16. Fratelli Protettivi

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"Nel momento in cui si decide
di affrontare un problema,
ci si rendere conto di essere
più  preparati di quello che si pensa."
~ Paulo Coelho

▶️Drug Dealer - Macklemore

Le mie iridi tinteggiate da un banale colore scuro , rimasero a guardare costantemente il punto in cui - minuti prima - vi erano presenti le iridi verdi appartenenti ad Isaac, accompagnate dalle familiari pagliuzze castane.
Che a differenza delle volte in cui i suoi occhi sorridevano a pari merito con le labbra piene, quell'oggi apparivano inespressivi.
Privi di qualunque emozione.
In lui non vi era rimasta alcuna traccia del ragazzo che - in breve tempo - avevo imparato a conoscere.
Era semplicemente entrato nel ruolo in cui - oramai tutti - nominavano 113.
Ed era inutile tentare di voler sfumare quegli occhi dalla mia testa, certi sguardi non li dimentichi nemmeno se ti sforzi.

Avrei voluto trovare il risultato alle equazioni dei muri, che alzava a tutti coloro, che cercavano di avvicinarsi a lui.
"Che cosa è appena successo qui?" Mormorò Aidan - appena in un sussurro - al mio fianco. Facendomi porre tutta la mia attenzione sulla sua figura nettamente più abbronzata della mia, nel mentre che si passava le grandi mani - mal curate a causa del duro lavoro - sui boccoli dei ricci tendenti al biondo - leggermente cresciuti - con l'espressione alquanto confusa in volto.

Non potei fare a meno di notare le diverse pieghe che si formarono sulla sua fronte aggrotata, dandogli le sembianze di un ragazzo più adulto.
Nonostante continuassi dell'idea di volerlo vedere - e considerarlo - come il fratello maggiore della mia infanzia.
Me lo ricordavo perfettamente il piccolo bambino dai capelli scompigliati e puntualmente in disordine, con l'espressione da furbetto sulle labbra rosee, i vestiti sporchi di fango per le continue partite di calcio con gli amici - e con la costante voglia di tenermi al sicuro.

Nei miei confronti, Aidan, era sempre stato iperprottetivo. Probabilmente perchè aveva sempre voluto avere il compito - quasi il dovere - di colmare il vuoto, che la morte di nostra madre ci aveva lasciato.

Il periodo più difficile della mia vita. [...]

Col passare dei giorni, degli anni, non potei fare a meno di notare come gli occhioni azzurri fossero diventati più sicuri, più fermi. Nelle sue iridi non vi si presentavano più quelle ombre e quelle sfumature grigiastre, che vi erano apparse per una lunga permanenza.
Si erano schiariti, come l'apparizione del sole dopo l'allontanamento di una tempesta.

Era diventato più uomo, più cresciuto.
Perché per poter cercare di andare avanti, bisognava aver il coraggio di rinunciare a tutto ciò che - dentro di noi - pesava.

Mi limitai a scuotere il capo per più volte, lasciando che i capelli mi ricadessero in fronte, non sapendo e non riuscendo - tanto meno - ad aggiungere altro. Ero confusa quanto mio fratello dall'improvvisa visita di Isaac, andandosene successivamente con quelle frasi che mi provocarono brividi lungo tutto il corpo.
Era come se all'interno di quelle mura, fossero passati degli uragani a stravolgerci completamente.

E a riportare nuovamente la mia attenzione al presente, fu il continuo bussare alla porta già aperta.

Alzai le palpebre per poter portare gli occhi davanti alla figura esile di Faith, che sosteneva - con gran difficoltà - la corporatura scultorea di Kyle. Notai come quest'ultimo riuscisse a malapena a reggersi in piedi, trattenendo a stento l'aria fra i polmoni con l'intento di respirare con più facilità. Le labbra rosee e all'apparenza sempre sorridenti, si presentavano gonfie e sanguinanti ai bordi. "Eisel, aiutami a portarlo fino al mio letto." Mi chiese Faith stringendo fortemente il fianco dell'ammasso di muscoli - che era il suo ragazzo - aspettando che mi afrettassi a correre in suo aiuto.

Il ragazzo della 113 | Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora