Capitolo 29

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Mi scuso in anticipo. Ultimamente sono molto impegnata, il tempo é sempre meno. Non so se riuscirò sempre a ritagliarmi un po' di tempo per scrivere. I capitoli saranno più corti, e forse (spero di no) aggiornerò meno frequentemente. Spero che la storia vi stia piacendo e che continui a piacervi.

"Peter sei tu?" Quella voce.
Peter si gira molto lentamente e i suoi occhi si inquinano di rabbia.

" Scarlett..." quasi ringhia.
Mi volto anche io. Davanti a me appare una ragazza non molto alta, con grandi occhi color nocciola, capelli neri molto folti lunghi fino al seno.
" Peter....da quanto-"
Peter la interrompe.
" no, se non vedi ho altro da fare. Visto che non è per niente bello vederti, visto che non ne voglio sapere niente. Vattene."
" Peter dobbiamo parlare..." dice lei calma.

" no, non ti voglio ascoltare. Ho detto vattene!" Dice alzando il tono di voce.

" ti prego." Sospira la ragazza.
" Ho detto no. Non insistere Scar!" Si alza dalla sedia e se ne va.
" Cass vai a cercarlo." Dice Dimitri.

Mi alzo e vado nella direzione in cui se ne andato.
Sto girando da venti minuti.
Di lui nessuna traccia, al telefono non risponde.

Lo hai cercato al parco?
Si, e non cerar.
Al porto?
È andato Alaska e non c'era.

Aspetta....so dove è.

Incomincio a correre verso la metro.
Sono le sei e in metro non gira bella gente.
Sono davanti alle scale della metro indecisa se scendere o meno.
Faccio un respiro profondo e scendo.

Vago un po' con lo sguardo finché non lo vedo seduto contro il suo muro, con la testa sulle ginocchia.

Mi avvicino lentamente e mi siedo vicino a lui.
" vattene Cass ti prego..." la sua voce è bassa e profonda.
" no Peter, non me ne vado. Ho girato mezza città, ora non me ne vado." Dico mettendo una mano sopra la sua.
Con un movimento brusco la toglie e mi guarda.
" Ho detto vattene. Non voglio stare con nessuno, a parte la bottiglia di birra." Dice
Il suo tono è più alto, le sue parole mi arrivano diritte.
" ho detto no cazzo! Non me ne vado." Mi alzo.
" smettila, smettila, smettila!  Cazzo Cass! La devi smettere. Vattene, ho detto che voglio stare solo!" Mi urla contro.

Il cuore perde un battito, gli occhi cominciano a bruciarmi. Inizio a mordermi il labbro inferiore per impedire alle lacrime di rigarmi le guance.

" fottiti Peter, sono passate meno di dodici ore e le tue parole, quelle scritte sullo striscione sono già andate a farsi fottere. Forse non erano vere, forse erano solo buttate li a caso. Anche se stai male, non puoi allontanare tutti, tanto meno una ragazza che ci tiene davvero a te, una ragazza alla quale hai detto 'ti amo'. Sei tu che la devi smettere Peter. Non io!" Rispondo a tono e mi congratulo con me stessa per essere riuscita a trattenere le lacrime, per aver impedito un pianto isterico.

Corro, corro sempre più veloce. Corro per non pensare, corro per non piangere in mezzo alla strada.

Arrivo a casa, senza salutare nessuno corro in camera mia e una volta chiusa la porta alle spalle, mi accascio su di essa e inizio a piangere in silenzio.
Il telefono nella tasca continua a vibrare per chiamate e messaggi, alle quali non risponderò.
Sono furiosa. Non sono passate manco  dodici ore che mi ha detto ti amo, già mi ha trattato di merda. Capisco che rincontrare Scarlett sia stato doloroso per lui, ma non può trattarmi male, io non gli ho fatto niente, volevo solo stargli accanto, fargli compagnia.

Bussano alla porta.
" Nick, non mi va di parlare..." dico cercando di non far capire che sto piangendo.
" non mi frega, io entro lo stesso." Dice e spalanca la porta facendomi spostare.
La richiude dietro le spalle e si siede affianco a me.

" racconta...." sospira
" erano le tre, quando ci siamo stamattina...."
Gli racconto tutto, quando arrivo alla parte del porto, si irrigidisce ma continua ad ascoltarmi anche se mi interrompe quasi sempre.

" poi l'ha vista, bhe sai come è andata" sospiro asciugano una lacrima che è scesa fino al labbro.
" forse devi dargli tempo, fagli realizzare quello che è successo.
Sono sicuro che non ti avrebbe mai delle cose del genere se fosse stato ' sobrio' diciamo"
" io non lo so più cosa avrebbe potuto dire." Dico pensandoci bene.
" comunque state insieme da poco....può succedere. Ti aveva avvisato, nel senso ti aveva detto che Scarlett lo ha fatto stare male." duce mio fratello.
" ma non ha senso far soffrire anche me. Io volevo solo aiutarlo." Poso la testa sulla sua spalla.

" di sotto ci sono i ragazzi..." dice alzandosi.
" Alaska e Francesca?"
" no, dovevano preparare una lavoro per il corso di musica"
" ok"
" vuoi venire?" Chiede Nick aprendo la porta.
" no, leggerò un po'....o forse un film...." sorrido lievemente.

Vado alla mia libreria, prendo il libro di noi siamo infinito. L'ho letto già due volte, ma è un libro troppo bello, quindi lo rileggo. Mi butto sul letto e inizio a leggere. Subito mi rilasso e mi immergo nel mio mondo.

*  " vaffanculo!!" Una ragazza in mezzo alla metro urla.
" torna qui! Subito!" È in lacrime.
Si accascia a terra e inizia a tramare. Mi avvicino, non ho idea di chi sia.
La guardo.
Sono io.
Quella ragazza sono io.
Ma perché?
Perché sono in metro che piango?

Si alza e si asciuga gli occhi, il suo e meglio mio sguardo, è perso, vuoto.
Una mano si poggia sulla sua spalla. Guardo in direzione della mano, fino ad incontrare una chioma rossa.

Logan. Perché Logan è qui....
Che sta succedendo....*

Mi sveglio di soprassalto con il libro in faccia. Devo essermi addormentata e il libro mi è caduto in faccia.

Mi alzo e lo ripongo assieme agli altri libri. Sono le due di notte. Il cielo è pieno di stelle luminose ognuna diversa dall'altra.
Mi siedo sul davanzale interno della finestra e poggio la testa sul vetro.

Un robo di moto mi fa spaventare.
La moto di Peter si è fermata davanti al cancelletto.
Lo vedo mentre cerca di scendere dalla moto senza cadere. Barcolla per qualche passo.

Viene sotto la mia finestra e non appena i nostri occhi si incontrano, il mio corpo viene percorso da una marea di scariche.

Barcolla e cade.
È ubriaco perso...
Quanta perspicacia...
Ma finiscila....forse dovresti aiutarlo.
No. Sono ancora arrabbiata, non tanto come prima ma abbastanza.

" Cassy apri la finestra!" Urla
" non urlare" gli dico
" Cassy....Cassy.....che ne dici!"
" vattene e ritorna quando sarai sobrio." Gli dico girandomi.
" no signore. Io non me ne vado!" E si siede sull'erba.
" bene allora a domani." Chiudo la finestra e mi siedo sul letto.

" non vale così!!" Gli sento dire.
Non voglio parlargli, almeno non oggi.
Deve imparare ad accettare l'aiuto delle persone che gli vogliono bene.






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