Capitolo 14

1.8K 70 8
                                    

Pov Hope

"Colore preferito?" mi chiese continuando a guardarmi con quei occhi verde smeraldo dei quali ero ormai diventata dipendente.

"Blu, mi ricorda la notte. Il suo?" era oramai notte passata, l'orologio sul mio comodino segnava le 4:28, ma io e il re non sembravamo dell'idea di dormire.

"Nessuno in particolare." continuò ad attorcigliare una ciocca dei miei lunghi capelli sull'indice. "Ti piace la notte quindi?"

"Sì, mi piacciono le stelle, il freddo e soprattutto, adoro parlare di notte, non so quante ne ho perse a parlare con Becca. Certo, dovevo sempre obbligarla a stare sveglia, ma alla fine anche lei ci prendeva gusto. Nonostante questo però ogni due per tre diceva; guarda Hope che io sono ormai vecchia, non posso stare sveglia tutta la notte, se no domani chi le vedrà le mie occhiaie." cercai di imitare Becca fallendo miseramente, nonostante questo però, la risata del re mi fece ringraziare dio per non essere un'ottima imitatrice. "A lei invece? Piace più la notte o il giorno mio re?"

"Ma che domande sono? Ovvio che la notte, visto che si dorme." scoppiai a ridere dopo aver cercato di trattenermi inutilmente.

"Eppure ora non sta dormendo." sussurrai una volta essermi calmata.

"Uno strappo alla regola non farà male a nessuno." sussurrò anche lui guardando le mie labbra, con questo ero sicura che fece riferimento ad un altro bacio.

Ma io non potevo concedermi questo lusso, prima quasi non riuscivo a fermarmi, il suo tocco mi mandò brividi per l'intero corpo, le sue labbra sulle mie erano qualcosa di meraviglioso, faticai a staccarmene, se non fosse arrivata Bertha, avrei probabilmente perso il controllo, e lui di certo non si sarebbe fermato.

"Questo vuol dire che ne farà altri di strappi?" feci quindi finta di non aver capito, era più facile.

"Preferisco fare altre cose con te di notte." si morse il labbro inferiore ed il mio cuore perse almeno cento battiti, una strana sensazione nel mio basso ventre si presentò, tuttavia non era del tutto sconosciuta, l'avevo già provata qualche ora fa, sulla poltrona della mia camera.

"Tipo giocare a scacchi?" chiesi innocentemente.

"So che hai capito cosa intendo principessa Hope." la sua mano smise di giocare con i miei capelli e si posò sul mio viso, delicatamente. Quella mano che una volta colpì violentemente il mio viso, ora stava semplicemente sfiorando la mia pelle, come se avesse paura di rompermi.

"Il primo libro che ha letto?" cercai di far sviare l'argomento. Mi pentì della mia domanda però, i suoi occhi diventarono quasi vuoti. "Mi scusi, io non vo..."

"Va tutto bene Hope, va tutto bene." continuò ad accarezzare il mio zigomo sussurrando, come se non volesse che nessuno ci sentisse. "Il piccolo principe." non dissi una sola parola, sembrava che volesse aggiungere qualcos'altro, così rimasi in silenzio, ad ascoltarlo. Poggiai solo la mia mano sulla sua, per dargli coraggio, qualsiasi cosa lui volesse dirmi. "Me lo regalò mia madre." quelle parole sembrarono essere uscite dalla sua bocca in modo sforzato, ed i suoi occhi ,per la prima, volta, raccontarono dolore.

Il silenzio regnava nella stanza buia, illuminata solo dalla luna, fino a quando non decisi che era meglio interrompere l'urlo nei suoi occhi. "Venga qui mio re." aprì le mie braccia, le braccia in cui lui si tuffò, cercando probabilmente un po' di conforto.

Qualche minuto dopo parlò di nuovo, "Quando ero piccolo, mio padre mi disse che le donne sono sinonimo di zerbino." quasi non riuscì a crede a quelle parole. Come può un re parlare in questo modo? Come può un padre insegnare questo al proprio figlio? "Mi disse che le donne si usavano per i bisogni fisici, per fare bambini e per maltrattare quando si è arrabbiati, in modo da scaricare ogni preoccupazione su di loro." Il mio cuore smise di battere di fronte a tanto orrore. "E io ci ho creduto per tutti questi fottuti anni. Poi sei arrivata tu con la tua testardaggine del cazzo, e hai, hai semplicemente cambiato tutto." Sorrisi involontariamente accarezzandogli i capelli. "È questo che voglio Hope, tu che mi accarezzi e mi baci, che mi sorridi e cominci argomenti stupidi che però mi coinvolgono completamente, che hai il coraggio di guardarmi intensamente negli occhi, senza la paura che da un momento all'altro possa arrivarti una sberla." Il mio cuore fece capriole di fronte a queste parole, oppure per il fatto che la sua mano cominciò ad accarezzare in modo regolare la mia pancia, tuttavia, i modi del re non avevano nulla di malizioso in quel momento.

"Mi scusi re per quello che sto per dire, ma suo padre si è sbagliato in un modo raccapricciante. Sono molto contenta che lei abbia capito dove esso ha errato." Alzò la testa dal mio petto per guardarmi negli occhi, quasi tristemente.

"Io, non voglio giudicarlo Hope." Gli sorrisi teneramente spostando una ciocca dei suoi capelli dietro all'orecchio.

"Ma è giusto che lei lo faccia mio re." Mi guardò confusamente. "Bisogna riconoscere gli errori che gli altri fanno, in modo da imparare dagli sbagli altrui senza commetterli a nostra volta. Ognuno di noi ha imparato qualcosa dai nostri antenati, cercando sempre di non rifare le cose che essi hanno fatto. Per essere persone migliori, bisogna anche saper giudicare qualcuno a noi caro, altrimenti, con i soli sconosciuti è troppo facile." Aspettai una sua risposta, mentre il suo sguardo pensieroso era posato delicatamente sui miei occhi.

"Comincio quasi ad apprezzare il tuo modo di consolarmi." Lo guardai confusamente, non capendo del perché quel quasi. "Sai Hope, io sono il re, non devo essere debole, e non mi piace chiedere l'aiuto delle persone." Mi sembrò di vedere della vergogna nei suoi occhi, ma è così buio che io stento a credere che il re stia davvero mostrando tutte queste emozioni questa notte, avrò visto male.

"Ma io non sono 'le persone' mio re, io sono la sua futura regina, nonché sua futura moglie, le due cose non sono nemmeno lontanamente paragonabili." Il suo mento si posò sul mio petto, mentre i suoi occhi continuarono a guardarmi interessati. "Che lei lo voglia o meno, io sarò sempre al suo fianco, pronta a rialzarla quando cadrà, e pronta a gioire quando si rialzerà." Gli posai una mano sulla guancia vedendo i suoi occhi socchiusi al mio tocco.

"Non immaginavo che il matrimonio potesse essere questo. Dopo tutto quello che mio padre mi ha insegnato, dopo tutte le volte che l'ho visto picchiare mia madre, non avrei potuto immaginare che due persone del sesso opposto potrebbero anche essere felici insieme." Sorrise dolcemente chiudendo definitivamente gli occhi, riaprendogli una volta finito di parlare.

"Probabilmente non sarà sempre così mio re, a volte litigheremo, altre faremo l'amore, insomma, non sarà sempre rosa e fiori. L'importante è che ognuno di noi lasci da parte l'orgoglio quando si tratta della nostra felicità, ed è importante non arrendersi quando si parla della riappacificazione." Mi guardò intensamente negli occhi, prima che il suo sguardo lussurioso si abbassasse sulle mie labbra.

"Uno piccolo." La sua voce era meno di un sussurro, talmente bassa e trattenuta che il mio stomaco fu percosso da brividi di piacere.

Non ci pensai nemmeno un secondo prima di rispondere. "Piccolo picc.." le sue morbide e calde labbra mi impedirono di finire la frase.

Le sue labbra a contatto con le mie era qualcosa di unico, io non ho mai provato la droga, ma sono abbastanza sicura che la sensazione che sto provando, possa essere paragonata a quella dovuta dalla cocaina.

The King And His Queen H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora