VERSO IL SUD (2)

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Io non avevo fatto altro che rovinarmi la vita e la gioventù, anni prima, dietro un bellissimo ragazzo della palestra di kung fu che in passato frequentavo, di nome Riccardo. Con un sorriso riusciva a farmi innamorare sempre più e a chiudermi in uno sgabuzzino segreto fra tutto il mondo. Che ragazza ero stata io fino alla prima superiore? Una adolescente scontrosa, che litigava con il fratello perché era piccolo e rompipalle e puntualmente con tutti i miei amici. Non avevo amiche o molti amici. Stavo con i genitori che non sopportavano più il mio carattere cattivo e acido dato dalla tanta sofferenza. Perciò i miei genitori spesso mi trattavano male e di conseguenza io continuavo sulla stessa strada. Per fortuna, con alcuni ancora riuscivo a tenere buoni comportamenti! Proprio il volere questo ragazzo mi faceva escludere dal mondo e non avere alcun fidanzato. Tante sofferenze mi portavano a escludermi anche dai compagni di classe che, tuttavia, mi esclusero a loro volta e mi videro strana e da prendere in giro. Solo con Christian, successivamente, avevo parlato di tante cose ed ero diventata sua amica.Invece, all'interno della classe avevo creato un'amicizia bellissima con Niccolò, un ragazzo di due anni più grande. Forse, lui non vedeva solo una pazza, come inizialmente vedevano i compagni di scuola! Per fare un esempio della classe, ricordavo sempre l'interrogazione in cui tutti erano seduti a gruppi a parlare e io ero con delle ragazze più spinte che raccontavano delle loro esperienze. E non facevano altro che riempire di insulti, di frasi provocatorie. Frasi del genere accompagnavano la mia vita. Nessuno, se non io stessa, poteva farmi uscire da tutto questo. Che forse io stessa vivevo troppo male. Tra me e Christian nacque, invece, una bella amicizia fatta di molti racconti, di ogni genere. Lui sognava con me il suo futuro da cantante. Purtroppo Christian era anche un po' egoista e non avevamo creato un tipo di amicizia esterna alla palestra. Non avevamo mai discusso apertamente del problema della mia classe, ma solo di quest'ultima in generale. Una classe inconfutabilmente divisa a gruppi. Disunita e falsa. Tutti questi dolori mi portavano a rendermi sempre più vittima, triste e autodistruttiva. I miei sabati erano passati a casa degli amici dei miei genitori. Loro giocavano a carte e puntualmente si litigava! Lentamente io non sopportavo più questa situazione. Piangevo spesso e vivevo in casa a sfondarmi di musica italiana leggera, da coma e da pianto. Stavo fra i miei dolori. A un certo punto decisi di stare con i figli degli amici dei miei genitori e mio fratello. Almeno, con loro non avrei dovuto litigare. Quello che non mi faceva suicidare era la mia passione, il kung fu. Passata l'estate, mi ripresi con un grande evento del nuovo anno: il cambio della palestra. I miei genitori, in seconda superiore, mi spostarono a Merate. Sempre una palestra del mio istruttore. Ovviamente, i primi tempi peggiorarono solo la situazione. A poco a poco le cose migliorarono. Eventi come dimostrazioni e gare mi fecero un po' addolcire. Il mio maestro, poi, sapeva trasmettere una passione enorme per il kung fu. E così verso la seconda liceo io ebbi una svolta. Non data da psicologi o da chi sa cosa, ma dalla mia testa. Anche grazie a un'amichetta che mi fece iniziare ad ascoltare la poetica musica rap. Sentii vite senza paragone peggiori della mia. Vite fatte di droga, della morte di persone care. Sentii persone che descrivevano pensieri e cose che vedevano in modo, spesso, felice e coinvolgente e non paranoico. Questa musica, insieme all'amicizia scolastica con l'attiva e spensierata figura di Niccolò e con l'altra amicizia ancora più grande con Christian, mi fece cambiare. Decisi di prendere le cose sul serio ma nessuna sul tragico. Iniziai a uscire spesso a Monza per il centro con mia cugina e magari a frequentare amiche e amici del corso di kung fu. Trovare un ragazzo, però, non era facile anche se io ero davvero molto cambiata. Provavo, ogni tanto, a frequentare con amici le discoteche e a tornare tardi la sera... Anche facendo parecchi gesti ingenui, come bere. Sebbene non avessi dimenticato Riccardo, ora avevo una vera fiducia per il mio maestro e un grande bene per i miei genitori con i quali non litigavo quasi mai. Con mio fratello parlavo di tutto e avevo un rapporto speciale che avevo sempre avuto, anche se prima litigavamo. Successe che, con questa grande amicizia con Christian, con la fine del secondo anno di liceo, io iniziai ad attaccarmi di più sentimentalmente a questo ragazzo, per dimenticare il dolore passato. Fino a quando mi trovai per esserne praticamente innamorata nel periodo prima dell'avvento del quarto anno di liceo. Io, però, mi ero promessa che non avrei mai, mai più, amato qualcuno che non stesse con me.
Ero molto cambiata, appunto, dai quindici anni. Frequentare locali, fumare erba, uscire con persone non tanto a posto, piazze, parchetti, panchine, strade... Avere i genitori separati e, quindi, essere piuttosto libera mi rendeva una ragazza, in quel momento, forse un po' problematica, con ansie, paranoie e i problemi di tutti i figli un po' nei casini. Io ero cambiata ed ero diventata quella che ero. Christian aveva invaso la mia vita... Non avevo mai visto un sorriso sincero da parte di Christian. Dicevano tutti, e lo credevo anche io con molta probabilità, "Christian non ha sentimenti, non ha un cuore"
"l'amore per lui non esiste, è soltanto sopportazione" i suoi occhi erano agghiaccianti e intriganti allo stesso tempo. Ti fulminavano. Come potevano degli occhi così profondi trapelare tanta apatia? Non potevi e non dovevi avvicinarti a lui e alla sua maschera, non potevi chiedere del suo passato e non potevi provare a entrare nel suo mondo, a "toccarlo", in tutti i sensi, soprattutto nella sua interiorità. Sentivo solo "stai lontana da Christian".

In ogni caso, stranamente, Christian era lì con me all'uscita della scuola. Decisi di fare un gioco
"facciamo un gioco di verità... Come obbligo o verità ma ci facciamo solo domande" mi guardava serio. Serra la mascella e sospirò
"vuoi cercare di farti i cazzi miei o è una mia impressione?" disse vedendo l'agitazione nei miei occhi, che rovistavano nei suoi
"facciamolo, che vuoi che sia? Però voglio sapere perché" disse deglutendo.
"inizio io con le domande" dissi scuotendo la testa. Alzai velocemente gli occhi e sorrisi
"perché continui a guardarmi in quel modo? Io posso fare domande visto che tu mi guardi"
"come siamo antipatici" dissi io con le guance rosse. Christian mi fece un sorriso che poteva rallegrarmi per il resto della vita. Più di un orgasmo
"allora, Christian. Vuoi parlarmi dei tuoi hobby?" lui fissò il mio viso
"i miei hobby sono... le mazzate, il rap, il sesso e le bombe da fumare"sorrisi con una certa ironia
"hai un motivo specifico per questi?" dissi io
"insolita come domanda..." disse lui sorridendo "diciamo che alcuni miei vissuti mi hanno portato verso queste cose" era raro alla sua età avere già idee così chiare, pensai fra me e me
"tuoi vissuti intendi...?" dissi prima che me ne accorgessi, scontrando i suoi occhi aperti e sconvolti. Siamo stati amici, ma non ci eravamo mai approfonditi veramente bene...
Forse lui si sarebbe dileguato subito, se fosse stato chiunque altro a fare quella domanda. Ma, nonostante un disagio immane, fece un respiro e si calmò. Stringendo la bocca e gli occhi e tendendo la mascella. Lì, però, c'ero io e sembrava che fossi per Christian qualcosa di particolare. Sapevo che i suoi genitori erano morti in un incidente, sapevo come erano...
"scusa, Christian..." dissi davanti a lui col viso chinato. Lui fece un forte respiro
"mio padre era un figlio di puttana, sai che mi picchiava, Sara?"
"Christian non volevo..." dissi istintivamente, demoralizzata e distrutta
"non preoccuparti" disse sorridendo flebilmente
"io..."
"beh... continua allora" disse lui guardandomi prima negli occhi
"come è nato il tuo amore per il rap?" dissi tirando fuori la forza da me
"da molto piccolo. Mi ci rifugiavo" disse lui con un filo di sorriso. Lo guardai, ricordandomi la risposta sul sesso. Feci uno sguardo di sarcasmo, accompagnato da quello di Christian
"non mi chiedi come è nato quello per il sesso?" scoppiai a ridere e dissi
"va bene, dimmelo" lui scoppiò in ugual modo a ridere sentendo me, senza motivo
"ti accompagno a casa, dai" disse a un tratto guardandomi dall'alto al basso. Il mio viso era deluso e triste, non dissi nulla mentre lo guardavo intimorita. Che avevo fatto?
"non hai fatto nulla, ma devi andare a casa" disse guardandomi fisso
"perché?" chiesi quasi lasciando uscire tutta la gelosia
"perché sì, devi tornare" ma che, ora decideva lui?
"e smettila di far la gelosa" disse guardandomi con un sorriso
"perché? Chi se ne fotte se vuoi stare con lei" fece una lieve risata, si avvicinò al mio viso scontrando i miei occhi e toccando col pollice il mio viso
"io..." disse vicino alla mia bocca, allertando il mio corpo "Non sto... con nessuna."

LA LUCE E L'OMBRA (PARTE 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora