«Mi ascolti sì o no? Sembra che io ti stia spiegando tutto per niente.» rimproverò il figlio l'uomo con fare importunato. Depositò la piuma, poco prima affogata la sua punta nel calamaio, presso il lato destro del foglio, sul quale tracciò degli schizzi neri per poter rappresentare la sua spiegazione al genero. Ma tutto ciò sembrò futile, dato che egli aveva la testa da tutt'altra parte.
«Allora?» lo interpellò picchiettando le dita esili, che sulle loro estremità sorgevano delle unghie, anzi no, degli artigli, pari a quelli di una bestia. Preso dai nervi, inspirò dell'aria che immediatamente rigettò fuori.
«Non è la prima volta che fai così, cosa ti prende si può sapere?»
«C...cosa...?» finalmente diede un segno di vita. Il ragazzino, dagli occhi blu poco prima privi di qualsiasi luce per via del suo annegare nei pensieri, si mise composto. Rimosse dalla sue guancia destra il palmo della sua mano, il quale lasciò un segno vivido, quasi come fosse stato schiaffeggiato.
«Ugh, lo sapevo! È da un'ora che hai una faccia da ebete stampata sul tuo volto!» l'uomo dai capelli lunghi e biondi, portò sul suo petto entrambe le braccia, appoggiò la sua schiena allo schienale della sedia del tavolo da soggiorno.
«C-Chiedo venia padre... potreste rispiegare... perfavore?»
«Mhmh...» sospirò «... ma solo dopo che mi dirai cosa ti frulla nella tua zucca Soujus!»
Soujus afferrò una sua ciocca di capelli dal color grigiastro e lunghi, legati da un piccolo codino che somigliava una coda di procione in sovrappeso.
«Dafne.»
«La figlia del colonnello Trevor?»
Annuì il lupacchiotto, mentre il suo viso iniziò a tingersi di porpora. Anakin portò gli avambracci sul tavolo mentre con la schiena si chinò verso il figlio. Il dio della protezione, alto, dalla muscolatura accentuata, afferrò le mani di Soujus e le portò alle sue labbra. Sui loro dorsi, vi stampò un bacio, uno per uno... anzi no due, tre. Lo prese di peso e il ragazzino si ritrovò caricato sul petto del padre.
«Potevi dirmelo prima? Ti avrei dato un buon motivo per non ascoltare le mie penose lezioni su come mantenere stabile il potere!»
Soujus ridacchiò.
«È così che avete conosciuto mamma? Dicendo al nonno che avevate in mente qualcuno che amavate e saltare le lezioni?»
«Ah ah! Sì certo, spiritoso. E no, io e tua madre ci siamo conosciuti sulla terra.»
In quel momento il futuro dio aveva realizzato di non aver mai domandato come i suoi coniugi si fossero incontrati, quindi gli sembrò una valuta occasione per conoscere la loro storia.
«Raccontate! Se vi va...»
«Certo che ne ho voglia! È il giorno del quale non smetterei mai di parlare.»
Anakin si alzò dalla sedia, portò il figlio sul loro divano sul quale lo fece sdraiare. Si schiarì la voce, si sistemò un ciocca di capelli dietro un orecchio dalla forma leggermente acuminata sull'estremità.
«Pensai che la mia giornata sarebbe trascorsa come al solito : fare ronde per assicurarmi che tutti stessero bene, che nessuno fosse in pericolo. Iniziai a proteggere un paio di persone : il primo fu un comune contadino. Fu derubato da un furfante, il quale stava quasi per accoltellarlo. La sua merce gli fu restituita intatta, e il ladro arrestato da due guardie di ronda, imprigionato e vissero tutti felici e contenti.»
«Grande!» sussurò tra sé e sé Soujus premendo sul suo petto un cuscino dalla forma squadrata.
«...Poi una giovane donzella, la quale stava per donare la luce al suo piccolo. Mi venne in mente
un'immagine : quando mia sorella, ovvero tua zia nacque. Fui presente, e tua nonna era sfinita. Mi domandai : quando mi capiterà mai vivere un'esperienza del genere? Quell'esperienza di dover afferrare la mano della propria amata durante la nascita di mio figlio o figlia, quello o quella che sarà. Starle accanto, incoraggiarla, farle capire che io per lei ci sarò sempre, anche nei momenti in cui il mondo sembrerà crollarle adosso. Perché se la nascita di un figlio dona cosi tanta gioia al mondo, allora ne voglio uno anch'io. All'improvviso, come se qualcuno mi avesse ascoltato, e spero vivamente che tale persona non sia stata Alfonso altrimenti gli macello il grugno, un dolce cinguettio attirò la mia attenzione : una rondine, era caduta, e non riusciva più a spiccare il volo. Per quanto avevo udito, le rondini hanno le ali troppo grandi e non riescono ad alzarsi in volo per via della loro ampia apertura alare.»
«Woah... sai così tante cose!»
«Ecco perché ti conviene ascoltare le mie lezioni palla di pelo. Sai che oggi ti ho pure parlato di come i lupi riescano a sputare fuoco?»
«I lupi riescono a fare una cosa del genere?!»
«No, ti ho mentito, non ho mai parlato di questo, hai visto?»
«Sono confuso al riguardo...»
«Poco importa. Come dicevo : la rondine non riusciva a volare. La osservai per svariati momenti. Saltellava, si arrampicava su una roccia, dalla quale saltava e sbatteva le ali, ma ahimè, non ci riusciva. Mi misi a ridere e per un momento mi guardò e disse...» il biondo fece una pausa, si accertò che la moglie non fosse nei paraggi, si schiarì la voce e riprese « "Screanzato! Ti sembra così il modo di trattare una fanciulla ferita? Deridendola?!?!?!"»
Il genero scoppiò a ridere. Il padre aveva tentato di imitare il tono di voce stridulo della madre sul quale fallì.
«Ti giuro! Tua madre si rivolse così a me, con un tono stridulo e insopportabile!»
«Oh, come scusa?»
Soujus smise di sghignazzare udendo il tono della madre sull'uscio della porta. Anakin si portò la mano sulla fronte chiudendosi nelle sue spalle. La dea del vento, dai capelli lunghi e castani, il viso tondo invaso dalle lentiggini, dalla corporatura snella e slanciata, ricoperta da una vestaglia di lino, fissava entrambi interrogativa con i suoi occhi blu, gli stessi occhi che il figlio portava.
«Ri propongo : di cosa gli stavi parlando?»
«Di noi... di come ci siamo incontrati!»
La donna si portò le braccia al petto, proprio come fece il padre quando lui e il figlio erano seduti al tavolo.
«Ah, giuro, mi sento offesa : prima di tutto perché la tua imitazione era pessima, la peggiore che tu potessi mai fare; ma davvero pretendi pure di provarci? Secondo : pensavo che la mia voce stridula ti piacesse.»
Anakin grugnì e Riah sorrise mentre Soujus li squadrò con un grande punto interrogativo stampato sulla sua faccia.
«In che senso? Cosa intende madre?»
«Adesso non è il momento okay? Quando sarai più grande.»
«Okay, terrò le mie curiosità a bada.»
«Bravo, e fino ad allora non lo saprai. Ma adesso... tocca a me raccontare la MIA di versione della storia.»
«Ed eccola che arriva la saputella.»
«Beh, peccato che io non mi possa definire come tale dato che non è il mio ruolo come divinità!»
«Io credo che supereresti Sophia con la tua saccenza!»
Riah schioccò la lingua e alzò gli occhi al cielo.
«Ti prego non nominarla neanche per scherzo! Potrebbe piombare dal cielo e correggere ogni tuo errore grammaticale : "Non è propio, è proprio! Se non sai parlare la lingua divina non lo fare, stai muto!"»
«Oh! Questa sì che è un'imitazione degna di un premio!»
«Ehhh? Visto, visto? Sono o non sono brava?»
«Madre, siete pure permalosa adesso?»
«Se non lo fossi stata tua padre non si sarebbe innamorato di me!»
«Oh sì certo, nel frattempo racconta la tua versione delle cose, poi ne discutiamo.»
La castana annuì, si mise comoda accavallando le gambe.
«A quanto pare quando il tuo animale è una rondine, e sei in cielo nel periodo primaverile durante il periodo di caccia, volare non è delle idee migliori. Anch'io come tuo padre quel giorno stavo facendo il mio compito : faceva troppo caldo e dovevo portare il Burian, solo un soffio, per rinfrescare l'ambiente. Una lancia mi sfiorò, e mi fece cadere a terra, furono dei cacciatori a lanciarmela contro. Ero una persona molto imprudente...»
«Solo un po'?»
Interruppe Anakin sghignazzando, ma fu subito zittito a talvolta dal sonoro "SHHH" del figlio.
«Grazie, come dicevo : ero una persona MOLTO imprudente. Caddi sopra un ramo, e quando mi rimisi in piedi, la ferita non mi sembrò grave, sopratutto perché non provavo tanto dolore. Sgranchii le ali, provai a sbatterle ma fallì, il terreno mi accolse. La mia apertura alare era ed è tuttora troppo ampia per poter spiccare il volo da terra, ma no, non mi arrendevo, cocciuta com'ero. Poi sentì ridere, e vidi costui.»
Riah allungò il braccio verso il marito a il palmo teso, aperto. Ritirò il braccio.
«Mi sentii presa per i fondelli, sopratutto perché incominciai a sentire il dolore. Il manto dorato di tuo padre risaltò ai miei occhi. Dato che ero ferita, egli mi riaccompagnò nel mondo divino, ovviamente dopo che mi convinse dato che non tutti gli dèi sanno essere credibili.»
«Aspetta, credevo che io facessi parte di...?»
«Sì esatto, ma tralascio tale argomento, non credo sia importante.»
«Parte di cosa?»
I due coniugi si ammutolirono.
«A tempo debito figliolo.» disse il lupo accarezzando i capelli del figlio.
«Okay, a tempo debito.»
«Insomma.» riprese di nuovo la dea dei venti. «Mi curò, ci innamorammo e finì così. Ci impiegai tre mesi per riprendere il volo.»
«I tre mesi migliori di tutta la mia vita.»
«Concordo... so che è stato il fato ad un'unirci.»
«Ma ne sei sicura? Io sono del dubbio che ci sia stato lo zampino di Alfonso.»
«Per la madre! Se quello ci ha provato soltanto chiedo il divorzio.»
«Stessa cosa!»
Le due divinità si diedero un bacio, soffice e tenero sulle labbra, come sempre. L'amore che l'uno provava per l'altra, era paragonabile all'eterno. A volte si chiedevano per davvero, se il destino, il fato o Alfonso, come lo volete chiamarlo, avesse desiderato unirli sin dai loro primi respiri. Legati da un filo impercettibile all'occhio, che avevano seguito fino a trovarsi. Soujus con un sonoro "bleah" distorse lo sguardo tra i due che iniziarono a ridere.
«Bleah?? Che significa bleah? Guarda che quando bacerai Dafne farai la stessa cosa.»
«Padre...»
«Cosa? Cosa? La figlia del colonello Trevor? Sul serio?»
Il giovane dio non avrebbe desiderato mai rivelare i suoi sentimenti ai suoi genitori, neanche prima al tavolo con il padre avrebbe mai voluto parlarne. Ma il fatto che fosse nervoso nei suoi confronti gli creò sconforto e angoscia a tal punto da confessarsi.
Riah ed Anakin passarono l'intera serata a discutere e ridere sui loro passati, di quando furono giovani e ingenui. Dopo tanto tempo ebbero un lungo dialogo, ma ciò non implicava che non ne avessero anche prima. Dedicavano sempre tempo ad entrambi nei momenti di riposo, ma da quando Soujus era nato, la didattica per il genero li aveva leggermente distaccati. Soujus sarebbe diventato il futuro dio della protezione, decisero per il figlio, ancor prima che nascesse. Quando gli fu confessato il suo futuro, Soujus ci impiegò tempo a realizzare ed accettare il suo destino come divinità. Ma non ci impiegò molto. Solo poche settimane dopo chiese di esser allenato ed istruito.
Fu poco dopo i suoi allenamenti che la vide, una bambina dagli occhi rossi come rubini e i capelli biondi molto vicini al bianco. La sua tenacia e devozione per i suo dominio per il posto da futura dea della guerra, fecero sciogliere il suo cuore come ghiaccio al sole.
Un giorno le avrebbe parlato, si sarebbe presentato a dovere, e forse, se i venti sarebbero stati favorevoli, confessarsi.
Prima di andare a dormire, Soujus prese un libro dalla piccola biblioteca della sua casa. "Albero genealogico della divinità" un libro, anzi un macigno, che tutti perlomeno avevano nelle loro dimore. Nel mondo divino era usanza avere conoscenza su chi ti aveva preceduto. Iniziò a sfogliarlo.
«Dèi dei raccolti, della famiglia, sapienza, pascoli, animali... guerra!» esultò.
L'albero genealogico della famiglia della guerra era immenso, dettagliato e ben scritto. Ognuno di fianco alla propria immagine, incisa su carta con del classico inchiostro da calamaio, vi era una corta biografia con giusto le informazioni principali e necessarie : Nome, data di nascita, data di ruolo e di morte. Poggiò il polpastrello del suo dito indice all'apice della pagina, incominciò a scorrervi giù, fino alla fine. Vi scontrò un'immagine nera. Non aveva nome, nè età, ma si sapeva soltanto quando la figura misteriosa era nata : 878. Chiunque fosse, aveva un'anno in meno di lui. Però non fu la prima volta che vide tale fenomeno. Nello scorrere delle pagine, aveva visto in tutti gli alberi genealogici, verso la fine delle pagina, la stessa macchia nera. Forse stavano ad implicare i futuri dèi, che il loro ruolo sarebbe stato incerto. Soujus conosceva i rischi della prova dei portali, era stato avvertito, illustrato del rischio se avesse riscontrato di una sconfitta : niente più ritorno. Bene, una cosa più o meno, l'aveva almeno appresa : se quella figura fosse stata Dafne, implicava che era solo un'anno più piccola di lui, e un'anno corrisponde a trecentosessantacinque giorni, se non bisestile. Ma la sua cotta era nata in un anno normale e ciò stava ad implicare che Soujus era soltanto trecentosessantacinque giorni in più grande di lei. Si sentiva strano a provare dei sentimenti per una persona più piccola di lui, ma poco importava al momento, dopo tutto era soltanto un'anno di differenza.
Però la curiosità lo travolse ancora, non appena vide l'albero genealogico dell'imperatrice divina. Lei era la seconda al trono. Soujus si stupì quanto il padre di Angelica avesse vissuto, e forse non sarebbe arrivato a tal punto da vedere una nuova incoronazione dopo la regnante attuale. Ma a quanto pare, le figure erano due, dove l'immagine della bionda era stata disegnata : lei e un'altra donna dai capelli bianchi.
Nome : Hirvi
Età : ???
Data di nascita : ???
Ruolo : ???
Data di morte : ???
Sopra vi era un grande segno rosso; era stata esiliata.
«Hey, ma cosa stai leggendo, si può sapere?»
Udendo la voce della madre, Soujus sussultò e voltò pagina all'albero genealogico della guerra. Riah entrò bussando alla porta e si sedette di fianco al figlio baciandogli la fronte. «Oh, l'albero genealogico della famiglia di Dafne, ah! Questa figura nera è lei se ti interessa.»
Bingo, aveva indovinato.
«La figura avrà il nostri visi non appena supereremo la prova dei portali?»
«Certamente, ma c'è ancora tempo prima che tu l'affronti, hai solo otto anni.»
«...»
«Hai paura di fallirla?»
«Sì... non voglio essere esiliato...»
Gli occhi blu di Soujus iniziarono a trasudare lacrime, e Riah volta dal suo istinto materno lo afferrò stringendolo a se.
«Tutti noi abbiamo avuto paura della prova dei portali alla tua età... ma sappi che sarà la cosa più semplice che ti capiterà in futuro. Devi solo impegnarti, studiare e credere in te. Io e tuo padre faremo il tifo per te dalla cavea. Vedrai : tu sarai qui, in questo libro, e vedrai che mi darai pure ragione un giorno. Ah, un'altra cosa : dopo la prova ti voglio fuori di casa, quindi trova un modo di conquistare Dafne, e in fretta che gli anni scorrono in un batter d'occhio.»
«L-Lo farò!»
Riah prese una manica della sua vestaglia con la quale asciugò il viso umido, rigato dalle lacrime del figlio. Chiuse il libro, del quale si riappropriò. Rimboccò le coperte al genero, restò lì, con lui, fino a che Soujus non decise di chiudere i suoi occhi.Passarono diverse ore, ma i suoi occhi rimasero dilatati, illuminati leggermente da un colorito blu. Non riusciva a smettere di pensare a lei; aveva invaso i suoi pensieri. A otto anni innamorato. Chissà per quanto questo sentimento per Dafne sarebbero durato, quanto tempo avrebbero impiegato a svanire. Era la prima volta che si innamorava di qualcuno, ed era la prima volta che ne soffriva a tal punto da non dormire. Iniziò a tamburellare le dita sulla coperta, mentre gli occhi vitrei fissavano le travi del soffitto a spioventi. Tutto ciò gli sembrò angosciante, privo di senso. Una sensazione al petto gli costrinse a portare le sue mani, lì dove faceva male. Gli sembrava di avere dei pesi, che gli appiattivano la cassa toracica man mano che restava disteso. Fugace si mise a sedere. Con leggero affanno scrutò la porta, la quale raggiunse subito dopo e la aprì lentamente. Gli venne fame, e la mezzanotte era appena inoltrata. La sua pancia iniziò a brontolare rumorosamente a metà strada, tra il soggiorno e la cucina. La sua casa dall'esterno poteva sembrare piccola, però al suo interno era un vero e proprio labirinto, e la notte non era di certo il miglior momento in cui girarvi. Sembrava la scena di uno di quei racconti dell'orrore che il padre gli raccontava spesso : una caverna buia, nella quale una grande bestia, molto probabilmente crudele e spietata, lo avrebbe rincorso e cercato di sbranare. Deglutì della saliva, cercava di non farsi travolgere dalla paura.
Ma fu tutto inutile.
Sentì dietro di lui dei ticchettii. Era probabile che uno dei suoi genitori si fosse svegliato e che avesse iniziato a nutrire fame come lui. Ma i suoni, ripetitivi e molto familiari incominciarono a farsi sempre più vicini, sempre più udibili.«M-Madre... padre... siete voi?» sussurrò balbettante il giovane dio.
Il ticchettio si fermò, lasciando con fiato sospeso Soujus. Due grandi occhi verdi apparirono nell'oscurità, furono la scintilla che fece scattare i piedi di Soujus. Non gli importava quanto rumore stesse causando correndo, ma la bestia lo voleva divorare e lui doveva fuggire, mettersi in salvo. Mentre sgambettava, si guardava attorno, cercava un nascondiglio, uno valido, che non fosse né troppo scontato e né troppo esposto. La credenza? No avrebbe rischiato di farla crollare. Dietro la poltrona? Troppo esposto. All'interno del camino? Ma sarebbe stato troppo sporco. Svoltò a sinistra, dove una rampa di scale lo avrebbe accolto al piano superiore ove i suoi genitori ripristinavano le loro energie. Mise il primo piede sul primo gradino, poi il secondo, il ter... il terzo non ci fu. Si aggrappò alla ringhiera tirando fuori i suoi minuscoli artigli. Fu afferrato alle caviglie, stava per chiamare i suoi genitori, ma una mano gli tappò la bocca. Una risata a dir poco familiare, infantile e docile, lo fece voltare.
Non poteva crederci : c'era cascato.
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Breath Of The Wild : La dea dei ghiacci (in riscrittura)
AdventureATTENZIONE/WARNING??? (Il libro è in attuale riscrittura. Se volete leggervi nel frattempo la versione vecchia, non che i capolista attuali fate pure??? Ma sono tutti non più Canon quindi già) Finlandia, XIV secolo, anno 1330 d.c. . Alias, l'ultimo...