Le delusioni aprono gli occhi
e chiudono il cuore.
Diventi fredda, insensibile e apatica.
Potrebbero dirti qualunque cosa,
ma oramai non te ne importa più.▶️People Help The People - Birdy
Vi siete mai sentiti come se il mondo attorno a voi, stesse improvvisamente crollando sotto vostri piedi?
Come se tutto ciò in cui avete sempre creduto, si sgretolasse davanti ai vostri occhi come una bottiglia di vetro, che va in frantumi sul pavimento, disperdendo i propri cocci in diversi angoli, completamente ignara di dove andranno a finire. E non vale la pena preoccuparsene, una volta rotta, non serve più. Ecco come mi sentivo in quel momento. Quando ero piccola mettevo le mie braccia nella maglietta e dicevo alle persone, che avevo perso le mie braccia. Riavviavo i videogiochi di mio fratello Aidan, ogni volta che stavo per perdere. Dormivo con tutti gli animali di peluche sul letto, così nessuno di loro si offendeva. Avevo quella penna a quattro colori e cercavo di spingere i bottoni in una volta. La decisione più difficile, all'età di sette anni, probabilmente era stata la scelta di quale gioco del Nintendo giocare per prima. Fingevo sempre di dormire la sera in divano, così papà o mio fratello, potevano portarmi a letto fra le loro braccia. Ho sempre pensato che la luna inseguisse la mia macchina. Guardavo due gocce d'acqua, durante le giornate di pioggia, scivolare sulla finestra, facendo finta che fosse una gara. Usavo il computer solo per giocare con paint e l'unica cosa di cui mi dovevo preoccupare, era il tamagotchi. Mi ricordo che da bambina non vedevo l'ora di crescere, ma arrivata a questo punto, vorrei tornare ad essere bambina. Perché le ginocchia che mi sbucciavo sempre da piccola, facevano molto meno male del dolore che provavo nel cuore. Probabilmente una mazzata sul petto, sarebbe stata soltanto una semplice carezza, rispetto ai turbini di sensazioni che provavo in quel momento. Mi mancava il fiato, avevo il respiro bloccato in gola. Le lacrime come dei valorosi guerrieri in battaglia, avanzavano e bussavano violentemente negli angoli dei miei occhi, pronti a scendere vittoriosi sulle mie guance. Mi tremavano le gambe, pensai di crollare a terra da un momento all'altro.
"Eisel, ti senti bene?" Mi domandò mia cugina Denise, ancora appoggiata al mio corpo. Aveva l'alito che odorava tremendamente di qualche bevanda alcolica e aveva un'espressione piuttosto preoccupata dipinta sul volto, leggermente sbavato dal trucco. Dovevo prendermi cura di lei, aveva bisogno di me ed io, ci sarei stata.
Abbassai lo sguardo dalla figura di Isaac, Matt ed Elia, che non si erano minimamente accorti della nostra presenza. Mi davano le spalle, intenti a digerire in continuazione e in grande quantità le bibite che si trovavano sul tavolo davanti a loro. Non avevano idea che la ragazzina che volevano distruggere, avesse appena ascoltato ciò che avevano appena detto e che fosse in realtà, già tremendamente a pezzi. Ma non sarei crollata, non qui, non ora.
"Sì." Mormorai frettolosamente. "Ti porto al bagno, hai bisogno di una rinfrescata. Ma dammi una mano, non riesco a trascinarti da sola."
Lei annuì, appoggiando lentamente un piede dopo l'altro, incamminandosi insieme a me, in direzione del bagno.
Un'impresa che ci risultò piuttosto ardua, vista la quantità di ragazzi che si erano gettati sulla pista da ballo, scatenandosi alquanto euforici e venendoci incontro più e più volte, facendomi rischiare di far scivolare Denise a terra. Mandai al diavolo almeno quattro ragazzi, che mi si appiccicarono addosso con tutta la buona intenzione - cattiva dal mio punto di vista - di ballare insieme a me, decisamente non ero nella situazione di divertirmi. Ringraziai il cielo quando varcai la soglia della porta del bagno della palestra, imprecando successivamente quando andai a finire contro una coppia, che si stavano baciando con foga. L'immagine della mano del ragazzo, che scivolava sotto la gonna della ragazza mi fece alzare gli occhi al cielo. Che schifo.
STAI LEGGENDO
Il ragazzo della 113 | Noah Centineo
FanfictionLe regole alla Columbia University sono poche e precise: puntualità alle lezioni, tenere uno studio costante e comportarsi civilmente. Ma soprattutto, stare lontani dal ragazzo della stanza 113. Eisel Johns, considerato l'angelo della scuola, non fa...