Capitolo 24

1.8K 63 22
                                    

Pov Harry

Era passato ormai un mese, avevo capito che Hope non aveva la minima intenzione di abortire.

Più i giorni passavano più le mie paure e l'ansia aumentavano.

Io sono il re, ho tutto, eppure cosa potrei dare a questo bambino?

Mio figlio, il solo pensiero mi entusiasmava e mi metteva paura allo stesso tempo, mio padre non è mai stato presente, è stato un padre che non meritava questo titolo, puniva me, mia madre e mia sorella in modi inimmaginabili, eppure tutti lo consideravano un uomo dal cuore d'oro.

Mentre io ero il tiranno, colui che dai 16 anni si portava a letto una diversa ogni notte, colui che ha rimesso in uso la legge della decapitazione, colui che beveva e si drogava perché aveva soldi da spendere, colui che uccideva per divertirsi, colui che torturava i prigionieri in un modo obbrobrioso.

Se lui era considerato il buono, ed io il malato, che cosa avrei dato a mio figlio?

Avrei fatto a lui quello che mio padre ha fatto a me?

Riuscirò a non prendere esempio da lui e dalle sue punizioni?

Quando Hope è arrivata al castello, l'ho colpita, l'ho fatta stare male e ho pensato che i lividi sulla sua pelle erano giusti, perché mia madre li aveva, li copriva con il correttore, proprio come Hope aveva fatto.

Tuttavia lei non ha mollato mai, non ha fatto come mia madre, ed io ho smesso di farle male, non so neanche il perché. Ma un bambino, un piccolo angioletto non sarebbe capace di resistere come aveva fatto lei, e questa è la mia paura più grande.

Non voglio fargli del male, non voglio pensare a lui che si chiude nella sua cabina armadio quando sente i miei passi fuori dalla sua stanza, come facevo io con mio padre.

Smisi di guardare la TV quando la piccola figura di mia moglie aprì la porta entrando a testa bassa nella nostra stanza.

Più i giorni passavano più lei sembrava essere triste, la sentivo spesso ridere e parlare con Becca, Gemma e Bertha, ma era tutto finto, io la sua risata vera l'avevo sentita, l'avevo assaporata e non era quella che faceva davanti alle persone in quest'ultimo mese.

Ero io che la facevo stare male? Non lo so. Non parliamo molto, giusto qualche parola che ci scambiamo durante i pasti e prima di dormire, niente abbracci, niente baci, niente coccole, niente sguardi, risatine o semplici sorrisi.

"Ciao." Sussurrò senza neanche guardarmi, talmente ribrezzo le facevo. Entrò nella cabina armadio uscendone vestita con una delle sue camicie da notte.

Quando entrò nel bagno per lasciare i vestiti che aveva indossato quel giorno io pensai a quanto mi mancava il suo corpo.

Come sempre, si stese nel letto dandomi le spalle, sussurrò un buonanotte che ricambiai dopo qualche secondo, spegnendo la TV.

Mi girai anch'io di spalle, aspettando che si addormentasse, appena il suo respiro divenne pesante la chiamai, aspettando una risposta che non arrivò.

Quando fui sicuro che stava dormendo profondamente mi avvicinai lentamente a lei, le circondai i fianchi con un braccio e le baciai la guancia accarezzandole la pancia, lì dove c'era il nostro bambino, e ci sarà ancora per 8 mesi.

Cercai di restare sveglio il più possibile, in modo da assaporare ancora per un po' l'odore della sua pelle, pensando a quanto sarà bella con il pancione e a quali emozioni proverò quando la vedrò con nostro figlio in braccio, camminare per la nostra stanza, in camicia da notte, struccata e con una cornacchia disordinata, mentre culla amorevolmente il nostro primogenito.

The King And His Queen H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora