CAPITOLO 67. -SEBASTIAN

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SEBASTIAN:

Non poteva essere vero, quella non poteva essere Allyson, quella era la metamorfosi di Allyson, forse aveva una sorella gemella, la ragazza che mi stava davanti non aveva niente a che fare con la mia piccolina, questa era una valchiria, dalle lunghe falcate, con un corpo stratosferico.

"Tesoro"! mi disse sventolandomi la mano davanti agli occhi, "non ti senti bene? Sei diventato tutto rosso, ti è andata la cena di traverso?"

"Ma Allyson" risposi ritrovando il dono della parola, "che hai fatto?"

"Mi sono cambiata come mi hai chiesto tu?"

"Ma......" continuai io "credevo fossi entrata qui per cambiarti le scarpe".

"Ricordi cosa mi hai detto oggi?" aggiunse. La guardai facendole segno di continuare.

"Quando mi hai salutata mi hai detto, strabiliami piccolina e sembra proprio che io ci sia riuscita" mormorò con un sorriso malizioso.

" Adesso dimmi come faccio ad insegnarti a giocare a bowling? Dovrò impiegare il tempo a farti da paravento per bloccare le occhiate di tutti quei maschi vogliosi".

"Ma smettila! Nessuno si accorgerà di me, andiamo coccodrillo".

Di sicuro non avendo mai frequentato una sala da bowling non conosceva i suoi seguaci, mi si prospettava proprio una bella serata, ma cosa mi era venuto in mente di dire quella frase stupida! Strabiliami!   Vero, ma io pensavo che indossasse un abitino, qualcosa che la rendesse più femminile,  così,  invece si era trasformata in una vamp mangiauomini.

Prima di uscire mi sincerai che non ci fossero in giro i soliti stupidi in cerca di guai, poi mi spostai e lei si avviò verso le corsie, ma le restai praticamente incollato, mentre raggiungevamo la nostra postazione.

"Sebastian" mi redarguì, "se non ti scosti, giuro che ti pesto un piede. Fatti da parte e lasciami respirare, fa caldo qui, se mi stai così appiccicato, rischio di finire in apnea".

Aveva ragione, non potevo starle incollato come un francobollo se dovevo mostrarle come si giocava, a malavoglia mi spostai e afferrai la palla.

"Perché ha tre buchi?" chiese candidamente.

"I fori le spiegai sono fatti per introdurre le dita ed avere una presa più ferma, vedi qui devi mettere il pollice e qui deve infilare l'ultima falange del dito medio e dell'anulare, è chiaro?"

Lo sguardo smarrito che mi rivolse mi portò a ripetere l'operazione, poi continuai, "appoggi la boccia nel palmo della mano rivolta verso l'alto, il gomito all'altezza del fianco e mantenendo teso l'avambraccio, la lanci verso i birilli".

"Osserva me" dissi lanciandola, il tiro era stato abbastanza buono e cinque birilli erano caduti a terra, normalmente in una vera partita avrei ritirato una seconda volta per cercare di fare strike, ma quella sera dovevo dare una lezione alla mia piccolina e lei mi sembrava molto acerba in questo campo.

Le passai la palla, ma non fece neppure in tempo ad afferrarla che cadde rovinosamente a terra.

"Quanto pesa! saranno almeno dieci chili" azzardò.

"Ma che dici Allyson arriva si è no al chilo e mezzo, avanti il tuo zaino pesa molto di più".

"E' vero" concordò sbuffando, "ma quello lo porto sulle spalle, comunque, va bene riprovo".

"Brava non ti arrendere" esclamai, battendo le mani in segno di incoraggiamento.

Raccolsi la palla da terra e dopo averle mostrato per la terza volta il modo di afferrarla, gliela passai; il movimento non era molto fluido, e le sue dita scomparivano all'interno dei buchi, così le sarebbe caduta di nuovo.

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