▶️What If Love - Wendy
Non mi resi conto di ciò accade in quel momento, finché non sentìì le labbra di Isaac premute fortemente - e con violenza - sulle mie. Le lunghe dita - leggermente tremanti - erano andate ad appoggiarsi dietro la mia nuca, tenendo ben saldo il mio viso, in modo che non potessi staccarmi da quel contatto del tutto improvviso.
Aprii la bocca, per poter - in qualche modo - respirare e per fare entrare - all'interno dei miei polmoni - una grande quantità di aria. Invece quel mio gesto servì soltanto a far approfondire il bacio ad Isaac, che ne approfittò per far entrare con la lingua all'interno delle mie labbra.
Percepii che quello non fu un bacio voluto e dettato dal cuore, ma dalla completa disperazione di poter aggrapparsi a qualcosa.Mi si strinse il cuore all'idea di ciò che che quell'incubo lo aveva portato a ricordare, di certo non un infanzia felice. E ogni bambino, nei suoi anni di crescita, dovrebbe vivere uno dei momenti più indimenticabili della propria vita.
Staccai le mani - con cui stringevo fortemente le mie cosce - per appoggiarne una sopra al suo petto, che batteva agitatamente contro il mio palmo. E l'altra gliela misi sulla guancia eccessivamente calda, a causa dell'alta temperatura corporea, bagnata dalle lacrime che gli rigavano il viso.
Non potei fare a meno di sentirmi in dovere di ricambiare il bacio, passai la mano dalla sua guancia alla nuca, avvolgendo le nostre labbra in un modo molto più intimo. Le nostre lingue si incontrarono nuovamente e le sue labbra piene, avvolsero violentemente le mie in caldi baci.
Sono qui, Isaac, sono qui.
Avrei voluto dirgli per cercare - in qualche modo - di placcare ciò che lo stava tormentando in quel momento.Lentamente si staccò da quel contatto, stringendo con forza il mio labbro inferiore fra i suoi denti bianchissimi, che provocarono un lieve rossore su di esse. Una volta aperti gli occhi, mi ritrovai quelli grandi e verdognoli di Isaac a guardare i miei, stravolti da quella sensazione di perdizione e confusione. Erano completamente arrossati, a causa del pianto liberatorio e mi guardavano come se volesse veramente accertarsi, che la mia figura fosse realmente lì.
Piegai gli angoli delle mie labbra all'insù, in modo che capisse che nonostante quel bacio improvviso, fosse tutto apposto. Anche se i battiti impazienti del mio cuore, nel mentre che pestavano con forza la mia gabbia toracica, dicevano completamente altro.
Non tenni conto di ciò che quel gesto mi provocò, di sicuro un turbine di sentimenti che non riuscìì a descrivere. Portai quindi, in quel momento, entrambe le mani in direzione dei suoi capelli, completamente scompigliati, per poterli pettinare con le dita. Gli accarezzai la fronte, i zigomi, le guance, il mento, tornando nuovamente ai capelli.
Adagiai, in fine, le mie mani sulla sua nuca per poter appoggiare la sua fronte sulla mia spalla, avvolgendolo successivamente con le mie braccia in un abbraccio.
"Va tutto bene, Isaac, va tutto bene." Sussurrai, massaggiando la sua larga schiena con i palmi delle mie mani.
"È stato soltanto un brutto sogno." Cercai di rassicurarlo, nel mentre che sentivo le sue grandi mani avvolgermi il bacino, stringendomi al suo corpo in un abbraccio stretto.Mi trascinò di peso sopra alle sue gambe, distese lungo il letto, adagiando la mia schiena al suo petto caldo e completamente privo di alcun indumento. Stringendosi al mio corpo - decisamente più minuto del suo - come a voler aggrapparsi a qualcosa. E di certo non sarei stata io a respingerlo, aveva bisogno di me ed io ci sarei stata per lui.
Questo era ciò che facevano gli amici, giusto?
A rispondere fu una stretta fortissima che sentìì al cuore, ma non ne feci parola. Mi limitai a cullare Isaac fra le mie braccia, meritava tutto l'affetto che evidentemente gli era stato privato. Appoggiai nuovamente un palmo dietro alla sua nuca, accarezzando lentamente i suoi capelli con le dita. "Vuoi parlarne?" Provai a chiedergli, pregando che quella mia domanda non gli risultasse inopportuna.
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Il ragazzo della 113 | Noah Centineo
FanfictionLe regole alla Columbia University sono poche e precise: puntualità alle lezioni, tenere uno studio costante e comportarsi civilmente. Ma soprattutto, stare lontani dal ragazzo della stanza 113. Eisel Johns, considerato l'angelo della scuola, non fa...