Bagno.

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«Maledizione!»

Hirvi battè furiosa il pugno destro sul braccio del suo trono. Egli era grande, gelido come l'animo della donna che vi sedeva.

«M-Mia signora... mi lasci finire...!»

«Non voglio udire altro!» ringhiò la donna minacciosa. «Vattene prima che io ti dia in pasto alle mie ombre!»

«Immediatamente mia signora!»

Il servo corse via dalla sala del trono, in preda alla foga e sgomento, di certo non voleva finire in pasto alle creature senza luce.
Hirvi si portò le mani sul viso e urlò per scaricarsi. Alias aveva il sigillo e se non avesse escogitato un piano perfetto non lo avrebbe mai ottenuto. No, no, lei otteneva sempre cioè che voleva - ancora prima di fuggire dal piccolo accampamento di quel cane spelacchiato, se lo era rammentato. Si sentiva così stolta : come aveva fatto a non notarlo prima?

«Il giorno in cui presi Alias... gli tracciai il sigillo della protezione sulla fronte, e quel sigillo, lo protegge da qualsiasi cosa, pure da te.»

Le parole del dio della protezione trillarono nella sua mente. Lui sapeva. Soujus sapeva che lei sarebbe arrivata a prendergli Alias, e egli creò quell'incantesimo per proteggerlo da Hirvi stessa.
Sì, era andata così, la dea ora mai si era convinta.
Il suo modo di battere l' artiglio sul bracciolo del trono aumentò sollecitamente mentre ragionava.

«Yrjö!» Chiamò Hirvi.

Il servo che qualche istante prima era fuggito a gambe levate ritornò. Egli era divenuto una civetta delle nevi, con le penne delle ali sfumate di nero. Il suo piccolo collo da volatile era avvolto da un collare d'argento che simboleggiava la legittima proprietà della cerva bianca.

«Preparami la vasca da bagno, voglio i miei sali ristoratori immediatamente!» ordinò la dea scendendo le scale che conducevano ai piedi del suo trono.

Yrjö fece un inchino e velocemente disse :

«S-Subito mia signora!»

Yrjö ritornò alle sue forme umane e battè le sue mani pallide come il resto della sua carnagione d'altronde. La civetta era un'albino, e come Hirvi, non rappresentava niente all'interno del mondo divino, soltanto un servo, un servo con la vita appesa un filo. Però ella, gli aveva offerto un vero e proprio ruolo nella sua vita : egli sarebbe stato il suo consigliere, non che i suoi occhi e le sue orecchie quando la dea era troppo impegnata a fare il suo.

L albino aveva sempre considerato i modi di fare della sua padrona molto severi e troppo diretti. Non girava mai intorno ai suoi discorsi, arrivava dritta al punto. Se c'era da rapire, giustiziare chi le aveva pugnalato le spalle ella lo faceva. A Hirvi non importava chi era, anche se fosse stato il capitano delle sue guardie Raknor lei lo avrebbe ucciso senza lasciarsi travolgere dalle emozioni - tanto meno dai sentimenti.
Yrjö aveva sempre cercato di dare il meglio sia come servo, consigliere e spia. Fin che vivrà in quelle mura gelide, la sua vita dipenderà da se stesso. Però egli, cercava anche delle risposte alle sue domande durante il suo eterno soggiorno con la perfida padrona, e una di esse era : cosa voleva da Alias?

I servi iniziarono a riempire molto rapidamente la grande vasca della immensa sala da bagno. L'acqua era perfettamente limpida come la loro acida sovrana desiderava e amava in ogni suo bagno.
Nelle sue stanze Hirvi, iniziò a denudarsi di qualsiasi indumento avesse sul suo corpo, snello, roseo, senza alcun difetto- negli anni a venire, aveva modificato il suo corpo a puro piacimento con la magia. Le corna, il naso e le orecchie da cervo svanirono e di esse non rimase niente, solo una donna dal volto umano e perfido. I suoi occhi si posarono su un quadro. Il dipinto raffigurava lei da bambina, suo padre e sua madre, ai quali giurò che se un giorno sarebbe diventata sovrana, avrebbe creato un ordine di giustizia.
Ella si smaterializzò alla sua vasta vasca.
Priva di ogni indumento, i suoi servi si coprirono i volti e lasciarono la stanza suddivisi in due bislunghe file : quella sinistra era composta da fanciulli che portavano l'acqua; quella destra invece, era composta da fanciulli che portavano i sali; ambe file, erano composte da minimo trenta persone l'una.
Non appena la stanza fu vuota Hirvi iniziò a scendere i gradini, e man mano che avanzava, l'acqua le avvolgeva le caviglie, i polpacci, le cosce fino ad arrivare alle spalle. I suoi capelli, candidi e lunghi, iniziarono a galleggiare sul pelo dell'acqua. Essi erano davvero così leggeri, che se li toccavi era come non sentirli.

Nel frattempo, Yrjö si era infiltrato nella camera della sua padrona. Era da anni che seguiva in volo quel ragazzino e il lupo, ma la dea non gli aveva mai spiegato il perché. Ci doveva essere una radice che rendeva comprensibile il motivo per cui Hirvi avesse una tale ossessione per quell'umano.
Yrjö una volta, aveva osato fare domanda alla cerva del perché fosse così ossessionata dall'heimo. La risposta non fu affatto piacevole.

"Non ti riguarda! Tu devi solo servirmi e stare in silenzio! Un'altra domanda, giuro, un'altra domanda come questa e ti faccio sbranare vivo! "

L albino rabbrividì. Sapeva che la cerva teneva nascosto da qualche parte nel suo vano un diario, dove vi scriveva qualsiasi cosa. Chiunque avesse il coraggio di leggerne il contenuto senza il suo imprimatur, sarebbe stato decapitato.
Il ragazzo si portò la mano al collo, già sentiva la lama della ghigliottina mozzargli la testa. Una lama fredda, veloce, imprevedibile.
Le sue mani fremevano dalla paura di essere scovato, più il tempo passava, più si sentiva nervoso, e in poco tempo le emozioni lo avrebbero assalito di sicuro come sempre in quei casi critici dove si doveva essere silenziosi, delicati, senza lasciare un minino di traccia di se stessi.
Frugò ovunque : nell'armadio, nei cassetti di fianco al letto a baldacchino, sotto il letto, nei vasi... ma niente. Tutto sembrava essere così troppo scontato, e sapeva che la sua dea ragionava in modi a dir poco impeccabili quasi infallibili.
Ragiona Yrjö. Hirvi è una persona astuta come una volpe, anzi forse di più... dove potrebbe trovarsi?; si portò le mani ai capelli invaso dallo sconforto.
Ma poi i suoi occhi color ametista, si posarono su una libreria. Era l'unico punto che non aveva ancora setacciato.
Ma certo! Era così ovvio, anzi cioè non lo era, di solito una persona tende a conservare il suo diario in uno dei cassetti della propria camera, ma la libreria, era così scontata ed anche la più semplice in cui nascondere un diario, non che un libro.
La civetta iniziò a togliere tutti i libri, uno per uno. Ne controllò i contenuti per assicurarsi di non sbagliarsi. Dopo svariate ricerche trovo un piccolo libro, le cui pagine erano bianche, spoglie di qualsiasi parola. Lo aveva trovato.
Egli mise tutto in ordine, aspettò di uscire dalla sua stanza, perché le pattuglie, i lupi d'ombra, erano in orario lavorativo non che di guardia come veri cani. Non appena uno dei gruppi passò, il ragazzo si tramutò in civetta e volò molto rapidamente verso la sua stanza, con il diario nelle sue zampe corpulente con alle estremità dei grandi artigli.

Breath Of The Wild : La dea dei ghiacci (in riscrittura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora