Amnesia.

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L'ultima cosa che ricordava era ira, frustrazione... follia.

Le sue mani ben chiuse in un pugno, saldo e robusto, che deformavano il viso di Lives rendendolo pieno di lividi e tagli in ogni dove. Le urla di supplica che venivano fuori dalle bocche delle due divinità e da quella dal umano dai capelli biondi cenere. Per quello che aveva interloquito il rosso, questo accadde.
Sangue.

Ma di questo... Alias non si sarebbe ricordato tutto ciò.

Il mattino seguente dall'accaduto, Alias si risvegliò in un letto. Lo riconosceva, era già stato lì. Ah giusto, la sera precedente, Soujus si era preso una bella botta e adesso lo sentiva mugugnare nel letto accanto - molto probabilmente ne risentiva la sbornia.
Non lo aveva mai visto ubriaco, era la prima volta in tutta la sua vita.
Forse lo aveva già fatto quando era bambino, e non se lo ricordava.
Una fitta al petto bloccò i suoi pensieri, ma ora che si tastava il suo addome, si accorse che non aveva i vestiti di dosso.
Si controllò nei dintorni, in cerca dei suoi indumenti. Non voleva alzarsi. E se Soujus si fosse svegliato nel preciso momento in cui avrebbe alzato le sue chiappe da quel materasso? Quello che la divinità avrebbe visto non sarebbe stato tanto... imbarazzante?
Voglio dire, erano due uomini, e avevo lo stesso genere quindi non c'era niente di cui preoccuparsi.
Decise di rischiare.
Le assi del pavimento cigolavano a ogni movimento del ragazzo, che cercava disperatamente di essere il più ovattato possibile. Con le mani cercava di coprire quanto poteva quello che aveva d'avanti. "In che guaio ti sei cacciato questa volta Alias?" Perché diamine non ricordo niente della sera scorsa?!" Si rimproverò l'heimo tra sé e sé mentre si allontanava sempre di più dalla sua branda.
L'armadio in quella stanza, forse li conteneva, dopotutto è dove li avrebbe messi lui... infatti dopo averlo aperto essi erano lì. Ben piegati.
Il riccio li afferrò in modo lesto ma nel suo fare fece cadere la cintura sul pavimento, causando un grande frastuono. Il sangue gli si gelò e i brividi gli iniziarono a trasalire sulla sua colonna vertebrale. Ma niente.
Per su fortuna Soujus continuava a sognare.
Alias sospirò, e la prima cosa che iniziò ad indossare furono i pantaloni. In seguito indossò la maglia e in fine le cinture. Ma, il suo mantello? Dov'era finito?! Era perennemente indispensabile per lui, non solo perché ce l'aveva da tutta la vita ma... perché c'era ancora quel profumo, che il giovane ricordava bene.

«Stai cercando questo?~»

Kaapata era rimasta lì tutto il tempo, ed aveva osservato ogni cosa.

«C-Cosa ci fai tu qui??!» strillò silenzioso Alias.
«A-Aspetta... n-non mi dire che-»

«Eeeh già... ho visto tutto, ma non ne farò parola, promesso! Hihihi...»

La dea lanciò la pelliccia sul viso del ragazzo, che era diventato rosso come un pomodoro sapendo che la castana aveva visto il suo corpo.

«B-Beh, potevi pure chiuderti gli occhi!»

«Chiuderli? Per un bene degli dèi così? Stai scherzando spero! Se nessuna fanciulla si è ancora avventata per te, allora posso essere la prima!» ironizzò la dea dei ladri, mentre cercava di mettere più a disagio possibile il ragazzo.

«Perché ero nudo?»

«Oh, beh, ti sei ubriacato e volevi spogliarti nudo difronte a tutti per nessuna ragione, quindi ti abbiamo portato nell tua camera prima che tutto accadesse, e già.»

Ubriaco? Anche lui? Non ricordava di aver bevuto, non le credeva.

«Prove?»

«Beh... non sarò di certo l'unica di questa locanda a dirti la stessa cosa... puoi domandarlo pure a Aatari, Dafne e Lives!»

Senza pensarci troppo, Alias iniziò a marciare verso il piano di sotto, dove per sua fortuna trovò il trio giù a fare colazione al banco. Il sole filtrava attraverso le finestre, la neve all'esterno era salita di un bel metro e mezzo ma i cittadini di Turku la spalavano con gran fatica per liberare le strade.

«Boungiorno Alias!»

Aatari lo accolse con il suo solito sorriso allegro e spensierato.

«Ti sei ripreso dalla sbornia di ieri vedo! Tale Dio tale apprendista eh?» anche Aatari ironizzò sulla cosa, e tutto ciò fece confondere ancor di più il castano.

«Oh Alias!» Si aggiunse Dafne «Vieni, ti abbiamo aspettato! Per fortuna è ancora tutto bello caldo... Soujus e Kaapata?»

«Beh loro so-»

«Eccoci qua!»

La ragazza bassa e leggermente robusta scese le scale con l'uomo dai capelli argentei. Insieme raggiunsero gli altri. Lei con il suo volto allegro, l'altro con il volto impassibile che comunicava un'espressione seria e autoritaria.

«Ah vedo che anche tu ti sei ripreso Soujus!»

«Già... ammetto che ho esagerato...» il dio si portò una mano alla fronte, e con la coda dei suoi occhi blu vide Alias. «Ah, buon giorno anche a te pivello, Kaapata mi ha appena conferito che hai seguito le mie orme ieri sera... non dovresti farlo, mai più.»

Alias abbassò lo sguardo, e pensare che tutta quella situazione gli sembrava così perennemente strana e insensata.

L'uomo al banco, non che il locandiere puliva allegramente i bicchieri per via della sera prima. Una coppia di innamorati fissava la neve da una finestra, quasi come se il ricordo della tormenta della notte passata fosse svanito. Tutto tranquillo, troppo tranquillo, ed era tutta quella calma che gli causava ansia. Ma non ne capiva il motivo di quello che stava provando, era tutto perfetto, troppo forse.

«Forza, siediti di fianco a me, che dopo dobbiamo partire tutti insieme.» disse Soujus mentre masticava del pane.

«P-partire? Tutti insieme? Per dove?»

«Lo scoprirai.» disse Kaapata sogghignando al banco.

Quella strana sensazione non lo abbandonava, lui sapeva che c'era qualcosa di perennemente insolito. Alias si permise di guardare Lives, e il rosso ricambiò. Lives sbottò senza dire una parola e riprese a mangiare.
"Insolito, insolito, insolito..." l'unica parola che gli suonava nella mente era quella, nient'altro.
Cosa doveva fare o cosa doveva dire? Le sue gambe non volevano muoversi o rispondere ai suoi stessi comandi. Prima andava tutto okay, cosa lo stava bloccando dal fare due passi e sedersi al banco?
Cosa di preciso?

«Allora ti vuoi muovere? Il tempo stringe!» ordinò spazientito Soujus.

Alias prese un grande respiro, allungò un gamba, bene, un passo era stato fatto, ne mancava soltanto uno. Poi la gamba destra, esatto così, bravo. La mano sullo schienale, un piccolo salto per salire sulla sedia - leggermente più alta rispetto a quella dei tavoli. Bene, aveva reagito.
Adesso era mangiare la vera pacchia. Soltanto sentire l'odore del pane gli causava nausea. Ancora. "Insolito..." rivolto al pane.
Rivolto a tutto.

[...]
Non appena tutti finirono la loro colazione, Aatarì portò la faretra e l'arco di Alias al suo legittimo proletario non che Alias stesso.
Il ricciolo ringraziò l'altro e si sistemò tutto per bene.
Bene, era pronto.

Non appena i sei uscirono dalla taverna, tutti ringraziarono il locandiere per la gentile disponibilità e incominciarono a marciare a nord, fuori da Turku, un volta per tutte.

«Mh... perché avete deciso di unirvi a noi verso questa meta di cui io non so assolutissimamente niente? Credo di essere l'unico...»

La dea dei ladri sghignazzò ancora una volta.

«No! Assolutissimamente no Alias! Neanche Aatari e Lives sanno dove stiamo andando!»

«Concordo!» gioì Aatari.

«Già...» sbuffò via una ciocca di capelli dal viso Lives.

Se gli unici a saperlo erano gli dèi, allora qualcosa di grosso stava per accadere.

Breath Of The Wild : La dea dei ghiacci (in riscrittura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora