Capitolo 12

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Pov Harry

"Già, lui è cosi tenebroso e spregevole." stavo da qualche minuto ascoltando due delle mie serve parlare male di me. 

"Io lo odio con tutto il mio cuore, vorrei tanto che morisse, il mondo sarebbe un posto migliore." le loro parole non avevano alcun effetto su di me, aspetto solamente il momento giusto per uscire dal mio nascondiglio ed esiliarle dal mio castello. Non vedevo l'ora di vedere le loro facce mortificate e spaventate nel sapere che io avevo sentito tutto.

"Poveretta la principessa Hope, obbligata a sposare un uomo macabro come lui." sentì nella sua voce pena, le sue parole furono un colpo arrivato dritto al cuore. Aveva ragione. "Ti rendi conto? dover vivere un'intera vita insieme a lui?" Continuò a massacrarmi con la sua dannata bocca.

"Già, lui non la merita affatto." stavo per andarmene, a testa bassa, con quelle parole vorticose nella mia mente, poi però sentì un'altra voce aggiungersi alle altre.

"Ma come osate?" il suo tono era pieno di sdegno e repulsione, sentì le due serve sobbalzare. "Non vi vergognate a parlare in questo modo della persona che vi dà da mangiare?" sentì i suoi tacchi avvicinarsi alle due donne. "Siete due ingrate!" la sua voce era dura, come non l'avevo mai sentita. "Ricordatevi che state parlando del vostro re! La persona che tiene questa monarchia sotto la sua ala protettiva! Questo è il regno più sicuro al mondo grazie a lui! Ed ecco cosa riceve in cambio, offese alla sua persona! Incredibile." la sua voce si alzava sempre di più, insieme ai battiti del mio cuore. "Sapete cosa vi dico? Sono io a non meritarlo," i miei occhi si spalancarono. "così come siete voi e tutti gli altri a non meritarlo! Lui lavora giorno e notte per noi, per dare alle persone una vita migliore e sicurezza quando camminano per strada e voi osate parlare alle sue spalle? Nessuno vi ha educato a non parlare di una persona non presente essendo incapace di difendersi in tal caso? Avreste il coraggio di dire queste parole in faccia al re?" sorrisi al suo modo di difendermi. "Rispondete!" urlò facendomi sobbalzare, non me l'aspettavo. "Beh allora non fatelo nemmeno alle sue spalle, maleducate che non siete altro!"disse dopo che le due avevano, probabilmente, scosso la testa in segno di negazione. Il suo tono dispregiativo mi mostrò ancora una volta il rispetto che aveva verso di me. Lui aveva torto, non si ottiene la devozione con le botte, o a quest'ora lei non sarebbe qui a difendermi. "Ora andate, ancora un passo falso e sarete esiliate dal castello!" Sentì i passi veloci delle due serve, poi sentì i suoi tacchi venire nella mia direzione, ero nascosto nel corridoio alla sua destra, e sperai che non sarebbe venuta di qua, infatti continuò a camminare in avanti verso la sua stanza.

Mi aveva appena difeso, nonostante la litigata di oggi. Mi aveva difeso... È così che ci si sente? Il mio cuore sta facendo le capriole, letteralmente!

_______

"Dov'è Hope?" chiesi a Becca.

"È nella sua stanza, non sta molto bene re." corrugando le sopracciglia la guardai.

"Cos'ha?" chiesi cercando di non far trasparire la preoccupazione nella mia voce.

"Solo un po' di febbre, non si preoccupi." mi sorrise dolcemente. Sembrava una brava donna dopotutto, ero contento che la serva scelta dalla madre di Hope non fosse una strega con i baffi.

"Portaci la cena nella sua stanza." dissi freddo alzandomi e cominciando a incamminarmi verso la porta d'uscita della sala pranzo senza aspettare la sua risposta.
 
Entrai nella stanza di Hope senza bussare, la trovai stesa sul letto con un panno bagnato sulla fronte e gli occhi socchiusi guardavano il soffitto.

Mi avvicinai al suo letto sedendomi sopra e guardandola con la fronte aggrottata. Ricambiò il mio sguardo quando le accarezzai la guancia bollente.

"Come stai?" le chiesi cercando di far apparire la mia voce dolce, non riuscendoci.

"Bene mio re." sentì quasi il corpo cedermi quando la sentì ancora chiamarmi così, pensavo che mi avrebbe mandato via, e invece mi sorrise debolmente.

"Non hai una bella cera." sussurrai cercando di apparire almeno un po' dolce. Sembrava stanca, ed era più pallida del solito.

"Sto bene, stia tranquillo." sorrise ancora, cercai di ricambiare, non volevo apparire anche ai suoi occhi 'tenebroso e spregevole' come quelle serve mi avevano definito.

Sapevo di esserlo, e mi andava bene così, ma almeno con lei volevo lasciar trasparire un po' di bontà, se così si può dire.

Volevo renderla felice, volevo fare con lei cose normali, come fanno le coppie normali, mangiare insieme, guardare film, giocare a carte, baciarla e stringerla a me ogni volta che ne avevo voglia. Senza doverla obbligare per farlo, volevo che le cose andassero bene, che mi toccasse di sua spontanea volontà, che la notte si stringesse a me, anche in estate, quando si muore di caldo.

Dovevo ancora lavorarci su, ma anche solo quel piccolo sorriso che avevo sforzato per farlo uscire, sembrò accontentarla.

"Mi dispiace averla colpita," la sua mano mi accarezzò la guancia che aveva schiaffeggiato, non faceva male, in realtà non aveva fatto male nemmeno in quel momento, più che altro aveva ferito il mio orgoglio, orgoglio che decisi di calpestare per non ricambiare quel gesto, mi era costato tanto farlo, ma ora sono contento di esserci riuscito. "i-io davvero n-non, non so come ho potuto permettermi di farlo, sono così mortificata, mi scusi." chiusi gli occhi continuando ad assaporare il contatto della sua mano su di me.

Aprì poi gli occhi vedendo i suoi lucidi, non volevo vederla piangere, non avrei sopportato che da quei occhioni blu uscissero delle lacrime.

"Ti perdono." sussurrai accarezzando i suoi lunghi capelli. "Ma che non succeda mai più." lei annuì rapidamente per poi alzarsi a sedere e abbracciarmi con quelle che sembravano essere le sue ultime forze.

A interrompere quel momento fu un bussare alla porta. "Avanti." dissi quando Hope si era nuovamente stesa.

Becca entrò nella grande camera seguita a ruota da Bertha, con dei vassoi in mano. Una volta poggiati sul piccolo tavolino ci guardarono, in modo diverso.

Bertha sorrise ampiamente guardandoci, Becca sembrò misurare la distanza tra di noi.

Quest'ultima si schiarì la gola prima di parlare, "Tesoro, c'è la fai ad alzarti o preferisci mangiare a letto?" chiese alla mia donna, guardai Hope per vedere la sua reazione.

"Credo di farcela." sorrise verso la donna che l'aveva cresciuta.

Becca si avvicinò subito con una vestaglia di seta azzurra, quando Hope si tolse le coperte di dosso, dopo che io mi alzai. Guardai come la donna le coprì subito il corpo esposto dalla camicia da notte bianca e quasi risi quando vedendomi osservare attentamente la sua pelle bianca, Becca mi mandò un'occhiata omicida.

"Se avete bisogno di qualcosa chiamateci." disse Bertha prima che entrambe ci lasciassero soli.

Guardai Hope e solo allora mi ricordai del anello nella mia tasca.

Non vedo l'ora di ricevere il mio bacio.

The King And His Queen H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora