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La terra sotto i nostri piedi iniziò a tremare.

Poco distante di creò una faglia che man mano sembrava raggiungerci.

Di preciso sembrava avvicinarsi a Jonathan.

Tutti erano in preda al panico, lui compreso.

Pietrificati attendevano un qualsiasi segnale.

D'improvviso mi sentii sollevare in aria.

"-Iris fermati o lo ucciderai."

Non mi sarei fermata. Strinsi ancor di più i pugni. La terra avrebbe inghiottito il mio peggior nemico, Jonathan, e nessuno avrebbe mai potuto fermarmi.

Sentii gli occhi bruciare ed il sangue bollire nelle vene.

"-Iris cazzo fermati!" –Urlò Jonathan.

"-Mai Jon! Devi pagare!"

"-Eddai scherzavo!"

Tutti i miei amici erano appigliati a qualcosa, pur di non perdere l'equilibro.

Ryan continuava a farmi fluttuare, fin quando Brian non mi assalì facendomi cadere sull'erba ancora bagnata dalla rugiada delle prime ore del mattino.

Mi bloccarono mani e piedi, la terra si riassestò e con essa anche la frattura creatasi.

Lo vidi, era lì che continua a sghignazzare.

Poggiai la testa a terra, inspirai profondamente.

Creai un canale diretto tra me e Jonathan, cosicché non avrei potuto nuocere a nessun altro.

Dal mio corpo fuoriuscì un urlo disumano che raggiunse il sistema d'allarme di qualche auto ad uno o due isolati più lontani.

Jonathan si lasciò cadere sulle ginocchia, contorcendosi e urlando dal dolore.

Mi fermai solo quando vidi scorrere quel liquido scarlatto dalle orecchie.

Avevo gli occhi di tutti puntati addosso, ma non m'importava.

Mi avvicinai a Jonathan e dalla tasca posteriore dei suoi jeans estrassi le chiavi della Lamborghini.

"-Andiamo o faremo tardi."

Misi in moto l'auto con al mio fianco Eva.

Continuava a fissarmi.

"-Sei forte ragazza sai, ma stai attenta a non perdere il controllo."

Appena giunti tutti al parcheggio lanciai le chiavi a Jonathan che rapidamente si dileguò tra la folla che si apprestava ad entrare nell'edificio giallastro, mentre si circondava delle solite galline.

Faceva tutto il figo con quel suo sorriso perfetto, facendo l'occhiolino a tutte e concedendo false speranze per qualche appuntamento.

"Pff, ipocrita." – Pensai.

Mi diressi verso il mio armadietto, dove trovai un biglietto con dei fiori.

'Mi manchi tanto piccolina. -C'

Finalmente la giornata iniziava a prendere un ritmo diverso.

Quando arrivai in classe, in ordine come se non fosse mai successo nulla, vidi Jonathan gesticolare concitatamente dinanzi la cattedra.

"-Prof lei non capisce maledizione!"-Sbottò.

"-Signor Ellis non voglio sentire ragioni. Il suo posto è vicino alla signorina Cilò e non cambierà per un vostro capriccio. Chiaro? Provi ad immaginare se io fossi disposta ad ogni vostro cambiamento!? E' una scuola, non casa vostra."

"-Al diavolo!"-Così dicendo uscì dalla classe.

Quando mi vide si bloccò per qualche secondo, per poi allontanarsi come se fossi inesistente.

"-Signorina Cilò, il suo compagno di banco è venuto a lamentarsi del suo posto. Non mi interessa minimamente cosa abbiate che non va. Ma adesso lo vada a cercare, non può perdere le lezioni."- Disse guardandomi da sopra le sue lenti gialle.

"-Ma prof..."

"-Niente ma, e adesso se ne vada."

Ormai rassegnata, uscii dalla classe ed iniziai a cercare Jonathan.

Avremmo parlato e cercato di chiarire, era una situazione che riguardava troppe persone d'altronde.

Non ci misi molto per trovarlo, era seduto sulle scale di emergenza a fumare.

Decisi di prendermi qualche secondo ad osservarlo.

La sigaretta poggiata tra le labbra e una ruga sulla fronte.

Tirava forti boccate di fumo. Era notevolmente teso, e sexy.

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