"L'amore è quella cosa
che più ridi,
più diventa seria."▶️Marco Mengoni - Venere e Marte
"Insomma, Aidan smettila di offendere i miei calzini!" Mi irritai alla millesima osservazione offensiva di mio fratello, contro i miei adorabili calzini che portavo ai piedi.
Era quasi mezzanotte, ma non mi andava minimamente di chiudere la chiamata via Skype per andare a dormire. Era passato un sacco di tempo dall'ultima volta in cui avevo scambiato quattro o otto chiacchiere, con il mio ammasso di muscoli preferito.
E mentre si scusava cercando di non scoppiare a ridere, iniziò a raccontarmi della figuraccia che aveva fatto in caffetteria con una ragazza. A nemmeno metà racconto, persi il filo del discorso. Avevo la testa e i pensieri verso mia madre, parlare con Aidan me la faceva ricordare tanto. Lui era la sua fotocopia esatta: belli, testardi e giocarelloni.
Cercai - chiudendo leggermente gli occhi in una fessura - di ricordarmi l'immagine del suo viso, ma ultimamente sembrava sempre più sfuocato il ricordo che avevo di lei. E tutto questo mi spaventava, non volevo dimenticarmi di mia madre. Non potevo minimamente lasciare che il vuoto avvolgesse i ricordi, di chi mi aveva dato così tanto. "Eisel?" Mi domandò mio fratello agitando un palmo della mano sullo schermo del computer, per cercare di attirare la mia attenzione.
Scossi la testa, passandomi le mani sui capelli corti. "Scusami, ero immersa nei ricordi." Mormorai sospirando.
Mi rivolse quello sguardo comprensivo, regalandomi uno di quei sorrisi di conforto. Era stato grazie a lui, se ero riuscita a mandare avanti la mia vita senza la presenza di nostra madre. "Pensavi alla mamma, vero?" Domandò facendomi annuire con la testa. Aidan mi conosceva e anche troppo bene. "Manca anche a me, Scricciolo." Ammise, portandosi le mani dietro alla testa per grattarsela in segno di disagio.
Strinsi nuovamente le braccia al ginocchio e quest'ultimo al petto, appoggiandoci anche la testa. "Pensi che sarebbe riuscita a debuttare come scrittrice, se fosse ancora viva?" Gli chiesi inclinando la testa, mentre guardavo l'immagine muscolosa davanti a me.
Sorrise, avvicinando gli avambracci alla scrivania e il viso allo schermo del computer. "Sarebbe arrivata ai BestSeller, Scricciolo. Mamma era fenomenale, un po come te quando riesci ad esprimerti a parole. In questo eravate molto simili." Cercò di farmi ricordare, per tirarmi su il morale. "Però lei era molto più carina, si." Aggiunse portandosi una mano sul mento con fare pensieroso, cercando di stuzzicarmi.
"Hei!" Mormorai alzando di gradi la voce, aggrottando la fronte in senso di disapprovazione davanti al suo commento. Poi guardai Kara distesa nel suo letto a pochi metri da me, dormiva beatamente, per fortuna. Tornai a guardare mio fratello e bastò pochi secondi, per farci scoppiare in una risata. I soliti, pensai.
"Vai a dormire, non voglio che domani arrivi in ritardo per colpa mia. Fai la brava e vedi di farti sentire, miraccomando. Ti voglio bene, Scricciolo." Annunciò Aidan, mentre mi dava la solita buonanotte.
"Te ne voglio molto anch'io, buonanotte." Conclusi la chiamata, spegnendo Skype con un click nella tastiera.
Kara dormiva ancora, non accorgendosi nemmeno del casino che avevamo fatto io e mio fratello. Quando si addormentava, non c'era modo per poterla svegliare. Cercai di dormire anch'io, avvolgendomi nelle coperte e portandomele fino alla testa.
Aprii leggermente gli occhi stropicciandomeli poi con le dita, accorgendomi successivamente ore più tardi che fuori fosse ancora buio. Tastai il letto alla ricerca del mio cellulare e dopo aver accesso lo schermo, cercai - con una smorfia a causa della luce - di leggere l'ora: quattro e quarantotto.
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Il ragazzo della 113 | Noah Centineo
FanfictionLe regole alla Columbia University sono poche e precise: puntualità alle lezioni, tenere uno studio costante e comportarsi civilmente. Ma soprattutto, stare lontani dal ragazzo della stanza 113. Eisel Johns, considerato l'angelo della scuola, non fa...