Prove al volo.

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Yrjö, una delle tante divinità senza un ruolo divino, era da ormai secoli uno dei poveri malcapitati nelle grinfie di Hirvi, la cerva bianca sopraffatta da l'odio e la disperazione.
Una disperazione così accecante, che neanche la più lucida delle menti esistenti riuscirebbe a togliersi di dosso.
Sin da giovane, egli aveva un sogno. Voleva diventare come sua madre : il dio della sapienza. Da bambini, passava le giornate a studiare qualsiasi cosa gli creasse un dubbio, così da stupire tutti quelli che ne avevano altrettanto.
Ma quello studio non sarebbe servito solo a far restare di sale le altre divinità, ma ben sì a una prova.

La prova che decideva il destino del dio stesso.

A seconda del ruolo che volevano interpretare, un giovane dio - non che futuro erede di uno dei due coniugi - doveva allenarsi, non solo fisicamente ma anche mentalmente.

Per chi sceglieva la guerra, allora doveva combattere delle battaglie molto sanguinose, così che la divinità, comprendesse il peso dei suoi futuri fedeli.

Per chi sceglieva il raccolto, doveva restare a raccogliere il grano e i vari ortaggi per una giornata intera durante il periodo più caldo dell'estate, così che la divinità, comprendesse il peso di quei contadini che scottavano le loro pelli sotto il sole radente, per il cibo che li rendeva vivi.

Per chi sceglieva la sapienza, appunto, avrebbe  dovuto affrontare una prova di sopravvivenza. A seconda di quello che la divinità aveva assorbito studiando le leggi della natura e gli animali dei mortali doveva applicarle. Senza l'uso di magia. Così che la divinità, comprendesse il peso di quelle persone sperdute, che azionavano i loro istinti e le loro conoscenze in caso di pericolo; il peso di quelle persone che prendevano la pelle delle loro prede e la riutilizzavano per fabbricarne vestiti, stivali e tant'altro. Vi starete chiedendo : cosa c'è di conoscenza qui? Immaginavo tipo roba da cervelloni! Beh, la conoscenza non è solo su l'essere dei sapientoni, ma saper anche comprendere quando è il momento di applicarla e cavarsela da soli.

Sophia, la madre di Yrjö era sempre andata fiera di lui. Non solo perché voleva intraprendere la sua stessa strada nel ruolo divino, ma perché nonostante i vari fallimenti subiti nella vita quotidiana di tutti i giorni, egli aveva sempre reagito positivamente e non si era mai lasciato affliggere dalla negatività e dalle cattive intenzioni.
Il padre invece, era tutto il contrario. Horis, il dio del tempo, non che uno dei più importanti del congresso divino, pretendeva che suo figlio seguisse le sue orme, anche nonostante la decisione presa prima di seguire la madre.
Il tempo, non era mai stato tanto gentile con il figlio, nessuna sapeva il motivo di questo suo atteggiarsi con il sangue del suo sangue.
Per questo lo aveva sempre tiranneggiato a tal punto da ferirlo.

«Okay, cosa devi ricordarti tesoro?»

«Concentrazione, calma e sopratutto pazienza!»

«Bravissimo! Non vedo l'ora di vederti nei miei panni domani...»

Sophia si fece scappare una lacrima da l'emozione. Dopo quella giornata, ella non sarebbe più stata la dea della sapienza. Lo aveva allenato e aiutato in tutti quegli anni e lei sapeva che ce l'avrebbe fatta.

«E se fallissi?... Sai che verrei esiliato...»

Yrjö iniziò ad immaginarsi la scena : tutti che lo deridevano, la madre insieme al padre cacciarlo fuori dal mondo divino al mondo terrestre, ove avrebbe vissuto nei panni di un comune mortale. La sua immortalità sarebbe rimasta, assieme ai suoi poteri, ma non avrebbe avuto più accesso al suo mondo d'origine e nessuno dei suoi familiari o amici poteva scendere sul suolo terrestre, neanche contattarlo psichicamente per dirgli : Ciao, come va laggiù?

«Non ci devi neanche pensare!» incalzò il figlio. «Ti sei impegnato per così tanto tempo e adesso pensi immediatamente ai lati negativi? Io so che ce la puoi fare! Ce l'ho fatta io da giovane e ce la farai anche tu, con i metodi da me insegnati. Okay?»

Sophia prese il volto del figlio e dopo lo abbracciò calorosamente, cosa che l' albino fece altrettanto.

«Te lo prometto!»

E così il giorno delle prove cominciò.

Una dea al suo trono, bionda, con grandi boccoli biondi e da l'armatura dorata, risedeva su di esso. La platea piena di gente in preda a l'euforia, che urlavano i nomi dei cinque nuovi ragazzi, che sarebbero destinati a diventare futuri dèi.
Yrjö deglutì nervoso. Okay, era arrivato fin lì e adesso non si tornava più indietro; il destino della sapienza dipendeva da lui.
Angelica alzò una mano e la chiuse prontamente in un pugno. Tutti gli esseri divini sulle gradinate chiusero la loro bocca.
Ella sia alzò, allargò le braccia e dalla sua bocca uscirono esatte parole :

"Io, Angelica, imperatrice degli esseri divini, proclamo le prove ufficialmente iniziate! Alla mia sinistra, abbiamo : Xavièr, candidato per diventare dio della Musica e Ivy; candidata per diventare dea del raccolto. Al mio centro, abbiamo Eltiona; candidata per diventare dea degli animali. Alla mia destra, gli ultimi due : Yrjö; candidato per diventare dio della sapienza e infine Celestia; candidata per diventare dea della famiglia!"

Gli spettatori nella grande cavia iniziarono ad urlare. Tutti quanti erano ansiosi di assistere a quell'evento.

Xavièr, era un ragazzo dai capelli rossi ramati, con il viso invaso dalle lentiggini. Era alto e snello, non tanto mingherlino ma abbastanza tenace.

Ivy, era una ragazza dai capelli neri come carbone, che apparentemente sembrava inquieta. Ma i suoi occhi verdi come smeraldo, il suo carattere allegro e spensierato, facevano cambiare idea a tutti quelli che avevano pensato male di lei.

Eltiona era astuta e avvolta dalla determinazione. I suoi capelli erano color castano chiaro e gli occhi grigi e scintillanti. Sembrava la tipica ragazza popolare piena d'amici che nessuno poteva odiare. Ma in realtà era una grande amante della natura, dello studio della fauna e sopratutto degli animali. E tutto questo, la portò a combattere per il suo futuro ruolo. La sua migliore amica era lì con lei in campo : Ivy.

Celestia era una ragazza composta, seria e autoritaria. I capelli erano color miele e gli occhi marroni come la corteccia degli alberi. Non si distraeva mai dai suoi obbiettivi, combatteva fino alla fine a tutti costi.

E poi c'era Yrjö

Yrjö, era una ragazzetto dai capelli bianchi e gli occhi color ametista. Sembrava essere l'unico strambo, quando l'albinismo nel mondo divino era la cosa più comune al mondo. Il suo carattere variava a seconda della situazione, e in quel momento, difronte agli sguardi di così tante persone voleva sotterrarsi.
Ma la madre lo guardava dalla platea, lo incitava più che poteva.

Difronte ai cinque ragazzi, c'erano dei portali, ognuno di essi, portava in un luogo ben preciso, ove i futuri dèi avrebbero dovuto mettersi alla prova.
Se tutti quanti ritornavano indietro in minor quantità di un minuto, significava che ce l'avevano fatta, se uno di loro non tornava nell'arena allora doveva dire addio a tutto e tutti.
Per chi assisteva a tale prova, tutto quanto sarebbe durato un minuto, al di fuori dei portali. Invece, chi vi entrava, viveva tutto dentro un suo tempo, e cioè con una sua percezione delle cose. I ragazzi avrebbero avuto con se dei bracciali magici, che avrebbero iniziato ad illuminarsi non appena il loro compito sarebbe stato portato a termine. Da lì, avrebbero avuto sessanta secondi per dirigersi al portale da cui vi erano entrati.
Tutto dipendeva da loro.

Breath Of The Wild : La dea dei ghiacci (in riscrittura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora