Alias e Soujus

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Il chiasso era inevitabile. I mercanti urlavano, urlavano e urlavano, insomma, era tutto quello che si poteva udire a Turku una cittadina nata solo cento anni prima. La città pullulava di persone, provenienti da quasi tutto il sud della Finlandia; i mercati di Turku erano famosi per la loro grandezza e prodotti di alta qualità. Anche se la città esisteva da davvero poco tempo, le buone critiche da parte di baroni e viandanti, l' avevano portata al suo attuale splendore. Ogni giorno e ogni notte era sempre affollata, tutti impazzivano per la vita e la compagnia che si creava con il gran frastuono di voci le quali avevano tutti timbri differenti, unici. Il porto era un esempio accurato di vitalità. C'era chi arrivava e chi se ne andava. I pescatori legavano le cime delle loro barche agli ormeggi saldamente, così che non potessero scomparire verso il largo se le corde si fossero allentate. Poi afferravano le reti, uno ad uno, se le passavano cautamente così che non perdessero nessun pesce tra i suoi ampi buchi. Il sole quel giorno, solo a percepirne la sua presenza, sembrava conferire un grande calore, ma ahimè, il freddo pungente dell'inverno ora mai quasi a termine, riportava alla realtà molte menti.

Un ragazzo dai capelli ricci e spettinati, si incamminava tra la folla. Aveva due piume sulla sua cute, che ad ogni passo salivano e scendevano. Se lo si vedeva passare, anche solo di rado, ci si chiedeva come facesse nonostante i tormentuosi urti, a farle rimanere statiche, ritte e ben ordinate. La pelliccia che gli ricopriva le spalle, una cintura in pelle non tanto ben fornita, ma l'arco con la faretra stracolma di frecce che portava sulle sue spalle, poteva far capire che non si poteva scherzare con lui anche se non aveva mai avuto il coraggio di ferire qualcuno con esse, minimo cacciava. Egli si fermò, si guardò attorno e cercò di capire bene dove si trovasse di preciso, all'interno di quell'infinito luogo che sembrava quasi un labirinto.

«Allora, potresti dirmi dove mi trovo, per piacere

"Sei quasi arrivato, tu continua a camminare... okay adesso gira a destra."

«Scusami, dato che conosci molto bene questa città : perché non ci vieni tu

Sbuffò il riccio leggermente seccato dalla situazione, sembrava un tonto che girovagava a vuoto.

"Te l'ho già spiegato Alias, non amo usare la mia forma umana, e poi se ci fosse un lupo in città nessuno la prenderebbe bene."

Sbuffò Soujus mentre cercava di continuare ad usare il suo incantesimo per poter vedere attraverso gli occhi del giovane Heimo.

«Questa cosa di parlare nella mia mente è strana comunque, immagina cosa capitasse se la gente mi sentisse parlare da solo, non mi prenderebbero per uno normale...» fece notare Alias mentre scrutava in giro con i suoi occhi chiari color ambra. Quel colorito, raro e magnetico, ricordava le sabbie di un deserto.

"Me ne infischio delle tue figuracce, adesso cammina."

«Woah! Calmati, sembri uno che non mangia da mesi...»

Alias sbottò, non sopportava quando quella divinità si comportava da carogna, sopratutto con lui.

«Eccola, vedo la carne...»

Alias si avvicinò a una bancarella piena di carne di qualsiasi genere si potesse desiderare o trovare in natura. Ora, aveva i suoi pro e i suoi contro per essere lì, a comprare della selvaggina invece di potersela procurare liberamente e sopratutto gratuitamente nel bosco. Primo, gli causava disgusto scuoiare un animale, ed era già tanto se aveva il coraggio di scagliarli una freccia contro. Secondo, lì l'animale aveva già ricevuto il trattamento e quindi non avrebbe dovuto sporcarsi le mani. Le mosche di certo non aiutavano con la presentazione del cibo e il che emise una leggera nausea al ragazzo, ma se doveva far rasserenare Soujus quello era l'unico banco di cui la divinità aveva più fede in tutta la città a quanto pare.

Breath Of The Wild : La dea dei ghiacci (in riscrittura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora