va benissimo e si protende per salutarmi con due baci sulle guance. È la prima volta che lo fa e il suo gesto mi sorprende ma non lo do a vedere.

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