CAPITOLO 18 - ALLYSON

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ALLYSON:

Uscii dalla High School correndo a perdifiato, mi sembrava di essere una sonnambula, vagavo senza meta, avevo la testa in confusione, non mi ero mai sentita così afflitta, ad un certo punto le offese di quei due erano scivolate su di me senza lasciare traccia, erano state parole troppo velenose, spietate, ingiustificabili. Nella mia breve vita mi ero sempre sentita un po' emarginata ma non fino a questo punto, nessuno si era messo dalla mia parte e aveva cercato fi fermare quel fiume in piena di parole oltraggiose , qualsiasi mio movimento era stato fuorviato , mi avevano messo in ridicolo davanti a tutti. Dovevo saperlo che Touch aveva costruito un gran castello di carte per poi affondarlo senza pietà.

Non sarei più tornata in quella scuola, mai più, avrei dovuto parlarne a mia madre, forse non avrebbe capito, ma sono sicura che mi avrebbe aiutata, l'aveva sempre fatto anche in passato, avremmo cercato insieme una soluzione, mi sarei trasferita in un'altra scuola, non sarebbe stata importante come la High School ma non mi importava più, speravo solamente che non fosse troppo tardi per cambiare scuola, Sapevo che le leggi in questo campo erano molto rigide, una volta iscritti ad una scuola non si poteva cambiare fino alla fine dell'anno scolastico, ma se fosse stato così avrei potuto chiedere al preside di cambiarmi sezione, quello forse si poteva fare.

Inconsapevolmente mi accorsi di essere entrata nel cortile della cascina di Michael, le mie gambe lasciate libere di fare quello che volevano, disconnesse dal cervello si erano dirette nell'unico posto dove mi ero sentita felice e sicura. Recuperai le ultime forze, sentivo il cuore in petto che stava per scoppiare ed i polmoni faticavano a mantenere equilibrato il respiro, l'affanno stava per sopraffarmi, ma il fumo che usciva dal comignolo, segno che Michael si trovava in casa mi diede la forza ed il coraggio per avanzare fino alla porta.

Giunta davanti a quella porta con le tendine cominciai a battere i pugni senza fermarmi, stavo ancora piangendo, quante lacrime avevo ancora da versare, le avevo sentite scendere durante la mia folle corsa per allontanarmi il più possibile dalla scuola, bussai ancora ed ancora e ad un tratto sentii la voce di Michael dire:-" Un momento maledizione, sto arrivando, calma".

Non riuscivo a smettere di bussare, la sua voce aveva agito da propulsore e le mie mani continuavano a percuotere il legno di quella porta, poi la porta si aprì e senza pensarci mi gettai nelle braccia di Michael. Singhiozzando cercavo di parlare ma mi uscivano dalla bocca  solo frasi disconnesse e parole senza senso.

"Allyson" disse "che ti succede? Perché stai piangendo? Calmati, entra e raccontami tutto".

"Ti prego Michael aiutami, proteggimi, non ce la faccio più, per favore fammi restare un po' qui con te".

"Non c'è problema", rispose con la sua voce pacata, "ma adesso cerca di tranquillizzarti, sei da amici e farò il possibile per aiutarti, ma devo sapere di che si tratta non credi?"

"Sì" risposi "hai ragione, ti racconterò tutto, ma adesso ho solo bisogno di sfogarmi, abbracciami forte ti prego, non riesco a sopportare questo peso da sola".

"Ok" replicò Michael, "vieni qui siediti e sfogati, io sono molto paziente, so aspettare, quando ti sentirai pronta mi racconterai cosa ti è successo per farti stare così male".

"Grazie" risposi tra le lacrime, "sei l'unico amico che ho".

Passò un po' di tempo prima che riuscissi a parlare normalmente, prima si fermarono le lacrime, si calmarono i singhiozzi, probabilmente con le mie lacrime gli avevo bagnato la camicia bianca che indossava, magari si stava preparando per uscire ed io gli ero piombata in casa senza avviso e senza chiedergli se disturbavo.

"Mi dispiace Michael", iniziai debolmente "magari tu avevi da fare e dovevi uscire ed io ho intralciato i tuoi piani, non ne faccio mai una giusta, ma ero troppo sconvolta, di solito non agisco così impulsivamente sono più razionale, ma oggi è stata una brutta giornata......"

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