▶️Rihanna - Love on the brain
Cercai di mettermi a sedere, nonostante il forte mal di testa e l'alta temperatura corporea, mi stessero - in breve tempo - prosciugando le energie. Movimento che non passò inosservato, sotto gli occhi attenti e colmi di rimprovero di Elia. Il suo sguardo intimidatorio, mi mise alquanto in soggezione. La freddezza di quei due pozzi azzurri, mi fece rabbrividire per il completo senso di vuoto che sentì in esse, nonostante si fosse sempre dimostrato una brava persona nei miei confronti. Per quanto cercassi di assimilare quell'informazione, alquanto importante, la febbre mi impedì di acquisire - appieno - la conferma della sua fresca dichiarazione.
Come era possibile che Elia fosse il fratello di Isaac? Oltre ad avere i cognomi diversi, non si poteva dire di certo che avessero un'ottima intesa o un buon rapporto.
La rissa nell'atrio dell'istituto, qualche settimana prima, ne era stata un'evidente prova. "Mi sembri alquanto sorpresa nel sentire questa notizia, pensavo ne fossi già a conoscenza." Parlò curvando un sopracciglio.Scossi la testa per più volte, portandomi - con entrambe le mani - gli occhiali rettangolari al proprio posto, visto che mi erano scivolati lungo il naso. "In effetti non avrei mai immaginato che tu ed Isaac aveste in comune, un qualsiasi legame di parentela." Dichiarai. "D'altronde vi comportate come dei bambini capricciosi, ogni qual volta che vi incontrate." Mormorai sottovoce, non immaginando minimamente che mi potesse sentire. La sua risata non tardò ad arrivare - fresca e genuina - che mi giunse addosso come una ventata d'aria fresca, facendomi sorridere.
"Io ed Isaac, non siamo mai andati d'accordo. Non c'è una spiegazione specifica alla quale rispondere alle nostre continue divergenze, semplicemente non siamo fatti per stare uno a meno di un metro di distanza dall'altro." Parlò. "Fin dalla High School, avevamo sempre avuto delle incomprensioni e siamo passati molto spesso alle mani, quando le parole non bastavano. La situazione è andata avanti così per anni, finché mia madre e suo padre non si sono incontrati." Rivelò facendomi sgranare gli occhi dalla sorpresa di quella notizia. "Sì, un destino alquanto bizzarro." Mormorò ridacchiando fra sé e sè. "Isaac si innervosisce per un qualsiasi determinato motivo, io sono il qualsiasi determinato motivo per cui si innervosisce." Dichiarò alzando e riabassando le spalle. "Sono poche le volte in cui troviamo un punto d'incontro."
"E quali sono questi punti d'incontro?" Domandai portandomi una mano sulla testa, sentendo un continuo dolore fastidioso alla testa, che mi impedì di prestare la dovuta attenzione a quella dichiarazione.
"Le scommesse."
Probabilmente, avrei dovuto prestare più attenzione a quelle parole, invece di cadere nel sonno poco dopo averle ascoltate.
Mi ritrovai ad aprire gli occhi qualche ora più tardi. Mi sedetti comodamente sul lettino dell'infermeria dell'Istituto, con le gambe incrociate, mentre andavo con i palmi delle mie mani alla ricerca dei miei fedeli occhiali, che mi permettevano di vedere in un modo decisamente migliore. Iniziai a preoccuparmi, quando tastando in ogni direzione del letto e sopra al comodino - o quello che la figura sfuocata alla destra del letto mi permise di dedurre, che quel mobile fosse un comodino - ma non trovai la montatura dei miei occhiali.
Sussultai quando il rumore di una sedia, scivolò contro le piastrelle del pavimento bianco. Mi concentrai sul mio fedele udito, visto che la mia vista lasciava alquanto a desiderare. Sentii successivamente il suono di un paio di scarpe da ginnastica venire in mia direzione. C'era qualcuno?
Quando aprii la bocca per poter dire o chiedere se ci fosse qualcuno, sentii il tocco di due palmi - morbidi e tremendamente caldi - ai lati della mia testa. Chiusi istintivamente gli occhi.
"Quando Elia mi ha avvisato che fossi finita in infermeria, mi sono precipitato qui. Come ti senti?" Mi domandò la calda voce, appartenente al ragazzo della 113.
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Il ragazzo della 113 | Noah Centineo
FanfictionLe regole alla Columbia University sono poche e precise: puntualità alle lezioni, tenere uno studio costante e comportarsi civilmente. Ma soprattutto, stare lontani dal ragazzo della stanza 113. Eisel Johns, considerato l'angelo della scuola, non fa...