Verde, Viola e Giallo.

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Ancora quel casino infernale investì le orecchie del giovane heimo. Alias non aveva ben capito perché Soujus avesse voluto rispedirlo all'interno di quell'inferno portuale. Non osò neanche domandargli il perché di tale cosa, la divinità non gli avrebbe rivolto parola.
Dopo diciotto anni, poteva ammettere di conoscere Soujus come la sue tasche, o meglio, come le sacche della sua cintura.
Ancora una volta il ragazzo sentì la sensazione di vergogna nel girare a zonzo, guardava in basso, non osava neanche alzare lo sguardo. Stranamente sentiva gli occhi altrui su di se. Molto probabilmente alcuni abitanti o mercanti, si stavano domandando perché fosse tornato, cosa diamine ci stesse facendo ancora a Turku con il capo chino.
Alias sospirò rumorosamente, e con grande difficoltà, ritrovò la forza di guardare da ogni parte.

"Soujus, Soujus ci sei?"

Sussurrò l'heimo cercando di non farsi sentire neanche dagli uditi più fini che gli potessero capitare a presso.
Nessuna risposta.
Già la cosa lo preoccupava.
Alias provo un'altra volta, ma niente, ancora silenzio, ovviamente nella sua testa.
Il giovane stava iniziando a spazientirsi, ma trattenne per fortuna la calma.
Ma poi, la sensazione che qualcuno lo stesse fissando diventò più potente, molto più inadeguata di quanto già fosse prima. Egli si riguardò in giro, ma poi li vide : occhi.

Riuscire a muoversi era quasi impossibile, sembrava di stare in un branco di vacche sbizzarrite da macello. Il rosso si dimenava violentemente, e quasi poco gli importava se urtava qualcuno.

«L-LIVES! A-Aspettami!» urlò impaurita la dea dei ladri, mentre cercava di trattenersi salda alla cintura del ragazzo dai capelli color fiamma.

«Kaapata! Mi stai rallentando il passaggio così!» ringhiò Lives alla dea.

«S-Sì lo so, ma-
Attento!»

La voce della dea diventò strozzata non appena Lives sorpasso qualcuno. Una persona che lei conosceva, l'aveva già vista, e rivederla ancora le causò qualcosa. Una donna dai capelli biondi, quasi bianchi e i suoi occhi rossi come rubini. Ella accompagnava un ragazzetto basso dai capelli biondi.
Entrambe si fermarono; si fissarono.

«T-Tu...» indicò Kaapata sbigottita.

«Non ci posso credere...»

Lives e Aatari fecero la stessa cosa : si fermarono. Sembrò un istante infinto, per entrambe le dee; il tempo si era fermato. Le donne avevano gli occhi sgranati, come se quasi avessero visto la cosa più raccapricciante e insolita della loro vita. Il fracasso dei mercati cessò, e le divinità dimenticarono che avevano i loro umani con se.

«Dopo tutto questo tempo... Dafne!»

Kaapata, entusiasta, aveva gli occhi pieni di gioia che quasi piangevano. Quelli della leoparda lo stesso. Si abbracciarono freneticamente, sembravano due sorelle che non si vedevano da secoli.

«Guarda come ti sei fatta bella Dafne!»

«La stessa cosa equivale pure per te Kaapata! Sempre bassa, ma sei diventata più bella!»

«Hey! Senti chi parla, quella che all'inizio della sua carriera da dea era più bassa di me!»

Dafne strinse molto saldamente Kaapata. Non volevano mollarsi. Erano passati più di duecento anni dall'ultima volta che si erano viste e non potevano essere più felici in quel momento.

«Oh! Che sbadata che sono!» disse Dafne ridacchiando «Lui è Aatari, il mio umano.»

Aatari tese la mano e sorrise molto dolcemente.

«Salve! Piacere!»

Kaapata non potè resistere da stringergliela.

«Lui è Lives, il mio umano. Un po' zuccone eh, ma gli voglio bene.»

Breath Of The Wild : La dea dei ghiacci (in riscrittura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora