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Una scena macabra si presentò ai nostri occhi.

Matías era lì.

Ma non era lui.

Urlai il suo nome.

Ma lui aveva uno sguardo totalmente assente.

Iniziò a sbattere la testa contro il muro, finché il sangue non iniziò a scorrere copioso.

I tonfi contro la parete riempivano il silenzio creatosi.

Ero inorridita dalla scena, mi sentivo paralizzata.

"-Matías, ascoltami. Sono Jonathan, posso aiutarti." –Gli tese la mano.

Matías scoppiò in una risata glaciale.

"-Nessuno può farlo. Vero Iris? Nessuno ci aiuterà. Sulla Terra calerà il sipario, e voi sopperirete sotto esso." –Rispose lui, rivolgendomi un ghigno terrificante.

"-Cosa stai dicendo? Risolveremo tutto." -Provai ad avvicinarmi a lui, ma Jonathan mi bloccò.

Matías iniziò a spostarsi nella stanza, camminando freneticamente.

Mi fiondai su di lui, nel tentativo di calmarlo.

Mi prese per il collo.

I miei piedi si sollevarono da terra mentre mi dimenavo.

Cercavo di ammorbidire la sua presa sul mio collo, ma il mio Matías non cedeva.

Le lacrime iniziarono ad inondare gli occhi, mentre annaspavo in cerca di ossigeno.

Lui scoppiò a ridere.

"-E' ora che anche tu possa toglierti di mezzo." –Mi gettò sulla platea di sedie.

Sbattei la testa. La vista divenne offuscata.

Jonathan era immobile. Urlò il nome del fratello, che giunse da lì a poco, inutilmente.

La mia testa diventava sempre più leggera.

Ricordo pochi attimi di quel giorno.

Matías salì su una sedia.

Diede un pugno nel soffitto, compiendo un balzo disumano, ma probabilmente avrò visto male.

Tirò a se uno cavo nero.

Gli fece un nodo.

Aveva preparato un cappio.

Mi guardava.

Il suo sguardo era divenuto implorante ed io non potevo fare nulla. Provai a trascinarmi fino alla sua sedia.

Strinse il nodo al collo.

Una lacrima gli solcò la guancia.

Cercai di rialzarmi con tutta la forza che avevo in corpo.

Le lacrime rigavano le mie guance. Le gambe tremavano, non reggevano il mio peso.

Non gliel'avrei permesso. Doveva vivere. Restare con me.

"-Iris!"- Urlò tendendomi la mano.

Riuscii ad afferrare una delle gambe.

Alzai la testa speranzosa.

Aveva già lasciato cadere la sedia.

Un urlo squarciò quegli attimi.

Accorsero tutti.

Mi lasciai cadere, ma prima Jonathan mi corse incontro.

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