Venerdì di una settimana dopo.
Guardai mia madre con stupore quando mi disse che aveva sentito mio padre e che sarebbe venuto Christian ad aiutarmi in chitarra, dato che per la scuola dovevamo imparare. Ero rimasta col cuore in gola e mi sentivo girare la testa alla sola idea. Quando bussò al citofono, gli aprii e lo feci salire. Quando entrò salutò me, mia mamma e mio fratello. Aveva una giacca in pelle nera che si tolse appena entrò. Scontrò subito i miei occhi. Aveva una maglia nera e di altri colori insieme, delle sue robe swag che portava, un pantalone nero Kelvin Klein e delle Nike bianche. La collana d'oro al suo collo la notai subito così come i suoi anelli. I suoi tatuaggi emergevano
"sei pronta per fare lezione, baby?" disse vicino al mio collo prima di posare la giacca "non si deve mangiare con gli occhi il maestro, però" si allontanò, lasciandomi a bocca aperta. Decisi che in quel momento lo avrei cacciato, non poteva venire da me con qualche stupida cosa che era forse venuta fuori!
"Christian, vieni qua" dissi andando verso la camera, lui sbigottito mi seguì
"si può sapere che cosa cazzo stai facendo? Perché... Perché sei venuto qua? Non ti sembra di essere un vero pezzo di merda a dirmi che dobbiamo stare lontani per una storia che sai solo tu e poi... venire qua?" dissi l'ultima parte abbassando la voce, schiarendomela subito dopo e deglutendo, dato che Christian si era avvicinato a me davvero troppo. I suoi tratti del viso erano seri
"hai finito?" disse guardandomi fisso
"non son venuto per nulla di quello che pensi tu... Tua madre ha detto a tuo padre che devi in qualche modo imparare a suonare la chitarra, e lui ne ha parlato ad Anna. Che ha pensato subito a me" disse alzando un sopracciglio e scrutandomi
"ti è più chiaro?" annuii senza togliere lo sguardo da lui
"dai, prendi 'sta chitarra e vediamo un po'"
tirai fuori la chitarra dall'armadio e mi chiese che canzone dovessi fare. Gli diedi il plettro e guardandomi fisso prese la chitarra sulle sue gambe, deglutendo. Si spostò i capelli da un lato osservando le corde. Lo guardavo, così spensierato, giovane, con quella infanzia e adolescenza che in realtà non aveva mai vissuto, con quel mezzo sorriso che aveva imparato a fingere, con quel sorriso che diventava raramente sincero e vero
"a che pensi, Saretta, che c'è?" disse fissando i miei occhi
"no... Niente" dissi scuotendo la testa. Mi passò la chitarra per vedere come facessi io la canzone
"che cazzo di nota sarebbe quella?" disse ridendo nel pieno della mia opera, anche io risi divertita riconoscendo l'errore. Con la sedia, in camera mia, Christian si era inclinato indietro e si poggiava
"dammi, ti faccio vedere..." passai a lui la chitarra e il plettro e mi fece nuovamente vedere le note, delle quali tanto in mano sua non capivo un cazzo. Come poteva essere mago in così tante cose? Restammo a suonare, io imitavo, guardavo, ascoltavo. Ogni volta che si toccava le labbra, che le bagnava fra loro, che si spostava i capelli o che mi guardava distrattamente sentivo un brivido correre ancora più forte del normale. Cercavo di non fissare i suoi disegni sulla pelle o di non farmi sgamare. Dovevamo restare amici? Davvero avremmo potuto? O dovevamo allontanarci per sempre? Il pensiero mi distruggeva.
I nostri sguardi si incrociarono nuovamente e il mio cuore batteva più del normale, uno sguardo intenso
"mi canti una canzone?" chiesi mostrandogli un sorriso
"sei fuori di testa?" mi chiese alzandomi il sopracciglio
"e dai... Ti prego" dissi avvicinandomi e toccando il suo braccio. Ma toccarlo era sempre un errore! Lo sentivo subito nella mia pelle
"no, no Sara, dai cazzo... devo aiutarti, non cantare" disse chinandosi indietro. Feci un'espressione un po' delusa e lo guardai
"la suoni solo, la cantiamo insieme, ti prego" si mise a ridere guardandomi in faccia
"io sono un rapper, non canto"
"su, Christian!" dissi dandogli la chitarra in mano. Lui si alzò, la posò sul letto dove ero seduta io e mi guardò venendomi vicino
"Christian in quel modo freddo mi hai chiamato?" disse scrutando i miei occhi
"ti... ti ho chiamato come sempre" dissi balbettando. Mi guardò e fece un'occhiata indecisa
"che vuoi che ti faccio?" disse sussurrando. Nella mia mente comparve un doppio senso che mi ammutoliva
"di canzone, Saretta..." ma ovviamente lo disse prima lui. Rimasi zitta, guardavo il suo ghigno malizioso e divertito. Feci un sospiro, cercando di ignorare i brividi
"Believe di Cher"
"oh, no! Porca troia, puoi scordartelo" disse facendo un ghigno strano e facendomi ridere con gusto
"dai, non fare lo stronzo..." dissi ridendo pure io
"eh, okay, va bene! Per questo però dovresti farmi un bocchino con ingoio, insieme a una sorella..." disse facendosi pensieroso. Picchiai irritata la sua spalla e si mise subito a ridere
"fanculo, Christian" dissi mentre mi guardava e scuoteva la testa ridendo. Alla fine mi fece questa canzone e non volle cantare praticamente nulla. Canticchiava solo qualche pezzo, mentre anche io ci provavo ma non sapendola bene finivamo col metterci a ridere. Lo guardai, quando posò lo strumento
"sei un grande con la chitarra..."
"grazie" disse alzando le spalle
"come possiamo essere solo amici?" dissi io d'un tratto, incupendomi e guardando i suoi occhi scuri
"potremo" disse lui deglutendo "mi dispiace amore..." disse chinando leggermente il viso. Poi lo alzò e sospirò, ritornando a dire "dai, comunque non va male..."
"meno male..." sussurrai ridacchiando. Lui si chinò vicino al mio viso, che si trovava più in basso perché ero ancora seduta sul letto. Christian si avvicinò alla mia bocca, mi avvolse il collo con una mano mentre le sue labbra si mischiavano alle mie. Accettai la sua bocca e restammo ad assaporarci. Venne leggermente a posarsi su di me, mentre mi stavo per accasciare nel letto. Le mie mani andavano ai suoi capelli e li stringevano con i suoi gemiti che cercava di soffocare per la presenza di mia madre e mio fratello. La sua lingua che si muoveva nella mia bocca e sfiorava la mia
"non riesco a starti lontano, non so come fare..." sussurrò posandosi sulla mia fronte e scendendo nel mio collo
"Christian..." sussurrai gemendo
"è meglio che io vada..." disse allontanandosi leggermente e guardando il mio viso. Lo accompagnai ammutolita alla porta.

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LA LUCE E L'OMBRA (PARTE 1)
RomanceCAR* LETTORI/LETTRICI, VI INFORMO CHE IN TUTTI I DIGITAL STORE E DIGITAL BOOK È POSSIBILE LEGGERE QUESTO LIBRO "LA LUCE E L'OMBRA". OPPURE PUOI ORDINARE IL CARTACEO DEL RACCONTO DIRETTAMENTE A CASA TUA! LO PUOI FARE DAL LINK CHE TROVI NELLA MIA BIO...