Tormenta.

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La corda tesa, la freccia pronta a schioccare.
Alias non demordeva. Da come Soujus lo aveva strattonato via, si sentiva minacciato da quelle persone. Aveva interpretato quel gesto come se Dafne e gli altri volessero fargli del male, portato via da Soujus e poi ucciderlo.
Il giovane castano sentiva il cuore martellare a mille nella sua cassa toracica, le mani tremare, gli occhi fugaci che cercavano di tenere d'occhio il gruppetto di inseguitori.
Il dio cercò di convincerlo in tutti i modi a farlo smettere, ma niente, tutto sembrava essere vano.

«Metti... l'arco... giù... ti prego...» disse Dafne preoccupata e in un modo molto tranquillo, quasi come se stesse parlando a suo figlio. Non voleva che ferisse qualcuno, la freccia poteva sbadatamente schioccargli di mano. «Lui ha detto che ti chiami Alias vero?... È un bel nome... credo di averlo già sentito sai?» aggiunse.

Alias corrugò ancora di più le sue folte sopracciglia, ma quando ella disse di aver già sentito il suo nome, il tremore alle mani si placò e la carda dell'arco iniziò a diventare man mano più rilassata. Gli stava parlando in modo così tranquillo, e quasi riconosceva quel tono. Era materno. Un'intonazione che gli mancava, che sentiva il bisogno di avere nella sua vita. Una madre, ecco cosa voleva.
Dove aveva sentito il suo nome?

«C-Chi... siete voi?...» parlò tremante il riccio.

«Non è gente che ti riguarda Alias, adesso posa tutto e vieni con me.» Soujus pose la sua mano al ragazzo, ma egli non la prese, anzi, non si voltò nemmeno per ascoltarlo.

«Io mi chiamo Dafne, e sono la dea della guerra.» fece un inchino, poi riprese «La ragazza di fianco a me si chiama Kaapata, lei è la dea dei ladri.» Kaapata gli strizzò un occhio e sorrise. «Il ragazzo biondo si chiama Aatari e viaggia con me, il rosso si chiama Lives, l'ho incontrato da poco qui a Turku.»
Aatari fece un gesto amichevole con la mano ma Lives rifiutò di presentarsi.

Soujus sospirò e si arrese. A quanto pare Dafne sapeva usare un metodo ben preciso per far passare tutti dalla sua parte, non lo aveva mai capito e non lo capirà mai. Non sarebbe mai riuscito ad arrabbiarsi con lei. La conosceva sin da quando era un bambino che ancora non aveva una vasta conoscenza della magia e della vita divina.
Il suo carattere tenace ma allo stesso tempo scarno erano quello che faceva di lei una divinità perfetta, amata e venerata da tutti.

Però nonostante tutto Alias non si fidava ancora ciecamente, ma il suo dio non agiva e il che lo lasciava altamente perplesso. Doveva fidarsi, oppure no? Egli teneva ancora l'arco e la freccia tra le mani, in tal caso uno dei quattro decidesse di fare qualcosa che non gli sarebbe andato a genio.

«Il modo in cui tieni l'arco mi fa intuire che non riesci ancora a fidarti di noi, okay posso capire...» ancora quel tono materno uscì dalle sue labbra color porpora. «... ma se vuoi vai pure ragazzino, io volevo solo incontrati dato che nel regno divino si parla molto di te. Non dovrai temere, non ti seguiremo.»

Dafne alzò le mani e si allontanò camminando all'indietro, molto lentamente. Alias guardò Soujus, e all'interno di quel cappuccio che gli oscurava totalmente il volto, cercava l'approvazione dei suoi occhi lucenti e blu per andarsene insieme a lui. Il grigio non disse niente semplicemente si voltò e iniziò a camminare, se Alias avesse voluto seguirlo allora lo avrebbe raggiunto in men che non si dica.
Il ragazzo stava macchinando; forse era vero, non voleva davvero fargli del male, dopotutto, si erano incontrati tutti per puro caso. Alias sistemò le sue cose dove erano prima, era più rilassato. Però ancora qualcosa lo tormentava : cosa doveva fare? Stare lì impalato? Oppure seguire Soujus? Qualcosa gli diceva che doveva restare, ma il suo mentore cosa avrebbe fatto?

«Non vai?»

«Uh? Ah sì, adesso lo raggiungo.»

Dafne gli sorrise e annuì aggiungendo un "Bene".

Breath Of The Wild : La dea dei ghiacci (in riscrittura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora