CAPITOLO 98 - ALLYSON

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ALLYSON:

I camerieri se n'erano appena andati, ma io non li avevo nemmeno visti uscire, i miei occhi avevano una sola traiettoria, stavano puntando inesorabilmente il vassoio che si trovava a pochi centimetri dalle mie dita che nervose stavano tamburellando sulla prestigiosa tovaglia in attesa di afferrare quelle leccornie.

Nel vassoio vedevo spuntare tanti gustosissimi stuzzichini, li avevo visti anche la sera prima durante il buffet, c'erano salatini, tartine, rotolini di frittata, verdure pastellate , almeno ricordavo che Penny le avesse chiamate in quel modo. Il vassoio a lato di Sebastian invece conteneva una varietà assurda di salumi disposti ad arte , al centro del vassoio un piccolo rialzo faceva da sfondo d'appoggio a fette di prosciutto crudo che scivolavano verso il fondo del piatto sfiorando fette di salumi diversi disposti a raggiera sopra deliziose e croccanti foglie d'insalata.

Il mio stomaco stava iniziando a dire la sua, vedere tutto quel ben di Dio in una sola volta non doveva di certo lasciarlo indifferente, perciò iniziò a rumoreggiare dapprima delicatamente, sembrava incitarmi a dare inizio al banchetto, fosse stato per me l'avrei accontentato volentieri, avrei afferrato d'istinto tutto ciò che le mie dita riuscivano a raggiungere e me lo sarei portato alle labbra, ma fortunatamente la mia testa si oppose e mi diede l'alt.

" Fermati Allyson, non vedi che nessuno si è mosso?" mi ammonii silenziosamente.

Anche se la razionalità aveva avuto il sopravvento restare inerte a quella tavola era un sacrificio che non sarei riuscita a sopportare a lungo; per distrarmi diedi un'occhiata veloce agli altri vassoi dove vedevo apparire due torte salate presentate a fette uguali e oblunghe, in realtà le porzioni erano un po' striminzite, accidenti, la sera prima nel marasma generale ero riuscita ad accaparrarmi ben tre fette di una torta al formaggio, prosciutto e spinaci deliziosa, ma adesso sarebbe stato da maleducati servirsi dosi abbondanti nel piatto; durante la Vigilia avevo osservato Penny, lei aveva girato per il buffet spiluccando qua e la qualche stuzzichino, il suo piatto era rigorosamente vuoto e pulito, niente al confronto del mio strapieno ed abbondante di salse d'ogni tipo. Quello di Penny sembrava una tela disposta su un cavalletto in attesa della mano di un'artista, mentre il mio era il ritratto naif di qualche pazzo che spinto da colpi di genialità creativa aveva semplicemente rovesciato la tavolozza su una tela e con il pennello ne aveva disperso i colori in un ammasso informe ed inguardabile.

Eh sì avevo proprio tante cose da imparare!

Guardai affranta e quasi disperata la serie di posate disposte a fianco del piatto, ma lo facevano apposta a metterne così tante ? Sembravano tutte uguali, una vicino all'altra come tanti soldatini sull'attenti! Sicuramente era per confondere la gente! Che bisogno c'era di usare tre forchette e tre coltelli diversi? A casa mia io e la mamma usavamo un'unica forchetta dall'inizio del pranzo sino alla fine; però dovevo ammettere sinceramente che la nostra tavola non avrebbe mai visto un simile assortimento di cibo in un'unica volta.

Anche la fila dei bicchieri mi faceva sorgere il dubbio che bere una sola goccia d'acqua sarebbe diventata un'impresa da non sottovalutare.

L'ansia mi stava percorrendo lo stomaco creando un'attesa strana e diversa, il mio stomaco avrebbe dato l'assalto alle vivande al grido di "Evviva diamoci alla pazza gioia" mentre allo stesso tempo le rotelle del cervello giravano spasmodicamente in cerca di qualche soluzione che non mi facesse incorrere in qualche temutissima figuraccia.

Beata Lorelai, la sua tenera età la salvava da tutte queste forme assurde di galateo.

La osservai quasi invidiosa raccogliere con le manine una pizzetta e portarsela alla bocca chiudendo gli occhi mentre assaporava il gusto e con la lingua si leccava le briciole rimaste appiccicate alle labbra.

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