9. MagBlue's

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"Le persone vere,
non hanno tanti amici."
~Tupac

▶️ Charlie Puth ft Wiz Khalifa -
See You Again

Ero nuovamente seduta nel sedile del passeggero, al lato destro del guidatore. Aspettai Isaac intento a rimettere la copertina e il cesto da picnic nella macchina, si sedette, chiudendo la portiera alla sua sinistra. Da quando gli avevo stretto la mia mano nella sua, dopo il vieni con me non aveva ancora detto alcuna parola, ne tanto meno lo avrei fatto io.

Avevo accettato di seguirlo, di vedere il luogo in cui fosse stato se stesso. Non so cosa mi fosse passato per la testa di accettare, era quasi mezzanotte passata ed io mi ritrovavo insieme ad Isaac Walker, il ragazzo della stanza 113. Ero davvero sicura di voler conoscere il suo lato peggiore, proprio a quest'ora della notte? E se fosse stato un serial killer? Un rapitore di studentesse? E se avesse voluto farmi del male? Ti fidi di lui, mi ricordò la voce di Eisel buona nella mia testa, placcando ogni dubbio che avessi.

Accese il motore della macchina e cambiando la marcia, fece partire il grande veicolo a quattro ruote. L'atmosfera era sempre silenziosa, nemmeno una parola, probabilmente andava bene così. Anche perché iniziavo ad agitarmi nel sedile, non avevo paura, forse un po'. Ma non era per Isaac. Sarei stata in grado di affrontare qualcosa più grande di me?

Quest'ultimo allungò una mano verso il bottone per accendere la radio, facendo diffondere attorno a noi una melodia al pianoforte. Nuvole Bianche di Eunaudi, se non erravo. La ascoltavo da piccola nel salone di casa Johns, a San Diego, mentre papà sfiorava i tasti bianchi e neri del vecchio pianoforte. Insegnando, ciò che sapeva della musica, a me e Aidan. Ricordo ancora le cene della Vigilia di Natale, in cui suonava i brani che piacevano tanto alla mamma. Musicista e cantante solista dei grandi Teatri di San Diego, la meravigliosa artista Lauren Johns. Dio, quanto mi mancava.

Alzai lo sguardo in sua direzione del ragazzo al mio fianco, trovandolo a fare lo stesso. Trattenni il fiato, forse per l'improvviso contatto fra occhi. Lo vidi aggrottare la fronte, come un pensiero negativo gli fosse passato per la testa. Distolse lo sguardo, tornando a guardare la strada davanti a sè. "Qualcosa non va?" Provai a chiedere, interrompendo il silenzio che echeggiava nella macchina tra sguardi e respiri regolari da parte di entrambi, mentre le note del pianoforte finivano di sfiorare la radio.

Strinse il volante con più forza, sospirando successivamente. "Non credo sia una buona idea portarti con me, non è un posto in cui dovresti stare." Parlò allentando le dita dal volante, per poi stringerlo ancora. Era nervoso, lo si poteva benissimo intuire. Sguardo cupo, mascella serrata, i denti stretti fra loro, il respiro leggermente irregolare. Anche se di poco, stavo imparando a conoscerlo. Avevo tutte le intenzioni di fermarmi ad osservare ogni sua sfumatura, nonostante il campanello d'allarme mi dicesse di non farlo. "Eisel." Pronunciò il mio nome con tale profondità nella voce, che sentii il cuore stringersi in se stesso. "Promettimi che qualunque cosa vedrai di me, continuerai ad essermi amica. Ne ho bisogno." Continuò. Ne ho bisogno? Aveva bisogno di una amica? Mi domandai. "Ho bisogno che tu continui ad esserci, non scappare, per favore." Concluse chiudendo velocemente gli occhi, riaprendoli in seguito.

Appoggiai automaticamente una mano sul suo braccio, notando con sorpresa il quanto fosse sodo, sentii le guance surriscaldarsi come un bollitore nel fuoco. "Isaac, ho detto: fidati di me." Non sarei scappata, qualunque cosa mi fossi trovata davanti. Avrei avuto a che fare con Isaac, ero sua amica, non me ne sarei andata. Perché come gli avevo già detto in precedenza, gli amici vanno sostenuti a vicenda e devono essere presenti l'uno per l'altra nei momenti del bisogno. E non solo. L'amicizia è un rapporto basato sulla fiducia di entrambi ed io ponevo tutta la mia fiducia su di lui. Quello che stava cercando di fare, era mostrarmi un lato difficile di sé, una facciata che non osava mostrare a nessun'altro. Un sforzo così doveva contare molto. Sarei entrata in quel luogo insieme e me ne sarei andata soltanto insieme a lui. Punto.

Il ragazzo della 113 | Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora