II• Cadono piume

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Quando tornai a casa niente era più come prima, eravamo abbattuti, uno di noi non c'era più e nessuno credeva alla teoria del suicidio.

Aaron accarezzava la pancia di Ludovica che cresceva a vista d'occhio, mentre Yuma faceva di tutto pur di non esser spettatore di quella scena.

Brian corse ad abbracciare Eva e me.

Quella leggera sicurezza di poter essere uniti contro qualsiasi male si stesse espandendo, venne spazzata via in un attimo.

Mi sentivo svuotata, in colpa, smembrata.

Si era colpa mia, non sono stata presente per lui... Davo la sua presenza per scontata...

Le mie mani, il mio spirito, il mio corpo erano sporchi del malessere e della morte di colui il quale mi era stato sempre vicino. La mia spalla su cui piangere, la mia famiglia.

"-Iris ho una bellissima notizia! Voglio che tu sia la prima a saperlo!"

"-Dai Matías, non è il momento, vattene."

"-Eddai su, ci vorrà un attimo."

"-Allora non hai capito. E' un brutto momento."

"-Allora facciamo un patto. Io ascolto te, tu ascolti me."

Cosa dovevi dirmi quel giorno Mat? Avrai più modo di dirmelo?

Preparai la colazione continuando ad essere immersa nei miei pensieri.

La vita sembrava proseguire come se Matías non fosse mai esistito.

Dopo una settimana nessuno parlava più di lui.

Non c'erano più fiori sul suo banco, il suo armadietto era stato occupato da qualcun altro.

"-Tutto il male è destinato a finire per fortificare il tuo spirito." –La mano di Ryan si posò sulla mia spalla.

"-Credo di aver bisogno di soffrire un altro po'."

Da lì a poco in aula entrò anche il fratello ribelle, con accanto Miriana.

Aveva gli occhi rossi e sembrava molleggiare anziché camminare.

"-Hey stai bene?"- Mi preoccupai.

Lui si lasciò andare in una risata per poi vomitare la sua colazione sui miei jeans chiari, per poi riprendere a ridere.

Era completamente fatto. Andato, fuso.

Gli diedi uno schiaffo. La violenza che gli procurai si riversò nelle mia mano che divenne immediatamente rossa.

Miriana, così come il resto dei presenti in aula, si lasciò andare ad una fragorosa risata.

Il che non fece altro che dare adito alla mia rabbia.

Sentii le unghie trafiggere il palmo della mano.

Lasciai perdere e mi recai nel mio armadietto in palestra, dove avevo un leggins di riserva.

"-Hey pasticcino!"

Eccola di nuovo, quella fastidiosissima voce.

"-Perdonami, non volevo. Però è stato divertente dovresti ammetterlo."

"-Ellis smettila! Non siamo amici, non voglio le tue stramaledette scuse."

"-Uoh uoh siamo di cattivo umore."- Sventolò le mani in segno di resa

"-Il mio migliore amico è morto davanti ai miei occhi, devi lasciarmi in pace."

"-E' morto anche davanti ai miei di occhi Ir.."- Fece per accarezzarmi il braccio.

"-Non-ti-azzardare. Va al diavolo." -Mi allontanai.

"-Oh Iris, sapessi quante volte ci sono stato."

"-Tornaci." –Urlai.

La mattinata proseguì regolarmente. Jonathan continuava ad importunarmi e fare battute davvero poco felici.

"-Iris tutto bene? Ho visto che prima Jon ti aveva seguita in palestra." – Eva mi prese sotto braccio mentre tornavamo a casa.

"-Jon? Siete amici adesso?"

"-Ma no dai, è solo un modo carino di chiamarlo."

"-Di carino ha ben poco."

Giunti a casa decisi di distrarmi cucinando qualcosa, mentre gli altri decisero di stravaccarsi sul divano.

Sentii il telefono vibrare nella tasca posteriore dei jeans.

Era Ryan:

"Perdonami, abbiamo bisogno di voi... Siamo davanti al cancello."

Aggrottai le ciglia non capendo.

Mi rivolsi verso la finestra, dove notai tre corvi poggiati sul davanzale.

Vidi un'Audi nera ferma al cancello.

"-Eva... Sono i fratelli Ellis quelli laggiù?"

"-Oh mio Dio si!"-Rispose lei eccitata.

Iniziammo a discutere dell'eventualità di aprirli o meno, non sapevamo nemmeno cosa stessero cercando.

"-Sarà uno scherzo di mister 'Hey piccola'." –Gracchiò Aaron gesticolando.

Aaron e Brian erano contrari a farli unire a noi.

Finché non sentimmo uno sparo.

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