Capitolo 21

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Pov Hope

"Come ti senti tesoro?" Becca entrò sorridente nella stanza.

La guardai cercando di sorridere distogliendo l'attenzione dalla finestra che dava sulla strada principale del castello. "Bene." sussurrai.

"Oh tesoro, lo sai che puoi parlare con me." mi prese la mano e mi fece sedere su una delle mie comode poltrone. Le ho portate nella stanza di Harry perché mi ci ero affezionata, viste le lunghe chiacchierate fatte con le ragazze e il primo bacio tra me ed Harry, era stato proprio su questa poltrona.

"Ho solo paura di non vederlo tornare, capisci?" ammisi con le lacrime agli occhi. Harry era di nuovo partito per la guerra, ed io ero talmente in ansia che ho dovuto cominciare a prendere delle medicine, mangiavo a stento e a malapena uscivo dalla nostra stanza.

"Tesoro, il re è ben protetto dalle guardie e poi sai bene che sa difendersi." Harry mi aveva portata ad un suo allenamento prima di partire, era rigido e severo sia con se stesso che con gli altri soldati. "Tornerà presto, vedrai." Era passata una settimana, dovrebbe già essere qui, pensai continuando a giocare con le mani. 

"Lasciami sola per favore." sussurrai a testa alta, composta nella sedia come sempre. Dopo un lungo sospiro Becca uscì dalla stanza lasciandomi sola, anzi, non proprio sola.

Tra due giorni io e Harry avremmo compiuto due settimane di matrimonio, mi aveva promesso che ci sarebbe stato, visto che quando ne abbiamo compiuta una lui era già in guerra. 

Sentì nuovamente la sensazione di nausea che da un pezzo mi circondava, sapevo cosa stava succedendo, sapevo di essere incinta. 

Non avevo ancora fatto nessun test ma il mio istinto la sapeva lunga. Prima di fare qualsiasi passo, ho bisogno che Harry torni a casa, lui sarà il primo a saperlo, com'è giusto che sia.

Però, ho una brutta sensazione alla bocca dello stomaco. Harry non vorrà questo bambino...

Non so se essere più preoccupata per questa sensazione, o perché lui dovrebbe già essere qui.

Sentì i soliti connotati di vomito e cominciai a correre verso il bagno collegato alla stanza, appena arrivata alla tazza cominciai a vomitare l'anima, visto che non avevo nient'altro nello stomaco. 

Non c'era sensazione più spiacevole, quando non riesci a respirare, quando ti sembra che i tuoi occhi stiano per uscire dalle orbite, il bruciore nella gola e il groviglio nello stomaco. 

Mi toccai la pancia, come a proteggere il mio bambino, come a chiedergli scusa per non averlo nutrito oggi.

Appena finì mi appoggiai al muro accanto a me, chiedendo gli occhi continuai ad accarezzare la mia pancia, per lo sforzo che avevo appena compito delle lacrime rigavano le mie guance, le mani mi tremavano e mi sentivo come se stessi per svenire. 

Ed  in tutto questo, non potei non pensare che l'unica cosa di cui avrei bisogno è mio marito. So che lui è il re, so che ha molte responsabilità, per questo non gli faccio una colpa, ma non posso non immaginare la nostra vita da una prospettiva diversa. 

Noi in una piccola casetta, lui che viene dal lavoro e che mi bacia da dietro mentre io sto preparando una semplice pasta per cena. Non riuscivo a togliermi quell'immagine dalla testa.

È proprio vero che chi ha tutto preferisce l'indispensabile. Così come è vero che chi non ha niente sogna una vita privilegiata, con una grande casa e tante macchine di lusso.

Ma alla fine a cosa porta tutta questa ricchezza?

Mi alzai dal pavimento ancora tremolante e dopo aver tirato lo sciacquone mi lavai i denti, spogliandomi poi per farmi una doccia veloce.

The King And His Queen H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora