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"-Cos'hai da guardare?" -Dissi scocciata notando il suo sguardo fisso su di me.

"-Che c'é? Non sei abituata alle attenzioni di un bel ragazzo?" -Disse con un sorriso malizioso.

"-Dove sarebbe il bel ragazzo?"

"-Mh, va bene cambiamo. Non sei abituata alle attenzioni?"

"-Non sono abituata ai rompi palle a dire il vero. Evita di guardarmi, evita di parlarmi e se puoi torna da dove sei venuto, grazie." -Dissi contando ogni punto sulle dita.

"-Aja, dobbiamo lavorare sulla dolcezza mi sa."

"-Lavora sullo stare zitto."


Erano appena due ore che Jonathan era diventato il mio compagno di banco ed ero già letteralmente impazzita, non faceva altro che sbadigliare, frugare nel mio borsello e copiare i miei appunti.

Continuava a stuzzicarmi e darmi nomignoli, finché non smisi anche di risponderlo.

Notai che Matías mancava da un bel po' nonostante fosse uscito per fare una telefonata.

Lo feci notare anche ad Eva che era completamente assolta dalle cicatrici sulla fronte di Ryan.

"-Vado io."

Jonathan uscì per andarlo a cercare.

La sua reazione lasciò stupite sia me che Eva.

"-Signor Ellis! Dove crede di poter andare senza il mio permesso!" –Urlò la professoressa.

"-Prof. ho le mie cose." –Rispose lui sbattendo la porta dell'aula, causando una risata collettiva.

Portai una mano sulla fronte. Ma doveva capitare proprio a me un caso clinico del genere?

Quando rientrò qualche minuto dopo, mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dalla classe, senza preoccuparsi dei rimproveri dell'insegnante, mentre io davo di matto per il modo in cui mi stava portando chissà dove. Insomma, non lo conoscevo e si era già preso tutto quel lusso.

"-Smettila! Ma chi ti credi di essere?" –Dissi cercando di ritrarre il braccio dalla sua presa.

"-Sei proprio isterica, ti sto solo aiutando." –Strinse ancor di più.

"-Lasciami il braccio! So camminare da sola, lo cercherò da sola." -Dissi avviandomi verso il bagno.

"-Piccola in bagno non c'è. Forza vieni con me. Non posso lasciarti sola" -Disse con un tono leggermente allarmato.

"-E chi sei mio padre?"

Mi guardò serio ammonendomi con lo sguardo.

"-Va bene, ma non toccarmi e non chiamarmi con quegli stupidi nomignoli." -Dissi seccata.

Dovevamo solo cercare un ragazzo e si comportava come se stesse per arrivare una guerra.

Avevo 18 anni ed ero in una scuola, la mia scuola, e la conoscevo sicuramente meglio di lui, ma si comportava come se avesse qualche tipo di pretesa su di me.

Jonathan era un tipo lunatico da quel che avevo capito, ma per lo più freddo e distaccato.

Giungemmo all'aula magna.

"-Bocconcino sei sicura? Potrebbe non piacerti."

"-Oh Dio. Levati dalle palle."

Lo spinsi e aprii la porta.

Se solo non l'avessi mai fatto.

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👀 aperti.

Qualcosa bolle in pentola!

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