CAPITOLO 34 - SEBASTIAN

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SEBASTIAN:

"Finalmente siamo riusciti ad uscire una sera, ci tenevo sai Miriam?"

"Anche per me è un piacere Sebastian, mi sei molto simpatico e sei un ragazzo d'onore, quando fai una promessa la mantieni".

"Avevi pensato che non ti avrei chiesto di uscire?"

"Sai a volte i ragazzi ti invitano ad uscire , ti dicono ti chiamo io e poi non si fanno più sentire".

"Io non appartengo a quella categoria," risposi convinto, "se voglio invitare una persona significa che mi fa piacere trascorrere una serata con lei".

"Ti ringrazio ma non dovevi disturbarti a scegliere un ristorante così lussuoso, non sono vestita nemmeno per l'occasione, hai visto come mi ha guardato il tipo all'entrata? Era leggermente schifato".

"Ma chi se ne importa?" replicai. "Tu sei con me e se decidi di indossare i jeans invece di un abito va bene così, devi essere tu , a me interessa che tu non ti senta a disagio altrimenti ci alziamo e ce ne andiamo, non c'è nessun problema".

"No per favore" mi rispose Miriam con gli occhi che luccicavano, " ho sempre sognato di sedermi un giorno ad un tavolo preparato come questo in compagnia di un bellissimo cavaliere ed il sogno si sta avverando, non rovinarmelo, non mi capiterà un'altra volta. Se però sei tu a sentirti a disagio" continuò con uno sguardo più dispiaciuto "perché non sono vestita bene come tutte le donne che ci sono in questa sala ...."

"Tu sei bellissima e mi piaci così come sei perché sei sincera, sei vera, spontanea, la interruppi con un sorriso..

"Sicuro che i miei capelli verdi non attirano l'attenzione?" mi chiese un po' incerta guardandosi attorno.

"Forse sì, ma solo perché sono originali , sai non deve essere affatto facile portare un simile colore con così tanta disinvoltura e poi danno un tocco di luminosità e di freschezza a questo posto, gli altri commensali mi sembrano dei pinguini imbalsamati il giorno della loro prima comunione".

Miriam scoppiò in una risata cristallina, contagiosa ,era bellissimo sentirla ridere, "sai" continuò "anche io avevo pensato a dei pinguini, si direbbe che i nostri pensieri viaggiano sullo stesso binario".

Il cameriere ci porse il menu con fare sussiegoso , qualcuno avrebbe potuto informarlo che non era una cena ufficiale , ma solo una cena tra due amici, pensai.

La mia bocca fu più celere del pensiero e senza accorgermene esclamai:-" Perché non sorridi ogni tanto, saresti più convincente".

"Prego ,come dice signore?" fu la sua risposta.

"Niente mi scusi" corressi leggermente il tiro, quello era un ristorante famoso per l'etichetta, forse ero io che avevo sbagliato a portare Miriam in quel posto, fortunatamente avevo scelto di vestirmi casual e non come tutti gli altri pinguini, ma la cosa non sembrava essere stata gradita dai proprietari dell'Excelsior.

Mi immaginavo già i commenti che avrebbe suscitato questa cena tra i benpensanti di Burlington.

"Ma hai visto quel Touch? Era a cena con una stracciona dai capelli verdi."

Si vede che vive da solo e che nessuno gli ha insegnato l'etichetta, e sì che sua madre era una delle donne più raffinate ed eleganti; peccato che sia sparita così prematuramente dai salotti della città. Sarebbe stata la stessa storia, tutti a rimpiangere una donna che era confinata in un istituto per malati mentali, ecco a cosa era servita l'etichetta, il protocollo, e tutte quelle stronzate.

"Che c'è?" mi chiese Miriam accarezzandomi la mano, "all'improvviso ti sei rabbuiato è colpa mia?"

"No Miriam non pensarlo mai, ho solo ricordato cose poco piacevoli che nonostante siano lontane fanno ancora male".

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