22. Goodbye Brother

23.4K 895 892
                                    

Alice "Quanto tempo é
il per sempre?"

Bianconiglio "A volte dura
soltanto un secondo."

▶️Mr. Rain - La storia di Sam

Strinsi le mani - in direzione del petto - sulla sua camicia, mentre le sue mani mi stringevano contemporaneamente il fianco e la nuca, portando la mia figura minuta a stretto contatto con il suo corpo atletico

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Strinsi le mani - in direzione del petto - sulla sua camicia, mentre le sue mani mi stringevano contemporaneamente il fianco e la nuca, portando la mia figura minuta a stretto contatto con il suo corpo atletico.
Le sue labbra baciavano, sfioravano e mordicchiavano violentemente le mie.

Mi mancava tremendamente il fiato.
Mi batteva forte il cuore, mi sembrava di esplodere - da un momento all'altro - in un vortice di sensazioni mai provate prima d'ora. Sono.. dove dovresti essere, concluse la voce di Eisel l'inguaribile romantica, che prendeva il posto di Eisel so tutto io nella mia testa.

Isaac portò entrambe le mani sui miei fianchi, girandomi e facendomi andare a sbattere la schiena sul ripiano della cucina della mensa alle mie spalle. Portai una mano in direzione della sua testa, per poter stringere fra le dita i suoi capelli, che - a contatto con i miei palmi - mi diedero la sensazione di morbidezza, che avevo sempre immaginato. Li tirai lievemente, provocando nell'immediato un mormorio che uscì dalle sue labbra, portandomi a sorridere mentre continuava a baciarmi.

E diamine se baciava bene! Commentò la vocina del mio interiore, alquanto impertinente quella sera.

"Stringimi." Sussurrò Isaac sulle mie labbra, portando le grandi mani sulle mie gambe - in una presa ferrea - mentre allungavo le mie braccia dietro il suo collo, per non cadere nel momento in cui mi tirava su. "Presa." Mormorò sul mio collo, facendomi ridere per il contatto delle sue labbra sulla mia pelle, che mi provocò una lieve sensazione di solletico. Mi adagiò cautamente sul ripiano in marmo, posizionando le mani sulle mie cosce e la sua figura atletica in mezzo alle mie gambe. Portando le mie ginocchia e i miei polpacci attorno ai suoi fianchi stretti, per stringermi a sè.

Sfiorò il suo sguardo completamente accesso di quel verde, che tanto adoravo ammirare, nei miei occhi. Mi guardò, indagò con le sue iridi sfuocate dalle pagliuzze castane nel mio interiore, mi spogliò dai pensieri e dai ripensamenti, sul quanto assurda potesse sembrare quella situazione. Appoggiò una mano sul mio volto, come se solo toccandomi, potesse assicurarsi della veridicità di ciò che stava accadendo attorno a noi. Fra noi.
Il suo sguardo tracciò ogni angolo del mio volto, seguendone il percorso con il pollice, un tocco delicato e attento, che mi provocò una sensazione strana. Una scarica elettrica percorse il tragitto dal mio punto più sensibile, alle cosce, allo stomaco, alla spina dorsale, al mio collo, fino ad uscirne in un sussurro senza parole dalla mia bocca, che lui guardò ed ammirò con attenzione.
"La senti?" Mi domandò facendomi annuire, prima di appoggiare l'altra mano sulla mia guancia, per avvicinare nuovamente il suo volto al mio e le mie labbra a stretto contatto con le sue.
Erano morbide e tremendamente gonfie, mi baciarono con foga, assaporando e pizzicando le mie con i denti bianchi.

Il ragazzo della 113 | Noah CentineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora