VII• Ritorni.

6 0 0
                                    




Il giorno successivo tornammo a scuola.

Decisi di indossare un jeans con una canotta bianca e lei mie Air Max, lasciai i capelli sciolti e misi un po' di mascara.

Non avevo più visto Jonathan dal giorno del suo litigio con Ryan.

Quella mattina avrebbe segnato il nostro riavvicinamento.

Sentivo crescere una forte ansia, non ero propriamente felice di passare del tempo con lui, sapevo che la situazione sarebbe degenerata nuovamente.

"-Buongiorno a tutti!"- Urlai scendendo l'ultimo scalino che portava alla cucina.

Quest'ultima era inebriata dall'inconfondibile profumo dei pancake di Aaron, il che mi riportò a qualche anno prima quando ogni occasione era buona per prepararne decine.

"-Iris finalmente!" – Rispose Brian venendomi ad abbracciare.

"-Allora, come ti senti?"- Mi chiese Eva con i suo solito sguardo gagliardo.

"-Sono ancora un po' frastornata, ma tutto sommato sto bene."

Facemmo colazione insieme, come una famiglia.

Mi soffermai ad osservare i volti dei miei amici, così sereni e appagati dall'atmosfera creatasi, e non potei evitare di ricordare che un giorno avrei potuto perdere qualsiasi cosa, persona, emozione.

Avete mai pensato a quanto la vita sia solo un effimero bagliore in un non ben definito momento dell'esistenza?

E l'esistenza stessa non ha corrispondenza alcuna con un principio ed un capolinea.

Il mondo, in fondo, è in piedi da migliaia di anni. E' stato calpestato, ridotto in cenere ed è rinato più e più volte.

E' forse questo il senso della vita? Cadere e rialzarsi?

Un boato squarciò la spensieratezza di quel momento di pace tanto sofferto.

So you can throw me to the wolves

Tomorrow I will come back

Leader of the whole pack

Beat me black and blue

Every wound will shape me

Every scar will build my throne

Jonathan aprì lo sportello della sua nuova Lamborghini RWD fiammante, con sotto le note dei Bring Me the Horizon.

Con un gesto degno da modello di Gucci, tolse gli occhiali da vista probabilmente firmati Dior sfoggiando il suo solito sorriso sexy.

"-Ancora lui."- Ringhiò Ryan mentre si apprestava a scendere nel viale d'ingresso.

"-Oh oh hey fratellino come butta? E' da un po' che non ci si vede."

Ryan, in tutta risposta gli sferrò un pugno sullo zigomo, facendogli portare la testa all'indietro.

"-Cosa vuoi ancora? Avevi un solo compito ed era proteggerla."- Disse indicandomi. "-E non sei nemmeno in grado di non fartela scappare!"

"-Già hai ragione, non credevo che il mio fosse un lavoro di babysitting." –Jonathan si lasciò andare nella sua solita fastidiosissima risata.

"-Lei è questo per te? Una bambina?"

Cazzo Jon, non ti azzardare a rispondere.

Dopo un apparente lasso temporale infinito, Jonathan mi guardò.

Eccolo quello sguardo. Era il mio Jonathan, quello buono.

Sapevo che per lui ero molto di più e che il suo orgoglio prevaleva su tutto il resto.

Mi sorrise.

Decisi di avvicinarmi, forse aveva deciso di tornare.

"-Allora piccolina... Credo sia l'ora di cambiarti il pannolino o inizierai ad emanare un pessimo odore." –Simulò con le mani di scacciare una fantomatica puzza.

Non potevo crederci.

Mi aveva illusa nuovamente.

HalfHeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora