Sigillo.

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Il gelo della notte diventava sempre più denso, specialmente durante la tramontana. Le lucciole volavano tranquille, quasi come se del freddo non gli importasse o non lo sentissero affatto. La quiete regnava, si sentiva soltanto il suono della legna che schioccava per via del fuoco che la stava divorando pian piano, come un belva con la sua preda. Il cielo dava libero sfogo alla sua bellezza, mostrava tutte le costellazioni possibili, che decoravano quella tela nera come la pece, assieme alla luna quasi piena, che rifletteva e illuminava qualsiasi cosa con il suo manto perlato.

Soujus era sveglio, non dormiva. Non lo aveva mai fatto da quando Alias era entrato nella sua vita. Forse il fatto di tenerlo sempre con se, gli faceva provare qualcosa, ma non capiva cosa. Quel qualcosa però, lo spingeva a proteggerlo a tutti i costi, anche dai topi, che lui divorava in un sol boccone se osavano anche solo annusare il suo umano. Non era solo la preghiera a lui irrinunciabile a scatenargli quel turbamento, era qualcosa di più forte.
Per curare la sua stanchezza, ogni mattina doveva utilizzare la magia, la quale aveva smesso di utilizzare per decenni, durante il suo sonno di diciotto anni prima. E che anche tutt'ora non utilizzava molto. Soujus scrutava la zona in cui si erano accampati ( non tanto lontana dall'ingresso di Turku) con i suoi occhi blu come il mare, che si illuminavano al buio, quasi come se il grigio avesse voluto far notare la sua presenza a chiunque si avventurasse in quella selva oscura. Sospirò e una nuvola uscì fuori dalle sue narici. La osservò svanire nell'aria, dissolversi come se non fosse mai esistita.
Di istinto spostò un orecchio. Aveva sentito qualcosa, ne era certo. CRACK, ecco cosa sentì, un suono improvviso. Di certo, non era la prima volta che capitava una cosa del genere durante il suo turno di guarda ad Alias, ma iniziò a insospettirsi quando... CRACK, un'altro, ma con uno scricchiolio differente. Per un momento pensò che fosse stato il fuoco, e che stava diventando paranoico tutto all'improvviso. Scosse la testa, forse doveva considerare il fatto di dormire dopo tutti quegli anni. E' solo il sonno, ti vuole fare crede a cose che non esistono; pensò, mentre cercava di non farsi invadere da quella sensazione di stanchezza.

Il dio, si mise a fissare il fuoco per distrarsi. Ma poi di nuovo quel suono...CRACK. Questa volta però, lo convinse ad alzarsi. Sistemò il suo umano in modo che potesse stare al caldo il più possibile. Non si mosse da lì, ma se quella cosa avesse cercato di attaccarli avrebbe fatto altrettanto.
Alias si lamentò nel sonno, farfugliò qualcosa ma fu impossibile da capire.
Quella situazione stava snervando il lupo. Non voleva che si svegliasse e in più gli scricchiolii aumentavano sempre di più, sempre più vicini, sempre più forti; da lì capi immediatamente che c'era qualcuno e che doveva proteggere l'heimo a tutti i costi.

Li vide, erano lì.

I lupi neri, ma non erano proprio lupi, erano come ombre, ombre che erano dovute da una sola persona... e lui la conosceva. Quello che stava provando, gli fece assottigliare le pupille, rizzare il pelo grigio mescolato al marrone, nero e bianco.
Ma fu troppo tardi.
Fu accerchiato, ancor prima che potesse realizzarlo.
Accerchiato da una ventina di ombre malefiche, pronte a scattare per possederlo, impossessarsi di qualsiasi cosa pura fosse rimasta in lui. Ma ne dubitava, il dio, che ancora qualcosa di puro risedesse nel suo animo.

«Ma guarda, guarda... papà Soujus che si prende cura dell'umano, ma quanto sarà tenero!»

Sussurrò Hirvi sbucando tra gli alberi con non calanche.

«Se lo svegli ti ammazzo.» ringhiò Soujus minaccioso.

«Oh! Che paura! Peccato che i miei lupi penserebbero a farlo ancora prima di te!» sghignazzò la dea marcando il più possibile il suo indimenticabile sarcasmo.

«Loro non sono lupi veri, sono solo ombre oscure!» sussurrò il dio.

«Wow! Hai un senso molto acuto cagnolino!»

Soujus ringhiò e spostò il suo sguardo su qualsiasi ombra avesse intorno. Dal loro atteggiarsi, sembravano vive, ma in realtà erano solo polveri e incantesimi. Sapevano che erano lì solo per intimorirlo, cosa che non accadde. Ma erano comunque magia nera, e su esseri come lui potevano essere fatali.

«So già perché sei qui.»

«Oh beh, meglio così! Non dovrò star a leggere il monologo che mi sono preparata per questa serata!»

Hirvi prese un foglio di carta che accartocciò e buttò alle sue spalle. Poi indicò Alias. Il giovane dormiva beato, non si stava accorgendo delle situazione.

«No... tu non lo avrai mai.»

«Come no? Non te ne volevi sbarazzare non appena avrebbe raggiunto l'età adulta?»

«Come fai a saperlo?»

La dea dai capelli bianco candido sghignazzò molto silenziosamente.

«Soujus... io ho occhi e orecchie ovunque... la terra è come se fosse diventata il mio regno... o quasi.» sospirò «Tu non sai quale potenziale il ragazzo abbia... nelle mie mani potrebbe diventare invincibile...»
«No!» la interruppe Soujus.
«Io so di cosa stai parlando Hirvi, ma non gli permetterò mai, di mostra-»

Soujus venne addentato al collo dal lupo più potente, grande di Hirvi, però quel lupo era vero rispetto agli altri. Il suo morso premeva molto pesantemente sul collo dell'altro come una pressa. Il dio cercò di utilizzare i suoi poteri per toglierselo di dosso, ma a quanto pare sembrava che i suoi incantesimi non funzionassero. L'unica opzione che gli rimaneva era dimenarsi, mostrarsi più forte di un semplice morso. Ogni tentativo stava diventando sempre più invano e sentiva il suoi respiri divenire sempre più deboli e corti.

«Basta così lo ammazzi...» la dea durante quello spettacolo penoso, si era appoggiata a un tronco. «Su, sciò, via, via Raknor.» lo liquidò con la mano, quasi come si faceva con i cani normali.

Il lupo nero diminuì la presa e stacco la sua bocca dalla carne dell'altro. Dalle sue zanne delle gocce dal color scarlatto si depositavano sulla neve. Il collo di Soujus grondava di sangue, e il dio potè ritornare a respirare, ma ogni suo gemito era tenue e affaticato.
Hirvi approfittò della debolezza dell'altro per andare a prendere ciò che pensava le fosse di legittimo cospetto. Quando si avvicinò, pensò che era davvero bello quando dormiva. Aveva alzato le orecchie, e le sue pupille a punta diventarono rotonde; era davvero carina, sembrava innocente.
Sembrava.
Allungò la mano guantata, non ci stava credendo, aveva sconfitto con tanta semplicità il dio della protezione Soujus.
Ma.
BOOM.
Una grande cupola di luce blu, al suo tocco si creò. Una grande onda d' urto la spazzò via. Soujus sghignazzò a fatica, le ombre accorsero la loro padrona che lei le scansò con violenza.

«CHE RAZZA DI SCHERZO È MAI QUESTO?!» urlò feroce Hirvi.

Il dio della protezione si alzò a fatica sulle sue zampe esili.

«Il giorno in cui presi Alias... gli tracciai il sigillo della protezione sulla fronte, e quel sigillo, lo protegge da qualsiasi cosa, pure da te.»

La dea offesa ringhiò, ma in modo così tremendo che non sopportò più la presenza del dio. Avrebbe trovato un modo per averlo anche con il sigillo. Lei otteneva sempre quello che voleva. Come arrivò se ne andò e lascio Soujus sanguinante, solo con il suo umano che fortunatamente ancora dormiva e si chiedeva come potesse dopo tutto. Per via della gravi ferite, egli dovette fare una cosa che non si sarebbe mai aspettato sopratutto da se stesso. Si trasformò in umano. Si tolse le vesti superiori di dosso, poggiò la mano sulle ferite, e in soli pochi secondi, egli fu attraversato da un grande piacere - sentiva le ferite rimarginarsi e la presenza del dolore svanire.

Breath Of The Wild : La dea dei ghiacci (in riscrittura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora