CAPITOLO 38 - SEBASTIAN

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SEBASTIAN:-

Erano passate due settimane, ormai eravamo arrivati alla fine di ottobre, con Bruce non avevo più avuto occasione di parlare, lui mi snobbava semplicemente come se non mi vedesse, ogni volta ci stavo più male, ma non sapevo come fare per ristabilire il rapporto che avevamo solo pochi giorni prima.

Avevamo sbagliato tutti e due, due caratteri che alla fine si somigliavano parecchio, nessuno sembrava voler fare un passo per avvicinarsi all'altro e così i giorni erano passati nella monotonia delle ore di lezione , nella caparbietà dei nostri silenzi. Anche Allyson se ne stava da sola, sembrava che avessero litigato e la colpa questa volta era mia, mi ero messo di mezzo, vittima della gelosia che mi aveva assalito , ma lui non avrebbe dovuto portarmela via quando sapeva quanto fossi interessato a lei.

Adesso eravamo tre fantasmi che la mattina si incontravano in classe, non si parlavano, e finite le lezioni sparivano alla velocità della luce, a volte mi vergognavo a pensarlo, ma mi mancava parlare con Bruce, persino anche quando mi sfotteva o mi mandava a quel paese, non riuscivo a capire cosa mi attraesse verso di lui, all'inizio pensavo fosse la novità di frequentare una persona di origini diverse dalle mie, ma poi questa motivazione era sparita e forse sinceramente devo ammettere che non era mai esistita, la verità era che Bruce mi piaceva, mi piaceva stare con lui, era sincero, leale e mi fidavo più di lui che di Alan e Oliver che consideravo come fratelli.

L'accusa che gli avevo rivolto di avermi portato via la ragazza, giorno dopo giorno si era indebolita, iniziavo a vedere delle incongruenze nella costruzione della mia teoria, c'erano cose che non riuscivo a spiegarmi, mi ero convinto che la sera che mi aveva telefonato, aveva davvero chiamato per parlarmi di qualcosa di importante e dentro di me sentivo che l'argomento di quella conversazione era Allyson; avevo perso un'opportunità e solo un miracolo avrebbe potuto cambiare la situazione; avrei volentieri voluto spostare indietro le lancette dell'orologio e rivivere quel giorno in modo diverso, ma non era possibile, quel tipo di desiderio non avrebbe potuto essere esaudito; alla fine i soldi non comprano la felicità.

Il compito in classe di chimica, aveva esaurito le mie energie già deboli, per cui quando suonò la campana della fine delle lezioni raccolsi lo zaino in spalla e senza attendere gli amici me ne andai verso il parcheggio. Non avendo il rientro nel pomeriggio avrei avuto il tempo di dedicarmi ad altro.

Bruce se ne era già andato, ultimamente sembrava avere una fretta incredibile e non lasciava nemmeno finire la lezione che si fiondava all'uscita. Non avevo visto uscire nemmeno Allyson ma sapevo che a volte lei imboccava l'uscita secondaria che si trovava dal lato opposto del parcheggio; un giorno entrando in classe mi ero quasi scontrato con lei ed istintivamente le avevo sorriso e l'avevo salutata con un ciao, ma lei non mi aveva risposto, si era scostata ed aveva proseguito la sua strada.

Uscii dal cancello, mi accorsi con la coda dell'occhio che Bruce era appoggiato a uno dei pilastri dell'ingresso, senza pensarci tornai sui miei passi e mi fermai vicino a lui, "che vuoi?" mi disse sgarbatamente, "adesso hai tempo da perdere con uno come me?"

Le mie parole dovevano averlo ferito perché se le ricordava dopo parecchi giorni, "ascolta" cominciai "potremmo anche smetterla di fare i bambini, siamo adulti, abbiamo avuto un diverbio, ma possiamo parlarne" dissi tutto d'un fiato.

"E se io non ne avessi voglia? In fondo non eravamo nemmeno amici, e comunque non sento per niente la tua mancanza, anzi direi che eri diventato la mia palla al piede."

"Se pensi che offendendomi me ne andrò, ti sbagli, voglio scusarmi con te, mi dispiace averti aggredito verbalmente e averti fatto litigare con la tua ragazza, istintivamente ho reagito male, ma razionalmente ho capito di avere sbagliato, voi avete tutti i diritti di stare insieme, chi sono io per impedirlo?"

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