5. "Siamo amici"

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"Il sorriso è una curva,
che raddrizza tutto."
~ Phyllis Diller

▶️Enula - Auricolari

"Ismaele prova a far capire a Kelly quello che sente per lei, ma cosa lo blocca?" Fu la domanda del Professor Sullivan a riecheggiare nell'aula di Letteratura, aspettandosi che qualcuno di noi gli desse una risposta soddisfacente.

Alzai la mano per rispondere. "Johns." Parlò il professore, dandomi il consenso per poter rispondere.

"Forse è la paura del non essere corrisposto dalla ragazza, non essere all'altezza delle sue aspettative o addirittura il pensiero di non poterle piacere per quello che è. Forse mi sbaglio." Risposi alzando e riabbassando le spalle, mentre guardavo annuire l'uomo davanti alla cattedra in legno sintetico.

"Questa è un buon punto di vista." Affermò. "Molte persone hanno il timore di non essere accettati dalle persone per quello che sono. Paura di ciò che la gente può dire sui loro difetti, invece di farsi forza per valorizzare i propri pregi. Ricordatevi questo. Non potrete mai essere voi stessi, se continuerete a dare retta ai pareri esterni. Sii ciò che sei, ma si fiero di esserlo C'è potere nel sapere che non sei per tutti e ancora più potere nel non cercare di esserlo. Per alcune persone sarai troppo schietto, troppo silenzioso, troppo magro, troppo grande. Ognuno avrà la sua opinione su di te e questo è tutto. Un'opinione. Finché sai che sei abbastanza per te stesso, tutto il resto diventerà irrilevante." Continuò. Il Professor Sullivan, era davvero un gran ottimo professore.

Al termine delle lezioni presi in mano il quaderno degli appunti e il libro di Letteratura, stringendo quest'ultimi al petto, dirigendomi a passo svelto verso il mio armadietto per lasciarli lì durante la pausa pranzo. Dopo averli messi in ordine chiusi con il lucchetto, trovai Kara quando mi voltai. "Hai un aspetto orribile." La informai guardandola attentamente. Aveva due spaventosissime borse nere sotto agli occhi, i capelli biondi raccolti e in disordine, indossava una camicetta azzurra stropicciata con un paio di jeans stretti.

"Non ricordarmelo." Si portò una mano alla bocca per sbadigliare. "Ho dormito pochissimo questa notte, sono rimasta indietro con Astronomia e l'ho ripresa fino alle quattro del mattino." Passò le mani sulla crocchia, cercando di sistemarsi con le dita, per poi legarli nuovamente - con un elastico viola - in una coda più riordinata.

"Perché non ti sei presa un caffè? Sono i migliori accompagnatori dello studio." Dissi riferendomi alle mie stesse esperienze Liceali, degli anni precedenti. Se non fosse stato per il caffè a tenermi sveglia o del Twinnings a tener calma Eisel cattiva, oggi probabilmente non sarei qui.

Sbuffò. "Ne ho bevuti sei di caffè, tanto da tenermi sveglia fino al suono della tua sveglia. Avrò dormito si e no cinque minuti." Mormorò sbadigliando ancora una volta, entrando in mensa.

"Dai, ti rifarai una bella dormita questa sera." Cercai di rassicurarla. Ma questa era la vita da Universitari: tanto studio, tanti caffè, tante relazioni, poche ore di sonno e una Laurea lontana e quasi irraggiungibile.

Ordinai solamente una fetta di torta al limone e un Twinnings. Erano ancora le dieci del mattino e non volevo prendere cose pesanti, per non rovinarmi l'appetito a pranzo. Kara invece ordinò l'ennesimo Caffè - con cioccolata - e dei biscotti alla vaniglia. "A momenti mi stendo qui sul tavolo." Annunciò facendomi ridere per la sua espressione drammatica, era sempre la solita esagerata.

"Perché non torni con me in camera e ti fai alcune ore di riposo?" Le chiesi, versando il tè dalla teiera alla mia tazza.

"Ho un altro corso fra quindici minuti, non posso." Rispose sorseggiando dal suo bicchiere in plastica, con lo stemma della Columbia. "Ma finito il corso, non ci penserò due volte." Aggiunse, prendendo successivamente il cellulare dalla tasca per controllare le sue notifiche.

Il ragazzo della 113 | Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora