Una vecchia conoscenza.

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Diciotto anni erano passati, diciotto anni da quella strage. Tutta la Finlandia ne era a conoscenza di quello che era accaduto a uno dei popoli più antichi : gli Heimo. Furono un popolo così gioioso e tutti erano così gentili. Tutti i villaggi, le città e le tribù di quella nazione, si chiedevano perché un popolo come quello, doveva essere stato preso di mira dall'ira dagli dèi. Forse non avevano rispettato le loro volontà? Non avevano donato abbastanza offerte da sfamarli? Chi lo sa come ragionavano gli dèi, o che emozioni e sentimenti provassero.

Era una giornata gelida, come sempre. I pettirossi iniziavano a sentire l'arrivo della primavera, ma la neve che si era posata da tutte le parti nell'inverno ormai quasi passato, non lo lasciava neanche a vedere. Gli scoiattoli uscivano fuori dalle loro piccole tane e iniziavano a mangiare le prime bacche che riuscivano a trovare. I cervi maschi più giovani, iniziavano ad avere le prime corna sulla loro testa. Alcuni di loro le avevano già : erano grandi, ramose, possenti come il loro animo, fiero e puro.

In un altro luogo invece, su nei cieli limpidi, c'era il caos. Gli dèi. Un grande concilio, tutti gli esseri soprannaturali esistenti che rappresentavano l'ecosistema, l'equilibrio, il giorno e la notte, erano lì, per assistere a uno dei numerosi incontri.

«SILENZIO, SILENZIO!» disse una voce squillante.

E si zittirono, all'entrata della regina degli dèi, colei che governava il cielo, colei che veniva considerata l'imperatrice. Una donna alta e snella, I capelli lunghi, mossi e biondi. La sua testa era decorata con una corona di piume d' aquila. L'armatura dorata e lucente, e la tonaca bianca candido che copriva il suo corpo. La donna si sedette sul suo grande trono, controllò che tutti i suoi ospiti fossero ai loro posti, che fossero in silenzio e che tutti fossero presenti. Ella sospirò, sapeva già di cosa dovevano parlare - dopotutto, era stata lei stessa a organizzare il concilio.

«Come già tutti sappiamo, un dio che si pensava ormai arreso, esattamente diciotto anni fa, decise di adottare sotto preghiera un umano, quell'umano. Molti di voi, avranno di sicuro da ridire sulla faccenda, ma sia chiaro che stiamo parlando di uno di noi, un dio...»

«Un codardo!»

Una divinità urlo tra la folla. Egli incoraggiò a creare ancora caos nella grande cavea. L'imperatrice dovette ricorrere a battere il suo bastone sul pavimento per ottenere il silenzio di alcuni istanti prima.

«ORDINE, ORDINE! Ufff... bene, adesso, si può sapere cosa c'è che vi affligge a tutti voi? Sapete bene che un dio non può assolutamente rinunciare a una preghiera, di qualsiasi genere essa sia se ovviamente non implica grossi danni. Soujus ha fatto il suo lavoro come noi tutti facciamo.» disse la bionda, mentre cercava di restare più calma possibile. Era lì presente da meno di cinque minuti e già percepiva uno stato di piena ira. Sì portò due dita sul naso quasi per dire : "Sono circondata da idioti". Sentiva di poter scoppiare da un momento all'altro come un vulcano. Strinse saldamente le sue esili dita alla fine dei braccioli del trono, ove delle volte vi erano state scolpite. Strinse a tal punto che le punte delle sua dita e nocche divennero pallide, quasi come se il suo sangue avesse smesso di scorrere all'interno delle sue vene.

Un Dio dai capelli ricci e corvini si alzò dalla cavea. Fissò con grande disprezzo la bionda che al momento vedeva tesa come una corda. Più la si tendeva, più si otteneva il rischio di sciogliere i suoi legamenti, che facevano in modo di non spezzarla e dividerla.

«Ah si? Il suo "lavoro"? Per anni Soujus è restato a far niente, perché tutto ad un tratto gli importa degli esseri umani? È restato per ben... che ne so, quasi cento anni a dormire?»

Breath Of The Wild : La dea dei ghiacci (in riscrittura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora